Rudolf Seck

militare tedesco

Rudolf Joachim Seck (Bunsoh, 15 luglio 1908[1]Flensburgo, 1974) è stato un militare tedesco, SS-Oberscharführer durante la seconda guerra mondiale nel corso della quale commise un gran numero di crimini contro l'umanità, per i quali è stato successivamente condannato all'ergastolo in Germania.

Rudolf Seck
NascitaBunsoh, 15 luglio 1908
MorteFlensburgo, 1974
Dati militari
Paese servitoBandiera della Germania Germania
Forza armata Schutzstaffel
GradoOberscharführer
GuerreSeconda guerra mondiale
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Biografia modifica

Carriera modifica

Seck fu Unterscharführer poi promosso Oberscharführer delle SS.[2][3] Fu il comandante del campo di concentramento di Jungfernhof, in Lettonia.[3][4] Il suo ufficio fu presso la sede della Gestapo a Riga.[1]

Secondo Joseph Berman, un ebreo di Ventspils sopravvissuto all'Olocausto e assegnato alla pulizia dell'automobile di Seck, Seck fu strettamente associato a Rudolf Lange, il principale leader delle SS nella Lettonia occupata.[1] Seck prese l'abitudine di aspettare gli ebrei deportati dalla Germania, dall'Austria o dalla Cecoslovacchia, alla stazione ferroviaria di Šķirotava. Questi ebrei dovevano essere inviati al ghetto di Riga o ai campi di concentramento di Jungfernhof o Salaspils, ma di solito ciò non avvenne, poiché Seck li dirottò nella foresta di Biķernieki o nella foresta di Rumbula per ucciderli in massa.[1]

Seck viaggiò anche in Lettonia, negli stati baltici e nella Bielorussia con i convogli nazisti per combattere contro i partigiani o per liquidare i vari campi e ghetti.[1] La Gestapo mantenne un deposito di vestiti a Riga dove furono raccolti gli effetti personali degli ebrei assassinati: Seck fu visto nel deposito di abbigliamento per appropriarsi delle valigie di vestiti e dei gioielli.[1]

Seck picchiava e maltrattava personalmente i prigionieri regolarmente,[1] fu responsabile della selezione di circa 1700 ebrei tra i detenuti del campo di concentramento di Jungfernhof da trasportare, il 26 marzo 1942, nella foresta di Biķernieki per essere assassinati in quella che divenne nota come l'Aktion Dünamünde.[2][3][5]

Condanna per crimini contro l'umanità modifica

Dopo la guerra, Seck fu processato in Germania con altro personale nazista che aveva pianificato o partecipato all'omicidio degli ebrei in Lettonia: nel 1951, fu condannato all'ergastolo.[5] Tra i crimini riconosciuti ci fu l'omicidio di otto ebrei in prima persona, di cui sette a Jungfernhof. La corte descrisse questi omicidi come segue:

«Un giorno di gennaio o febbraio 1942, la testimone Le., presente sul trasporto da Amburgo che arrivò a Jungfernhof nel dicembre 1941 dove lavorava come sarta, attraversò il cortile alla ricerca di Seck da cui richiedeva ulteriori istruzioni per un lavoro per lui.

Osservò che l'accusato lasciava il cosiddetto blocco degli uomini guidando cinque vecchi davanti a lui. Il testimone si fermò vicino agli anziani; le cinque persone dovettero mettersi sull'attenti e poi inginocchiarsi (...) Rivolse all'imputato la sua domanda sul lavoro ma non ricevette risposta. Fu respinta con un cenno della mano e cominciò a sparare uno dopo l'altro agli ebrei con un colpo alla nuca da una distanza di 2-3 metri. Quando la testimone cercò di scappare, l'imputato la minacciò di fucilarla se non fosse rimasta. La testimone è stata costretta ad assistere alle rimanenti uccisioni.

L'imputato sparò poi agli altri quattro ebrei. Nel frattempo, si soffermò ad insultare le sue vittime chiamandole cani pigri o venerei. (...)[2]»

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g Josef Berman, Affidavit dated 16 February 1949 (3 pages), su tlemea.com, Wiener Library on-line collections.
  2. ^ a b c Mosel, Wilhelm, Deutsch-jüdische Gesellschaft Hamburg, Hamburg Deportation Transportation to Riga, su www1.uni-hamburg.de (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2008).
  3. ^ a b c Schneider, pp. 11, 35.
  4. ^ Meyer, p. 65.
  5. ^ a b (DE) Justiz und NS-Verbrechen (Justice and Nazi Crimes), Case no. 307, su www1.jur.uva.nl. URL consultato l'8 gennaio 2022 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2008).

Bibliografia modifica