Safari

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Il termine safari indica un'escursione naturalistica in parchi o riserve con l'obiettivo di avvistare e/o cacciare fauna selvatica, soprattutto nell'Africa orientale ed australe (Tanzania, Kenya, Mozambico, Zimbabwe, Botswana, Namibia, Sudafrica e così via); per distinguerla dal safari inteso come battuta di caccia, questo tipo di escursione viene anche chiamata safari fotografico o fotosafari. A causa della notevole estensione dei parchi e delle distanze fra di essi, la visita dei grandi parchi africani (per esempio quelli della pianura di Serengeti) assume spesso le caratteristiche di un vero e proprio "(lungo) viaggio", come vorrebbe il significato originale swahili della parola safari.

Turisti in safari nella riserva di Sabi Sabi, Sudafrica

Tipi di safari modifica

Game drive modifica

 
Safari in mezzo a rinoceronti bianchi

Il safari "classico", o game drive, si svolge di giorno, in fuoristrada o pulmini 4x4. A seconda dei regolamenti vigenti nei vari parchi e di eventuali particolarità stagionali, i veicoli utilizzati possono essere completamente aperti, con tettuccio apribile, o chiusi. Le ore preferite sono generalmente quelle dell'alba e del tardo pomeriggio; in queste ore, infatti, i predatori sono generalmente più attivi, le condizioni per la fotografia naturalistica sono migliori e (soprattutto nella stagione estiva) la temperatura più gradevole. Nei grandi parchi, comunque, il safari può protrarsi da mattina a sera; nella maggior parte dei parchi si trovano aree di sosta protette in cui è possibile scendere in sicurezza dai veicoli e consumare un pranzo al sacco (detto pasto in lunch box o packed lunch).

Il game drive consente incontri anche molto ravvicinati con i grandi felini o altri animali pericolosi, ma che difficilmente tenterebbero di assaltare un veicolo chiuso; si mantengono invece rispettose distanze dagli animali potenzialmente in grado di "caricare" (per esempio elefanti, rinoceronti e grossi bufali). A seconda del tipo di parco, della pericolosità della fauna e di altre condizioni ambientali, può essere consentito ai visitatori il game drive sul proprio veicolo, senza l'assistenza di una guida (questa possibilità viene data, per esempio, in quasi tutti i parchi del Sudafrica).

Safari notturno modifica

Il safari notturno in fuoristrada, o night game drive, normalmente su fuoristrada dotati di luce "spot", consente di avvistare la fauna notturna dei parchi (per esempio manguste, genette, serval, oritteropi, mellivore) e avere maggiori possibilità di assistere a scene di caccia. Nella maggior parte dei parchi nazionali, tuttavia, questo tipo di safari non è autorizzato (in quanto è del tutto vietata la circolazione notturna in automobile); il night game drive è quindi possibile quasi esclusivamente in riserve private.

Safari a piedi modifica

Il safari a piedi (walking safari) è una escursione svolta spesso con l'accompagnamento di guide o ranger armati. Come per il safari notturno, il safari a piedi non è consentito ovunque; oltre alle riserve private, tuttavia, anche alcuni parchi nazionali (per esempio in Tanzania e in Kenya) lo autorizzano. Il primo a sperimentare i safari a piedi in Africa sudorientale fu Norman Carr, statista del Luangwa del Sud, alla metà del XX secolo. La pratica del safari a piedi (anche notturni) è quella più comune in Madagascar; la rendono preferibile l'assenza di grandi predatori e la piccola taglia della fauna locale (principalmente costituita da lemuri e camaleonti), che potrebbero essere più difficili da avvicinare in automobile o fuoristrada. Il gorilla trekking è una particolare forma di safari a piedi, tipico dell'Uganda, che consente l'osservazione ravvicinata dei rari gorilla di montagna.

Safari in barca modifica

Il safari in barca rende possibile l'avvistamento ravvicinato della fauna di fiumi e laghi; è indicata soprattutto per osservare ippopotami, coccodrilli e una parte significativa dell'avifauna dei parchi. Anche la maggior parte dei mammiferi terrestri spesso converge verso laghi e fiumi per abbeverarsi o fare il bagno. Il tipo di imbarcazione può variare di zona in zona: nel delta dell'Okavango, per esempio, si utilizzano canoe e barche veloci; nel Selous barche a fondo piatto. Il safari in barca è la principale forma di safari in Malawi, essendo buona parte del territorio occupata dal lago omonimo.

Safari di caccia modifica

 
Bufalo abbattuto "legalmente" in un safari di caccia in Zambia.

A causa di una distorta informazione dei mass-media, si è portati a ritenere che gli animali africani siano tutti protetti e che, chi li uccide, sia per forza un bracconiere. In realtà il safari di caccia è consentito in quasi tutti i paesi sub-sahariani: solamente il Kenya, dal 1977, ha vietato la caccia nel suo territorio.

Esistono molte riserve di caccia statali e terreni privati in cui la selvaggina viene "gestita", per cui, dopo avere pagato profumatamente il permesso di caccia, è consentito abbattere legalmente anche gli animali protetti, ad esempio elefanti e rinoceronti. Naturalmente, la legalità di queste pratiche non le giustifica affatto a livello etico, essendo frutto di una forma di corruzione: è in teoria illegale cacciare queste specie, proprio in quanto protette, ma a fronte di un pagamento la caccia viene legalizzata.


In particolare, in Sudafrica molte fattorie si sono convertite in “allevamenti” di selvaggina africana. Vengono allevati per scopi venatori antilopi, zebre e bufali, ma anche leoni e rinoceronti[1]. Ovviamente, dati gli alti costi, tali safari sono riservati a personaggi facoltosi, i quali, in genere, non amano questo tipo di pubblicità.[2]

Abbigliamento modifica

L'abbigliamento da safari è piuttosto simile all'abbigliamento da escursionismo. Si prediligono i colori poco squillanti perché infastidiscono meno gli animali, e in particolare quelli chiari (come il classico color kaki) perché attirano meno le zanzare. Sono in genere consigliati cappelli con visiera o a larghe tese per proteggersi dal sole; nei game drive in veicoli scoperti si usano in genere cappelli con laccio e occhiali da sole per proteggere gli occhi dalla sabbia delle piste in terra battuta.

Impatto ambientale modifica

I safari fotografici in riserve e parchi nazionali pongono il problema dei possibili impatti sull'ambiente, specialmente in quelle aree di riconosciuto valore naturalistico (molti parchi e riserve africani, per esempio, rappresentano un patrimonio dell'umanità riconosciuto dall'UNESCO). Un esempio di problema ben noto è il fatto che la presenza di turisti può disturbare le attività da cui dipende la sopravvivenza degli animali; per esempio, è stato dimostrato che l'efficienza di caccia dei leoni che vivono nelle aree più frequentate dai turisti è molto inferiore che altrove e spesso appena sufficiente al sostentamento; e ancora maggiore è probabilmente il danno fatto ai predatori prevalentemente diurni come il ghepardo. Inoltre i parchi devono essere attrezzati con strutture ricettive (campi tendati, hotel, guesthouse, lodge), con la conseguente necessità di trattamento dei rifiuti, delle acque di scarico e così via. D'altra parte, il turismo nei parchi può avere anche conseguenze positive dal punto di vista ambientale; per esempio, rispetto al problema del bracconaggio (che i governi di paesi poveri come la Tanzania hanno difficoltà a controllare attraverso guardie armate e ranger) la presenza di (numerosi) turisti sul territorio fornisce un contributo spesso essenziale di sorveglianza indiretta.

Note modifica

  1. ^ Safari - caccia grossa., su scienze.fanpage.it.
  2. ^ Il safari di Juan Carlos (2012)., su corriere.it.

Voci correlate modifica

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 35051 · LCCN (ENsh85116434 · GND (DE4051276-9 · BNF (FRcb119720552 (data) · J9U (ENHE987007551176105171
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