L'X-26 Frigate fu un prototipo nato dalla necessità di addestrare i piloti alle condizioni di accoppiamento inerziale, negli anni 1960. Il programma includeva la versione X-26A Frigate, aliante, e le versioni dei prototipi motorizzati X-26B: QT-2, QT-2, QT-2PC, e QT-2PCII. Tutti gli X-26 erano basati sull'aliante Schweizer SGS 2-32.

X-26A
Un X-26A ad una esposizione
Descrizione
TipoAliante sperimentale
CostruttoreStati Uniti (bandiera) Schweizer Aircraft
Dimensioni e pesi
Lunghezza7,92 m
Apertura alare17,37 m
Altezza2,74 m
Superficie alare16,7
Carico alare39 kg/m²
Efficienza0,6 m/s (velocità di discesa)
Allungamento alare18
Peso a vuoto389 kg
Peso carico650 kg
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X-26B
X-26B
Descrizione
TipoRicognitore sperimentale
EquipaggioDue persone
CostruttoreStati Uniti (bandiera) Schweizer Aircraft
Dimensioni e pesi
Lunghezza9,09 m
Apertura alare17,40 m
Altezza2,82 m
Superficie alare16,7
Peso a vuoto715 kg
Peso carico990 kg
Propulsione
Motoreteledyne-Continental O-200B
Potenza100 CV
Prestazioni
Velocità max185 km/h
Autonomia560 km
Tangenza3960 m

Dati tratti da[1].

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Storia del progetto

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L' X-26A fu usato dalla United States Navy (USN) per addestrare i piloti nelle situazioni di accoppiamento inerziale. Dato che si sapeva che i jet da addestramento sono pericolosi in quelle condizioni, l'X-26 fu basato sull'aliante Schweizer SGS 2-32. Gli alianti infatti reagiscono molto più lentamente e sono più facili da controllare dei jet, per cui questo addestratore sarebbe stato più sicuro nell'utilizzo. Furono ordinati inizialmente quattro esemplari e tre di questi precipitarono. Ognuno fu in seguito rimpiazzato.

Le esigenze della guerra del Vietnam portarono però ad un radicale cambio di destinazione i velivoli[1]. La DARPA requisì gli alianti per trasformarli in ricognitori silenziosi da impiegare nel sud-est asiatico.

Due Schweizer 2-32 (67-15345 e 67-15346) furono modificati per portarli alla configurazione QT-2 (QT sta per "Quiet Thruster": propulsore silenzioso). La modifica fu eseguita da Lockheed Missiles & Space Co. (LMSC). I due modelli furono ri-registrati (civilmente) come N2471W e N2472W.

Gli aerei furono modificati aggiungendo un motore Continental O-200, un riduttore di giri azionato da una cinghia trapezoidale, un'elica a quattro pale in legno a passo fisso (Fahlin) e altri miglioramenti alla fusoliera. Il primo volo avvenne nel luglio del 1967. Dopo aver dimostrato di poter volare silenziosamente[2], gli aerei furono nuovamente modificati nella configurazione militare QT-2PC (Prize Crew, nome dell'operazione che avrebbero condotto in Vietnam[1]) con avionica GFE e mimetizzazione per voli notturni. Furono positivamente valutati nel sudest asiatico (Prize Crew OpEval) per l'osservazione "stealth" tattica nella primavera del 1968, durante l'offensiva del Tet.

In seguito i due QT-2PC furono restituiti alla USN (USNavy) nel 1969 e ri-designati X-26B. Il primo ebbe matricola "67-5345" (anomala in quanto appartenente all'USAF[1]) ed il secondo fu usato come fonte di pezzi di ricambio. A questo punto l'X-26 originale fu rinominato X-26A. Dall' X-26B derivò un dimostratore diverso: il Lockheed YO-3 Q-Star con il quale proseguì il programma segreto di sorveglianza aerea da parte dell' US Army. Il Q-Star (House Test Aircraft) fu affiancato da undici YO-3 di produzione, i quali furono poi radiati ne 1974[1].

  1. ^ a b c d e Aerei gennaio-febbraio 2001, Dossier 1, Parma, Delta editrice, 2001.
  2. ^ (EN) Hearst Hacienda Airfield, su members.tripod.com. URL consultato il 19 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2013).

Bibliografia

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  • Dennis R. Jenkins, Tony Landis; Jay Miller, American X-Vehicles: An Inventory—X-1 to X-50 (PDF) (NASA Special Publication), Monographs in Aerospace History, No. 31, Centennial of Flight, Washington, DC, NASA History Office, giugno 2003, OCLC 52159930. URL consultato il 5 aprile 2010.
  • (EN) Jay Miller, The X-Planes: X-1 to X-45, Midland, Hinckley, 2001, ISBN 1-85780-109-1.
  • (EN) Jim Winchester, X-Planes and prototypes, Rochester, Grange Books, 2005, ISBN 1-84013-809-2.
  • Aerei gennaio-febbraio 2001, Dossier 1, Parma, Delta editrice, 2001.

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