Sisenna Statilio Tauro

Sisenna Statilio Tauro (in latino: Sisenna Statilius Taurus; 17 a.C. circa – dopo il 30) è stato un magistrato romano, console dell'Impero romano.

Sisenna Statilio Tauro
Console dell'Impero romano
Nome originaleTitus Statilius Sisenna Taurus
Nascita17 a.C. circa
Mortedopo il 30
FigliSisenna Statilio Tauro; Statilia Cornelia
GensStatilia
PadreTito Statilio Tauro o Tito Statilio Tauro figlio del primo
Consolatogennaio-giugno 16 (ordinario)
Sacerdoziopontifex

Biografia

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L'ascendenza diretta di Sisenna Statilio Tauro, il cui vero nome era Tito Statilio Sisenna Tauro, è oggetto di dibattito. Da una parte, la vulgata lo considera nipote del grande generale di Ottaviano Tito Statilio Tauro, console suffetto nel 37 a.C. e ordinario per la seconda volta nel 26 a.C., e di una Cornelia, figlia di un ignoto Cornelio Sisenna, da cui il nipote prese il cognomen usato come praenomen[1], e figlio del triumvir monetalis dell'8 a.C. Tito Statilio Tauro o di un altrimenti ignoto Tito Statilio Tauro: questi ebbe come figli Tito Statilio Tauro, console ordinario nell'11, e Sisenna, nati verosimilmente a circa 5 anni di distanza[2]. Un'altra ipotesi, proposta su basi cronologiche e prosopografiche da Ronald Syme[3] e accettata da altri studiosi[4][5][6], ritiene invece che il generale ottavianeo abbia avuto almeno due mogli: dalla prima aveva avuto l'omonimo Tito Statilio Tauro, triumvir monetalis nell'8 a.C. ma evidentemente morto giovane senza aver ricoperto cariche pubbliche, mentre dalla seconda, una Cornelia del ramo dei Cornelii Sisennae, aveva avuto il console ordinario dell'11, Tito Statilio Tauro, e Sisenna, oltre a due figlie, di cui una andò in moglie al console ordinario dell'1 a.C. Lucio Calpurnio Pisone l'Augure.

Non molto è noto della carriera politica di Sisenna. Oltre alla carica religiosa di pontefice, cui fu cooptato in un momento indefinito[7], si conosce semplicemente il suo consolato ordinario nel 16 insieme a Lucio Scribonio Libone[8], entrambi nipoti di insigni generali dell'epoca triumvirale[9]. La coppia consolare fu poi sostituita, verosimilmente alle calende di luglio a metà anno, da Gaio Vibio Rufo e Gaio Pomponio Grecino[10].

Qualcosa in più è noto sui suoi possedimenti[11]. Come proprietario della domus sul Palatino che era appartenuta prima a Cicerone e poi a Lucio Marcio Censorino (o al figlio di questi), Sisenna è attestato come ancora in vita nel 30 da Velleio Patercolo[12]. Inoltre, egli possedeva terre nella regio X Venetia et Histria, in particolare nella zona di Aquileia e in Istria, forse ereditate dal nonno, in cui veniva preparato olio poi commerciato in tutto l'impero (come testimoniano le anfore ritrovate a Roma, in Pannonia e altrove)[13].

Si ritiene che Sisenna abbia avuto due figli: un figlio omonimo, cooptato nel 38 tra i Salii Palatini[14] e forse tra gli auguri[15] ma verosimilmente morto da giovane senza aver ricoperto cariche pubbliche, e una figlia, Statilia Cornelia, andata in sposa al console suffetto del 44 o 45 Tito Axio[16].

  1. ^ H. Solin in Epigrafia e ordine senatorio, I, Roma 1982, p. 417.
  2. ^ Questa è l'opinione ancora di PIR S 851, basata soprattutto sulla notazione svetoniana (Nero, XXXV, 1) secondo cui la terza moglie di Nerone, Statilia Messalina, era abneptis del console iterum Tito Statilio Tauro.
  3. ^ Ronald Syme, The Augustan aristocracy, Oxford, Clarendon Press, 1986, pp. 376-377.
  4. ^ A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 563-564.
  5. ^ M. Kajava, Cornelia and Taurus at Thespiae, in Zeitschrift fùr Papyrologie und Epigraphik, 79 (1989), pp. 138-149.
  6. ^ G. Camodeca, L'età romana, in Storia del Mezzogiorno, I.2, Napoli 1991, p. 78.
  7. ^ CIL V, 332 e CIL V, 878.
  8. ^ Fasti Ostienses (Vidman, frgm. Cb s., p. 40); Fasti Antiates minores (CIL X, 6639); Fasti Lunenses (CIL XI, 1356); CIL VI, 7479; CIL VI, 10051; CIL VI, 10237; Cassio Dione, Storia Romana, indice al libro LVII e LVII, 15, 1; Tacito, Annali, II, 1, 1.
  9. ^ Cfr. Ronald Syme, Roman Papers, III, ed. by Anthony R. Birley, Oxford, Clarendon Press, 1984, p. 1351.
  10. ^ Fasti Ostienses (Vidman, frgm. Cb s., p. 40); Fasti Antiates minores (CIL X, 6639).
  11. ^ Cfr. Anna Maria Andermahr, Totus in praediis: senatorischer Grundbesitz in Italien in der frühen und hohen Kaiserzeit, Bonn, Habelt, 1998, pp. 437-439.
  12. ^ Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo, II, 14, 3.
  13. ^ CIL V, 332; CIL V, 409; CIL V, 878; CIL XI, 6695, 090;CIL XV, 3528; AE 1994, 658; P. Baldacci, in Atti del centro studi e documentazione sull’Italia romana 1, 1967/68, p. 40 n. 66; F. Scafile in Studi dedicati a Pietro Barocelli, 1980, pp. 219-22; V Maier-Maidl, Stempel und Inschriften, 1992, pp. 64 sq. = T. Bezeczki, Amphorenfunden vom Magdalenensberg, 1994, pp. 96-99; Loron (Croatie), 2001 pp. 99 sq., 129-131 e 160.
  14. ^ AE 1985, 41.
  15. ^ CIL VI, 6570.
  16. ^ PIR S 851.

Bibliografia

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  • (LA) Klaus Wachtel, S 851, in Werner Eck, Matthäus Heil, Klaus Wachtel e M. Horster, A. Krieckhaus, A. Strobach (a cura di), Prosopographia Imperii Romani saec. I. II. III., VII.2, 2ª ed., Berlin-New York, De Gruyter, 2006.