Babilonia (regione storica): differenze tra le versioni

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[[File:Hammurabi's Babylonia 1.svg|thumb|La Babilonia ai tempi di [[Hammurabi]]]]
 
La '''Babilonia''' (talvolta ''Babilonide''; in [[lingua accadica|accadico]], ''Mât Akkadî''<ref name=livius>{{en}} ''[https://www.livius.org/articles/place/babylonian-empire/ Babylonian Empire]'' su livius.org.</ref>; in greco antico, Βαβυλωνία) è una regione storica del [[Vicino Oriente antico]], che prende il nome dal suo centro più prestigioso, [[Babilonia (città antica)|Babilonia]].<ref name=treccani.babilonia>{{treccani|babilonia|Babilonia}}</ref> I signori della città riuscirono, agli inizi del XIX secolo a.C., a istituire un regno: inizialmente la città-stato controllava solo i propri dintorni, ma nel tempo riuscì a diventare la più importante delle città [[amorree]], fino a superare il sistema delladelle città-stato [[sumere]], che finiranno per rappresentare solo sedi provinciali di un potere unitario, centrato su Babilonia. Fu in quella fase che si formò l'idea di un "Paese di Babilonia" (o "la Babilonia"), che comprendeva in sé le antiche regioni di [[Sumer]] e [[Akkad (regione storica)|Akkad]].<ref name=liv406.407>{{cita|Liverani 2009|pp. 406-407}}.</ref><ref name=britannica.b>{{Britannica|place/Babylonia|Babylonia|21 febbraio 2022}}</ref> L'uso di chiamare la regione con il nome della città si affermò però solo nelle età [[achemenide]] e poi [[ellenistica]], e comunque come [[esonimo]].<ref name=deag>''Grande Enciclopedia De Agostini'', vol. III, Novara, 1985, p. 199.</ref> Dall'epoca del più importante re [[Amorrei|amorreo]], [[Hammurabi]] (1792-1750 a.C.), l'area veniva infatti indicata in accadico come ''mât Akkadî'', 'il paese degli [[Accadi]]', con un deliberato arcaismo, che si riferiva al glorioso precedente dell'[[Impero di Akkad]]<ref name=livius/>, mentre "[[re di Sumer e Akkad]]" fu il titolo normalmente vantato dai re babilonesi, con riferimento ai due paesi il cui confine era all'altezza della città di [[Nippur]]. Erano detti "'''Babilonesi'''" (''běnē bābœl'', 'figli di Babilonia'<ref name=bibellexikon124>{{cita|Bibellexikon|p. 124}}.</ref>) solo gli abitanti della capitale.<ref name="beaulieu46">{{cita|Beaulieu|p. 46}}.</ref> In [[#Età medio-babilonese|epoca cassita]] (XVI-XII sec. a.C.), i re del Vicino Oriente si riferivano ai re babilonesi come "re di '''Karduniash'''", un termine forse [[lingua cassita|cassita]] in origine.<ref name=VDM184>{{cita|Van De Mieroop|p. 184}}.</ref>
 
Allo scopo di definire una propria cronologia, l'elenco dei sovrani babilonesi fu tramandato fin dai tempi antichi da scribi assiri e babilonesi in manoscritti ([[cuneiforme]] su [[tavoletta d'argilla|tavoletta]]), giuntici in forma frammentaria; tali testi hanno preservato per secoli la memoria di quella straordinaria storia e oggi formano la ''[[Lista reale babilonese]]''.<ref>{{cita|Liverani 2009|p. 25}}.</ref>
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È nei testi amministrativi di Ur III che la città di Babilonia appare compiutamente.<ref>{{cita|Beaulieu|pp. 54-55}}.</ref><ref>{{cita|Beaulieu|p. 11}}.</ref><ref>{{cita|Liverani 2009|p. 273}}.</ref> Sappiamo che a quei tempi la città di Babilonia era governata da un ''[[ensi (Sumer)|ensi]]'' e partecipava cospicuamente al sistema del ''bala''. Più di 40 testi risalenti a questo periodo e provenienti soprattutto da [[Puzrish-Dagan]], ma anche da [[Umma (Sumer)|Umma]] e da [[Uru-sagrig]], menzionano la città. La carica di ''ensi'' veniva talvolta trasmessa ai figli, com'è il caso degli ''ensi'' Issur-ilum e Abba, figli dell{{'}}''ensi'' Itur-ilum.<ref>{{Cita |Beaulieu |p. 57}}.</ref>
{{Ensi di Babilonia nell'età di Ur III}}
Nei testi, la città di Babilonia è indicata come KÁ.DINGIR{{apici e pedici|b=ki}} (come nel nome di anno di Shar-kali-sharri), KÁ.DINGIR.RA{{apici e pedici|b=ki}} (dove RA indica il caso [[genitivo]]) o KÁ-DINGIR-''ma''{{apici e pedici|b=ki}}.<ref>{{Cita |Beaulieu |p. 58}}.</ref>
 
===Età paleo-babilonese===
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Il periodo che va dal crollo della Terza dinastia di Ur alla fine della I dinastia babilonese, della durata di circa 400 anni (2004-1595), è generalmente indicato come età paleo-babilonese. La prima parte di questo periodo prende il nome di "Prima età paleo-babilonese" o di [[Periodo di Isin-Larsa]], dal nome dei due centri ([[Isin]], con la sua [[Prima dinastia di Isin|Prima dinastia]], e [[Larsa]]) che nel "paese interno" ereditarono la centralità che era stata di Ur. È indicato invece come "Tarda età paleo-babilonese" il periodo che va dal 1711 al 1595, cioè il periodo successivo ai regni di [[Hammurabi]] e del figlio di questi, [[Samsu-iluna]].<ref>{{Cita |Beaulieu |p. 60}}.</ref> L'espressione "periodo intermedio babilonese" (con cui anche ci si riferisce al Periodo di Isin-Larsa) riprende la terminologia egittologica ed evidenzia una fase posta a metà tra le due unificazioni di Ur III e di Hammurabi.<ref name=liverani317>{{Cita |Liverani 2009|p. 317}}.</ref>
 
La caduta di Ur non determinò una immediata frammentazione politica. Nonostante la reciproca conflittualità tra città-stato, esse riconoscevano di far parte di un sistema in qualche modo comune, centrato intorno a [[Nippur]], sorta di capitale religiosa, il cui controllo permetteva ad un sovrano di fregiarsi del titolo di [[Re di Sumer e Akkad]] (a prescindere dalla reale portata del suo potere<ref name=VDM92>{{cita|Van De Mieroop|p. 92}}.</ref>). In gran parte della Mesopotamia era in uso un calendario di Nippur, cui si riconosceva una certa ufficialità. Un altro elemento di generale coesione era la carica di alta sacerdotessa a Ur, che di norma (e fin dai tempi di [[Sargon di Akkad|Sargon]]), era riservata alla figlia del re. All'inizio del II millennio a.C., anche quando cambiava la dinastia dominante, la principessa-sacerdotessa in carica non veniva sostituita. È in questa fase che si consolida l'idea di una regalità che passa di città in città e si sviluppa la ''[[Lista reale sumerica]]''<ref>{{cita|Van De Mieroop|p. 90}}.</ref> (o la si rimaneggia, se essa risale a [[Ur III]]).
 
I re della [[Prima dinastia di Isin]] cercarono di assorbire il trauma della caduta di Ur (ma anche altri elementi di discontinuità, come il passaggio dal sumerico all'accadico e il processo di amorreizzazione) attraverso un'ideologia della continuità con i re di Ur III (divinizzazione del re, titolatura, [[liste reali]] tese ad evidenziare la diretta successione). Su un piano più profondo, però, il periodo di Ur III e quello di Isin-Larsa sono effettivamente caratterizzati dalla continuità, in particolare sul piano demografico, tecnologico ed economico, proprio in una fase in cui intorno alla futura Babilonia si produssero mutamenti radicali.<ref name=liverani317/> Già con [[Ibbi-Sin]] il sistema imperiale di Ur III non poté che lasciare maggiore autonomia a vari centri, tra cui Isin, Larsa, [[Uruk]], al nord [[Babilonia (città antica)|Babilonia]] (i cui livelli stratigrafici paleo-babilonesi non sono accessibili), [[Eshnunna]] sulla [[Diyala]] e [[Der (città antica)|Der]] al confine con l'[[Elam]]. Al contempo, si consolidarono come formazioni statali poi di grossa portata tre centri che avevano rappresentato con Ur III importanti città di frontiera ([[Mari (città antica)|Mari]], [[Assur (città antica)|Assur]] e [[Susa (città antica)|Susa]]).<ref name=liverani318>{{Cita |Liverani 2009|p. 318}}.</ref>
 
A [[Larsa]], dopo una serie di brevi regni, si affermò una dinastia che rimonta a [[Kudur-Mabuk]], forse un [[elam]]ita con base a [[Mashkan-shapir]], la più orientale delle città della Babilonia centrale. Kudur-Mabuk riuscì ad installare il figlio, [[Warad-Sin]] sul trono di Larsa. Alla morte di Warad-Sin, il trono fu occupato dal fratello di questi, [[Rim-Sin]], cui spetta il primato del regno più lungo tra quelli attestati nella storia della Mesopotamia (1822-1763).<ref name=VDM92/> Nel suo tredicesimo anno di regno, Rim-Sin sconfisse una coalizione di città (tra cui [[Uruk]], Isin e Babilonia). Riconquistò poi Nippur, che aveva perso in favore di Isin nel suo ottavo anno di regno, e distrusse Uruk nel 1800. Nel 1793, l'unica città-stato rivale rimasta era Babilonia. Nel 1792, Hammurabi salì al trono di Babilonia.<ref name=VDM92/>
 
Con il periodo di Isin-Larsa emerge accanto alla tradizionale documentazione delle grandi organizzazioni palatine e templari una documentazione (soprattutto di carattere giuridico) relativa a iniziative "private" nel campo dell'agricoltura. Anche in ambito commerciale (come nel caso delle tratte che collegavano Ur e [[Dilmun]]) si viene formando un'iniziativa privata (in particolare nella fase di Larsa), analoga al commercio paleo-assiro dei ''[[karum]]'' anatolici.<ref>{{Cita |Liverani 2009|pp. 322-324}}.</ref>
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[[File:Terracotta statue Babylon.jpg|thumb|Statua paleo-babilonese in terracotta (British Museum)]]
 
Il processo di unificazione operato da Hammurabi mostrò segni di debolezza già con il successore, il figlio [[Samsu-iluna]], costretto a contenere rivolte che finiranno per restringere l'area effettivamente controllata da Babilonia. In particolare, al nord la presa babilonese sui centri del medio Eufrate ([[Terqa]] e Mari) non fu sufficientemente forte da evitare la disgregazione.<ref>{{cita|Liverani 2009|p. 406}}.</ref> Terqa e Mari, nell'area del futuro [[Regno di Khana]] (o Hana) si resero indipendenti<ref name=jursa26>{{cita|Jursa|p. 26}}.</ref>, mentre nel "paese interno" cominciava la penetrazione di una popolazione montanara proveniente dagli [[Zagros]], i [[Cassiti]].<ref name=deag/> Al sud, una rivolta di grandi proporzioni fu condotta da un uomo che si fece chiamare Rim-Sin, come il vecchio re di Larsa, e che riuscì a farsi nominare re di Larsa, Ur e Nippur. Un Rim-Anum si fece re a Uruk, ma poi passò dalla parte di Babilonia.<ref name=VDM123>{{cita|Van De Mieroop|p. 123}}.</ref> Nel [[Paese del Mare]], vari centri si spopolarono (tra problemi economici e forse ambientali).<ref name=jursa25>{{cita|Jursa|p. 25}}.</ref> Nel decimo o undicesimo anno di regno di Samsu-iluna le città meridionali smisero di usare i suoi [[nomi di anno]] per datare i documenti. Nel suo trentesimo anno, Nippur e altre città della Babilonia centrale si liberarono del suo controllo.<ref name=VDM123/>
 
È comunque in questo periodo che Babilonia si confermò unico centro politico dell'area, mentre il dio cittadino [[Marduk]] veniva elevato al colmo del pantheon babilonese.<ref name=jursa25/> La I dinastia di Babilonia, nell'arco dei 150 anni successivi alla morte di Hammurabi, riuscirà a difendere il nucleo del regno, perdendo in particolare il sud, dove, intorno al 1720 a.C.<ref>{{cita|Liverani 2009|p. 421}}.</ref>, si impose una poco conosciuta dinastia, individuata dalla ''[[Lista reale babilonese]]'' come [[I dinastia del Paese del Mare]].<ref name=jursa26/> Questa dinastia s'impadronì di alcune città meridionali, ma l'area piombò in breve in un'età oscura. Proprio lo spopolamento della Babilonia centrale e meridionale ha contribuito in modo decisivo alla preservazione di moltissimi manoscritti contenenti copie dei testi letterari sumeri a noi pervenuti.<ref name=VDM123/>
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Gli Arabi acquisirono un peso sempre maggiore in Babilonia lungo il corso del I millennio, soprattutto dopo la domesticazione del [[dromedario]].<ref name=jursa33/>
 
Di fronte a questa complessità etnica, il potere centrale spesso non era in grado di mantenere la continuità e l'integrità territoriale e amministrativa dello Stato, con alcune zone che erano ''de facto'' indipendenti. I rapporti tra abitanti di stirpe babilonese e nuovi arrivati semiti eraerano per lo più conflittualeconflittuali, così come quelloquelli tra le diverse città. Il Regno di Babilonia era insomma piuttosto debole in questa fase e di lì a poco avrebbe perso l'indipendenza per mano dei re assiri.<ref name=VDM224/><ref>{{cita|Jursa|pp. 33-34}}.</ref>
 
===La dinastia di E===
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Con la vittoria su Mukin-zeri, Tiglath-pileser assunse il titolo di "re di Babilonia": è il primo re assiro riconosciuto come tale dalla tradizione cronografica. L'evento è registrato anche dalla ''[[Cronaca 16]]''. La ''Lista reale A'' include Tiglath-pileser e il figlio [[Salmanassar V]] in una dinastia di Baltil (cioè la città di [[Assur (città antica)|Assur]]). Tiglath-pileser III è indicato come Pulu nella ''Lista reale A'', come Poros nel ''Canone tolemaico'' e come Pul nella ''[[Bibbia]]'' ([[2Re]], {{passo biblico|2Re|15.19}}).<ref name=beaulieu197/>
 
Tiglath-pileser avviò la trasformazione dello Stato assiro in impero. Non poteva, però, ridurre la Babilonia, con il suo prestigio e il suo particolarismo, ad una semplice provincia. Per questo, preferì unire nella propria persona le due corone.<ref name=beaulieu198>{{cita|Beaulieu|p. 198}}.</ref> Questa soluzione puramente nominale non era, com'è ovvio, sufficiente a risolvere la questione babilonese, dato che Tiglath-pileser fu comunque costretto a ritornare in patria. Molto più concreta della sua regalità nominale era l'attività sobillatrice di Marduk‐apla‐iddina.<ref name=liverani795/> Al Tiglath-pileser succedette il figlio, Salmanassar V (Ululayu, nella ''Lista reale A''; Ilulayos, nel ''Canone tolemaico''), ma non abbiamo molte informazioni sui suoi cinque anni di regno a Babilonia (726-722).<ref name=beaulieu198/>
 
====Marduk-apla-iddina II e la resistenza caldea====
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Nella seconda metà del suo regno, i rapporti tra Esarhaddon e l'Elam migliorarono via via. Stando alla ''Cronaca 16'', nel 675, il re elamita [[Khumban-Khaltash II]] aveva invaso Babilonia e massacrato la popolazione di Sippar. Egli era però morto poco dopo e il suo successore, il fratello [[Urtaki]] (674-664), si preoccupò di inviare ad [[Agade]] le divine immagini trafugate.<ref name=beaulieu210/> Una lettera dagli archivi di [[Ninive]] fa riferimento ad un trattato di pace tra l'Assiria e l'Elam in quel periodo. Tale trattato va letto anche alla luce del fatto che gli sforzi bellici dell'Assiria, a partire dal 673, erano diretti soprattutto contro l'Egitto; dev'essere stato siglato negli ultimi anni di regno di Esarhaddon, dato che il mittente è "il principe ereditario di Babilonia", un appellativo che si attaglia solo a [[Shamash-shumu-ukin]]. Esarhaddon aveva infatti destinato quest'ultimo al trono babilonese, affidando il trono assiro al secondogenito, [[Assurbanipal]] (Ashur-ban-apli).<ref name=beaulieu210>{{cita|Beaulieu|p. 210}}.</ref>
 
Nel 672, Esarhaddon impose sul territorio dell'Impero assiro dei trattati di successione relativi alla sua incongrua scelta dinastica; tutta la famiglia reale e i membri della corte dovettero offrire il proprio giuramento di fedeltà (''adê'') alle decisioni del re. Di questo giuramento, che consiste in una serie di obblighi verso Assurbanipal e verso Shamash-shumu-ukin una volta che questi sarebbesarebbero ascesi ciascuno al proprio trono, abbiamo traccia nel racconto che ne farà Assurbanipal, ma anche in lettere di funzionari e nel testo inviato dal capo della nazione dei [[Medi]] (non si trattò però, forse, di un trattato di vassallaggio, ma di un giuramento offerto dai Medi impiegati come guardia reale alla corte assira). La scelta di destinare al primogenito un trono politicamente secondario, anche se rilevante sul piano culturale e religioso, si rivelerà disastrosa per il mantenimento dell'unità dell'impero.<ref name=beaulieu211>{{cita|Beaulieu|p. 211}}.</ref><ref>{{cita|Liverani 2009|p. 806}}.</ref>
 
Nell'autunno del 669, Esarhaddon morì in battaglia, nel tentativo di conquistare l'Egitto. Mentre Assurbanipal assunse immediatamente il titolo di re di Assiria, Shamash-shumu-ukin, stando alla ''Cronaca 16'' e alla ''Cronaca 18'', ascese al trono babilonese solo nella primavera successiva. Questo ritardo si riflette nel ''[[Canone tolemaico]]'', che attribuisce a Esarhaddon un anno in più di regno (postumo) a Babilonia. Nello stesso periodo, alcune transazioni effettuate a Uruk furono datate contando dall'anno di ascesa al trono di Assurbanipal.<ref name=beaulieu211/>
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Se, ai tempi di [[Esarhaddon]], in Elam predominava un orientamento filo-assiro, con Assurbanipal si assisté al coagulo di forze contrarie, speranzose di spezzare l'egemonia assira. Inizialmente, Shamash-shumu-ukin apparve fedele al fratello, mentre l'Elam sosteneva forze ribelli nel sud mesopotamico. Tra il 665 e il 663, i generali di Assurbanipal (il quale non comandava le proprie truppe personalmente) sconfissero una coalizione formata dal re elamita [[Urtaku]], da [[Nippur]] e dai [[Gambulu]].<ref name=liverani809/>
 
Un decennio più tardi, il re elamita [[Teumman]] avanzò un più significativo tentativo di resistenza, che scatenò la reazione assira. La ''Cronaca 19'' narra che, nel quarto anno di Shamash-shumu-ukin (autunno del 664), il figlio del re dell'Elam fuggì in Assiria. È probabile che si tratti di [[Humban-nikash II]], figlio di [[Urtak]]: insieme al fratello Tammaritu fu accolto da Assurbanipal a corte. Quando Teumann fu sconfitto, il re assiro pose i due fratelli sul trono elamico, come propri vassalli. Questa signoria assira, di fatto, forzava una realtà politica tradizionalmente frammentaria.<ref name=beaulieu213/><ref name=liverani809/>
 
Le campagne dei generali di Assurbanipal finirono per comprimere anche il regno babilonese di Shamash-shumu-ukin, che a sud fu costretto a riconoscere il potere di fatto del caldeo Nabu-bel-shumate.<ref name=liverani809/>
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Non è chiara la natura delle spedizioni militari babilonesi in Levante dopo il 594 (anno in cui si interrompe la ''Cronaca 24''). Secondo alcuni studiosi, avevano come unico obbiettivo la raccolta del tributo; secondo altri (ad esempio, Van De Mieroop), la situazione nel Levante e il confine con l'Egitto si stabilizzarono solo intorno al 568.<ref name=VDM296/><ref name=jursa.treccani/> In generale, del rapporto tra il nuovo impero e gli stati confinanti sappiamo poco. Sembra che Nabucodonosor intendesse attaccare direttamente l'Egitto, ma nulla sappiamo dell'esito. Anche il rapporto con i vecchi alleati del padre, i [[Medi]], appare oscuro. Sembra che questi ultimi si attestassero sulle colline e gli altopiani a nord-est dell'alluvio mesopotamico. Abbiamo comunque notizia di alcuni proscritti babilonesi che si rifugiarono tra i Medi, per cui è probabile che la vecchia alleanza non sussistesse più. Abbiamo poi vaghe informazioni intorno ad una campagna contro l'[[Elam]], che si sarebbe conclusa con la conquista di [[Susa (Elam)|Susa]].<ref name=jursa.treccani/>
 
Gli scavi condotti dall'archeologo tedesco [[Robert Koldewey]] tra il 1899 e il 1914 rivelarono i fasti della capitale di Nabucodonosor. Dalle sue iscrizioni ricaviamo che il re intervenne sull'[[E-niggidri-kalamma-summa]], l'[[Emah]] (il tempio della dea [[Ninmah]]), l'[[Esagila]] (il tempio di [[Marduk]]), nonché l'[[Etemenanki]] (lo ziggurat di Marduk). La consistentissima serie di attività architettoniche di Nabucodonosor si appoggiò certamente su una dura imposizione di tributi a tutto l'impero e, anzi, pare che il restauro dell'Etemenanki fu organizzato come corvée generalizzata.<ref>{{cita|Beaulieu|pp. 229-230}}.</ref> Nabucodonosor si impegnò anche sul fronte dell'architettura civile e militare: notevolissimo fu l'ampliamento della [[Porta di Ishtar]], la porta nord della città, oggi conservata al [[Pergamon Museum]] di [[Berlino]]. La via processionale che portava dalla Porta di Ishtar al complesso templare del dio Marduk fu abbellita di mattoni smaltati e bassorilievi di leoni (il leone era simbolo di [[Ishtar]]). La città di Babilonia divenne famosa per le sue bellezze: di tali fasti resterà eco tra i Greci, che ne annoveravano i [[Giardini pensili di Babilonia|Giardini pensili]] (costruiti intorno al palazzo reale) e le mura tra le [[Sette meraviglie del mondo|Meraviglie del mondo antico]]. Di tali giardini, però, non c'è traccia nelle fonti coeve né alcuna evidenza archeologica.<ref>{{cita|Beaulieu|p. 230}}.</ref> Lo storico [[Giuseppe Flavio]] (I secolo d.C.) cita [[Berosso]] (290 a.C. ca.) per riportare che Nabucodonosor II li aveva costruiti per la propria moglie meda, malata. In altri passi, Berosso chiama questa moglie [[Amytis (figlia di Ciassare)|Amytis]].<ref>{{cita|Van De Mieroop|p. 306}}.</ref>
 
====Ultimi re neo-babilonesi====
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Secondo altre interpretazioni, il trasferimento di Nabonedo in Arabia sarebbe avvenuto l'anno dopo la presa di Ecbatana da parte di Ciro e a questa sarebbe da mettere in connessione. A tal proposito, è stato ipotizzato il tentativo da parte di Nabonedo di coinvolgere la parte occidentale (aramaica e assira) del regno, nonché le tribù arabe, per diffidenza verso le componenti più propriamente babilonesi, assai critiche verso le propensioni eterodosse di culto del re. È stato anche ipotizzato che il trasferimento significasse la ricerca di una seconda linea di difesa, più protetta dal confine con le popolazioni iraniche di quanto non fosse Babilonia.<ref name=liverani892/> Altri ancora ipotizzano che il trasferimento in Arabia servisse a garantire il collegamento con il [[Mediterraneo]].<ref>{{cita|Van De Mieroop|p. 300}}.</ref>
 
Fu probabilmente alla metà del suo tredicesimo anno di regno (o del diciassettesimo<ref name=liverani893>{{cita|Liverani 2009|p. 893}}.</ref>) che Nabonedo fece ritorno a Babilonia (autunno del 534544). Negli ultimi anni di regno, le iscrizioni di Nabonedo esprimono il suo ormai completo fanatismo verso il dio lunare Sin e l'abbandono di Marduk. Il suo ultimo anno di regno è narrato dalla ''Cronaca 26''. I Babilonesi ormai si attendevano una invasione in massa delle forze persiane. Nabonedo ordinò che le statue degli [[dèi poliadi]] fossero raccolte nella capitale per evitarne la cattura. Truppe persiane, comandate da Ugbaru (il Γοβρύας, Gobria, delle fonti greche<ref>Con termine arcaizzante, la cronaca babilonese lo indica come "governatore di [[Gutium]]" (cfr. {{cita|Liverani 2009|p. 893}}).</ref>), invasero la Babilonia da nord-est, incontrando resistenza solo ad [[Opis]], sul Tigri. Il 10 ottobre del 539, Sippar fu conquistata dai Persiani senza dar battaglia. Il 12 ottobre, i Persiani entrarono a Babilonia. Ciro, presentatosi come restauratore del corretto culto di Marduk, fu accolto come liberatore e Nabonedo catturato. La ''Profezia dinastica'' riferisce che il re babilonese fu esiliato. [[Berosso]] corrobora questa ipotesi, affermando che fu deportato in [[Carmania]].<ref name=liverani893/><ref>{{cita|Beaulieu|p. 243}}.</ref>
 
Babilonia non fu distrutta né saccheggiata. Divenne anzi una delle capitali del nuovo [[Impero achemenide]]. Come scrive [[Mario Liverani]], "la fine di un mondo [avvenne] nel segno della continuità, con la massima attenzione a non rendere penoso e neanche avvertito un declassamento che si rivelerà solo nei decenni successivi".<ref name=liverani893/>