Roccaranieri: differenze tra le versioni

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==== Dai Conti di Cunio all'Abbazia di San Salvatore Maggiore ====
[[File:Synodus 1685 - Tavola topografia delle Abbazie di Farfa e San Salvatore Maggiore.jpg|miniatura|[[Abbazia di San Salvatore Maggiore]], Tavola dei domini abbaziali''Synodus dioecesana insignium abbatiarum S. Mariae Farfensis et S. Salvatoris Maioris Ordo S. Benedicti'' del [[1685]].]]
Al di fuori della '''Lapide di Roccaranieri''', nelle fonti documentali, esistono solo associazioni sporadiche, nei secoli successivi, dei conti di Cunio a Roccaranieri<ref>Nel 1317 l'abbazia di San Salvatore Maggiore siglò una pace con i conti di Cunio circa gli eventi degli anni 1282-1309 nei territori abbaziali ({{Cita|Maglioni|pag.26}}). Nel 1794, nella causa intentata, di nuovo, contro Concerviano per i diritti di pascipascolo nel territori del castello diruto di '''Antignano''', il consiglio di Roccaranieri si riunì a Roccaranieri nell'aula consiliare e fu indirizzato dal ''Conte di Cunio'', intervenuto di persona, ad una copia dell'antica sentenza del giuidicegiudice Lorenzo de' Cerroni che si trovava nell'archivio di [[Bocchignano]] (ndr. Quella del 1486 trascritta dal notaio Giovanni Cesidio da Gavignano e ritrovata poi a Calvi dell'Umbria dal Benucci nel 1896) ({{Cita|Maglioni|pag.23}}): si trattava però del Serafini che si riteneva ancora l'erede legittimo dei Conti di Cunio nonostante la sentenza del 1762. </ref>. Si può supporre che i conti di Cunio fin dall’inizio della loro presenza nel Lazio, forse su suggerimento dell’imperatore, di cui erano fedeli sostenitori e rappresentanti, avviarono una politica di imparentamento con le più importanti famiglie nobili romane: i Sant’Eustachio, gli Iaquinti, gli [[Orsini]], i [[Frangipane (famiglia)|Frangipane]] e, a Rieti, i [[Mareri (famiglia)|Mareri]]. È probabile che il loro prestigio sociale si accrebbe per il ruolo svolto da personaggi accorti e capaci, nel campo religioso, come il ''fratello Ignazio'', visitatore generale dei [[Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme|Gerosolimitani]], [[Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme|cavalieri di San Giovanni]] e nel campo militare, come il celebre [[Alberico da Barbiano]], appartenente ad un ramo della famiglia dei conti di Cunio<ref>{{Cita|Banzola}}</ref>, i da Barbiano<ref>Barbiano faceva parte dei possedimenti garantiti da Federico II nel 1241 al conte Ranieri di Cunio ({{Cita|Pallotti}}). </ref>, [[capitano di ventura]] che imperversò con la sua [[Compagnia di San Giorgio]] su tutta la penisola al servizio di tutti i più potenti principi italiani nel XIV secolo<ref>''"[[Alberico da Barbiano]] ebbe a svolgere il suo apprezzato lavoro al servizio della [[Giovanna I d'Angiò|Regina Giovanna di Napoli]] anche a Rieti, nei primi giorni dell’agosto 1380, ma poi si accontentò, forse in ricordo dei suoi legami con la città, di un riscatto di soli 150 scudi per abbandonare la zona. In seguito ebbe l’incarico di comandante generale dello Stato Pontificio e dopo passò al servizio degli [[Sforza]] di Milano e dove si imparentò con quella famiglia e con quella dei [[Belgioioso]]. Le vicende familiari e patrimoniali di questa nobile stirpe è stata oggetto di accurate ricerche non sempre coronate da successo, considerata la prolificità e le conseguenti ramificazioni delle parentele."''({{Cita|Chisari}})</ref>. Tuttavia con il tempo i loro obiettivi e i loro interessi presero direzioni diverse e così abbandonarono le proprietà reatine<ref>Da {{Cita|Chisari}}: "Il '''Castrum Plagiarum''' (lat. ''integrum tenimentum castri Plagiarum''), affacciato sulla valle del Turano, di proprietà dell'Abbazia di Farfa, in locazione perpetua ad [[Alberico da Barbiano]], erede dei conti di Cunio, venne da questi e dal figlio del defunto conte Nicolò, della famiglia di Cunio, ceduto con un un contratto (rogato il 20 febbraio 1347 dal notaio Amico di Calisto di Bocchignano) ai reatini Luca Canali e Nicolò [[Alfani (famiglia)|Alfani]]. Già nel 1344 [[Alberico da Barbiano]] aveva ceduto agli Alfani il '''palazzo di San Giorgio''' che i Cunio possedevano a [[Rieti]] presso la ''chiesa di San Giorgio'': fu infatti concesso a Teodino, Pietro e Carlo, fratelli di Cecco Alfani (''Andrea Di Nicola, Gli Alfani di Rieti, 1993 pag. 47''). La circostanza che fino al 1347 il castello di '''Guardiola''' fu gestito dalla famiglia di Cunio, il cui potente rappresentante, [[Alberico da Barbiano]], capitano della [[Compagnia di San Giorgio]], la celebre compagnia di ventura che in quel periodo mise tutta l’Italia a ferro e fuoco, non è di poco conto."</ref> per dirigersi altrove.
 
Roccaranieri tornò così, presumibilmente già intorno al XIV secolo, sotto il controllo diretto dell'Abbazia di San Salvator Maggiore e rimase da allora nella signoria territoriale di San Salvatore Maggiore citato tra i possedimenti dell'abbazia come '''''Castrum Arcis Rainerii'''''<ref>{{Cita libro|autore=Antonius Hercules|titolo=''Oppida, Castra et Villae sub iurisdictione Abbatiae S.Salvator Maioris''|url=https://books.google.it/books?id=MktBAAAAcAAJ&pg=PA1069#v=onepage&q&f=false|anno=1686|editore=Tipografia Barberini|città=Roma|p=1069|opera=Synodus dioecesana insignium abbatiarum S. Mariae Farfensis et S. Salvatoris Maioris Ord. S. Benedicti}}</ref>.
 
=== Età Moderna ===