Bernardo Accolti: differenze tra le versioni

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=== Origini ===
[[File:Pope_Alexander_Vi.jpg|miniatura|right|200px|[[Papa Alessandro VI]], primo protettore dell'Accolti ([[Cristofano dell'Altissimo]])]]
Bernardo Accolti nacque l'11 settembre 1458, figlio di [[Benedetto Accolti il Vecchio]] e Laura di Carlo Federighi, nobili aretini.<ref name=DBI>{{Cita|Mantovani 1960}}.</ref><ref name=Romei4>{{Cita|Romei 1995|p. 4 dell'estratto}}.</ref> Tradizionalmente la sua nascita viene collocata ad [[Arezzo]], luogo di origine della famiglia, ma il fatto non è certo, poiché già dal XIII secolo gli [[Accolti]] preferivano risiedere a [[Firenze]], come testimonia la precedente nascita di suo fratello, il futuro [[cardinale]] [[Pietro Accolti]], avvenuta proprio nella capitale toscana.<ref name=DBI/> Altro parente di rilievo fu il nipote [[Benedetto Accolti il Giovane]], anch'egli cardinale.<ref name=Romei4/> Gli Accolti erano noti per essere stravaganti, sregolati e perfino violenti, come avrebbe dimostrato la vita successiva dello stesso Bernardo.<ref name=Romei4/>
 
Passò la prima giovinezza a Firenze dove venne educato nel segno dell'[[umanesimo]] rinascimentale,<ref name=Unglaub19>{{Cita|Unglaub 2007|p. 19}}.</ref> per poi a trasferirsi a [[Roma]] verso il [[1489]].<ref name=Romei4/> Il primo periodo romano si distinse per la probabile scrittura di un [[carme (poesia)|carme]] in [[lingua latina|latino]], attribuito a un certo ''Bernardus Maria Aretinus'' identificato quindi con una certa sicurezza con l'Accolti.<ref name=DBI/> Più eclatante fu invece il suo comportamento, problematico fin dalla giovinezza: nell'Urbe venne infatti denunciato per atti molesti ai danni di un compatriota fiorentino, ma non sono note quali conseguenze gliene vennero (ma dovettero essere piuttosto blande).<ref name=DBI/>
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Tornato inizialmente a Roma, la popolarità di Bernardo Accolti come poeta era nel frattempo enormemente cresciuta, ed era per questo richiesto da tutte le corti signorili italiane. In pochi anni si recò quindi a [[Milano]], [[Mantova]], [[Urbino]] e [[Napoli]], ovunque desiderato e benvoluto,<ref name=DBI/><ref name=Romei4/><ref name=Adinolfi81/> a cantare i propri versi e accompagnarli con il [[liuto]] o la [[lira da braccio]].<ref name=Unglaub618>{{Cita|Unglaub 2017|p. 618}}.</ref>
 
Nelle varie corti italiane entrò in contatto con le principali nobildonne del tempo, intrattenendo con alcune di loro relazioni di amicizia o [[amore platonico]], segnatamente [[Isabella d'Este]], [[consorti dei sovrani di Mantova|marchesa di Mantova]] e sua cognata [[Emilia Pio di Savoia]], con cui intrattenne anche fitti rapporti epistolari.<ref name=DBI/> Pare tuttavia che il vero amore di Bernardo Accolti fosse riservato a [[Elisabetta Gonzaga]], [[Ducato di Urbino|duchessa di Urbino]]: il poeta non esitava infatti a dichiararsi a lei - da cortigiano - nei suoi versi, e spesso con toni piccati in risposta ai rifiuti, per i quali scontava le prese in giro delle altre dame.<ref name=Unglaub20/><ref>{{Cita|Romei 1995|p. 9 dell'estratto}}.</ref> In questo periodo sostenne anche una tenzone poetica con un altro rinomato cantore, l'[[Serafino de' Ciminelli|Aquilano]], contesa di cui non è noto il vincitore, ma in cui l'Accolti si distinse per «ingenuità».<ref name=Unglaub20/> I tormenti amorosi dell'Accolti dovevano essere ben risaputi, poiché anche [[Baldassarre Castiglione]] nel suo ''[[Il Cortegiano|Cortegiano]]'' ne fa scherzosa menzione.<ref name=DBI/> Molti lo consideravano poco più di un [[giullare]], intento a divertire le corti con storie d'amore esasperate e palesemente fittizie, ma è incerto fino a che punto si spingesse la finzione e cominciasse la realtà.<ref name=Romei8>{{Cita|Romei 1995|p. 8 dell'estratto}}.</ref><ref name=Unglaub613>{{Cita|Unglaub 2017|p. 613}}.</ref>
 
Più oscuro è invece il suo rapporto con [[Lucrezia Borgia]], che insistenti voci volevano sua amante.<ref name=Romei8/> L'Accolti le dedicò effettivamente due sonetti, che tuttavia non sono di argomento amoroso o sentimentale; non esistono quindi prove effettive che corroborino una relazione.<ref name=DBI/> Del resto l'''Unico Aretino'', come ormai era noto,<ref name=Adinolfi81/> dedicò versi a tutte le nobildonne e i nobiluomini più in vista dell'epoca, e la frequente ricorrenza dei componimenti amorosi dedicati a ''Julia'' (la duchessa d'Urbino) testimoniavano la grande fedeltà del poeta.<ref name=DBI/>
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Ripresosi infine dalla crisi e tornato ad allietare la corte papale,<ref name=Unglaub16>{{Cita|Unglaub 2007|p. 16}}.</ref> dal 1515 divenne [[Foriere maggiore dei sacri palazzi apostolici|Foriere del Papa]], primo individuo noto a detenere tale carica di prestigio.<ref name=Adinolfi80>{{Cita|Adinolfi 1859|p. 80}}.</ref> In questo periodo viveva nelle vicinanze della [[chiesa di Santa Maria in Transpontina]], probabilmente in un palazzo già di proprietà del padre.<ref name=Adinolfi80/> Sempre a questo periodo risalgono le [[Editio princeps|prime edizioni a stampa]] delle sue opere: la ''Virginia'' fu pubblicata per la prima volta nel 1512, e nuovamente due anni più tardi;<ref name=Unglaub618/> nel 1515 venne poi pubblicata l'''Opera'', che raccoglieva tutti i componimenti scritti fino ad allora, testimoniando così la sua immutata popolarità.<ref name=Unglaub19/>
 
Durante la seconda metà degli [[anni 1510]] non sono certe le sue attività, e pare che più che [[cortigiano]] fosse diventato un [[bravo (soldato)|bravo]] al servizio del potente di turno.<ref name=Romei5>{{Cita|Romei 1995|p. 5 dell'estratto}}.</ref> Come riportato da [[Giorgio Vasari]], nel 1515 pare accompagnasse Leone X nella sua entrata trionfale a Firenze, venendo riconosciuto per il suo «nasone aquilano».<ref name=Unglaub613/><ref name=Unglaub17>{{Cita|Unglaub 2007|p. 17}}.</ref> Questa sua caratteristica fisica lo rendeva assai peculiare, tanto da farlo identificare da molti con una delle figure poetiche raffigurate nel ''[[Parnaso (Raffaello)|Parnaso]]'' di [[Raffaello Sanzio]].<ref name=Unglaub16/> Nello stesso periodo fu il soggetto di un ritratto di [[Andrea del Sarto]], realizzato su un pannello di legno e per questo dalle tonalità molto scure;<ref name=Unglaub17/> il quadro fu tuttavia per lungo tempo erroneamente ritenuto una rappresentazione di [[Dante Alighieri]], e solo nel 2001 Jonathan Unglaub identificò correttamente l'Accolti.<ref>{{Cita|Unglaub 2007|pp. 16-17}}.</ref> Uomo dal carattere focoso e iracondo, come riportato da Baldassarre Castiglione in un'occasione una folla inferocita si radunò sotto casa sua e cominciò a prenderla a [[schioppo|schioppettate]], ma anziché fuggire l'Unico si occupò da solo della difesa, lanciando sassi, mattoni e altri oggetti da una finestra.<ref name=DeFraja/>
 
[[File:Castello_dei_Borgia_(Nepi).jpg|miniatura|right|200px|La [[rocca di Nepi]], dalla quale l'Unico Aretino amministrava i suoi possedimenti]]
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Bernardo Accolti si dimostrò un poeta di stampo [[petrarchesco]].<ref name=Unglaub620>{{Cita|Unglaub 2017|p. 620}}.</ref> Così come [[Serafino de' Ciminelli]], [[Chariteo]] e [[Antonio Tebaldeo]], anche l'Accolti seguì il modello poetico di Petrarca, avvertendo tuttavia anche un bisogno d'innovazione nello stile, considerato antiquato per le esigenze letterarie rinascimentali.<ref name=DBI/> Cercando d'innalzare la solennità declamatoria, l'Accolti giunse così all'accentuazione e perfino all'esasperazione di temi, linguaggi e [[figure retoriche]], sfociando spesso senza volerlo in toni altisonanti e grotteschi. Il suo stile risulta così altamente caratteristico e peculiare, distanziandosi dalla purezza e dalla moderazione tipiche di Petrarca.<ref name=DBI/><ref name=Unglaub613/><ref name=Unglaub2029>{{Cita|Unglaub 2017|pp. 620-629}}.</ref> Aderente alla filosofia letteraria delle [[tre corone (letteratura)|tre corone]], ricalcò anche lo stile di [[Dante Alighieri|Dante]] e [[Boccaccio]], come testimoniano rispettivamente il ''Ternale in laude a Maria Vergine'' e la ''Virginia''.
 
In virtù delle sue frequenti esibizioni cortigiane, Bernardo Accolti poteva considerarsi più un [[attore]] che un poeta.<ref>{{Cita|Romei 1995|p. 10 dell'estratto}}.</ref> Il suo stile, pur considerato a tratti mediocre, era avvantaggiato dalle ottime capacità improvvisatorie e interpretative: nella declamazione riusciva a mettere tale passione da accattivarsi la simpatia degli ascoltatori,<ref name=Unglaub618/><ref name=Romei8/> e nel giro di poco tempo divenne l'improvvisatore più capace e rinomato di tutto il panorama artistico rinascimentale,<ref name=DeFraja/> come testimoniato anche da contemporanei come [[Cassio Brucurelli]] («a l'improviso un stil tanto divino»)<ref name=Brucurelli/> e [[Pietro Aretino]], con cui l'Accolti sviluppò un profondo rapporto di amicizia e affetto.<ref>{{Cita|Romei 1995|p. 7 dell'estratto}}.</ref> Tematica principale trattata dall'Unico era l'amore non ricambiato, cantato tuttavia spesso con accenti buffi e ironici per sdrammatizzarne la tragicità;<ref name=Unglaub2029/> altro tema caro era la religione, a cui il ''Ternale in laude alla Vergine Maria'' è totalmente dedicato.<ref name=DBI/><ref name=Unglaub2029/>
 
== Opere ==
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Anche [[Ludovico Ariosto]] lo cita nell'''[[Orlando furioso]]'', dove Bernardo Accolti fa una fugace apparizione nell'ultimo canto del poema, precisamente nella decima [[Ottava rima|ottava]], quando il poeta narratore, in procinto di smettere di cantare, vede ad accoglierlo e festeggiarlo tra gli altri proprio l'Accolti.<ref name=Unglaub618/><ref name=DeFraja/><ref name=Unglaub16/><ref>{{Cita|Adinolfi 1859|p. 82}}.</ref><ref>{{Cita|''Orlando furioso''|canto XLVI, ottava 10, vv 78-80}}.</ref> Menzione simile ne fa [[Cassio Brucurelli]] nel suo poema ''La morte del Danese'', che lo esalta definendolo «un nuovo [[Orfeo]] con la cetra al collo».<ref name=Brucurelli>{{Cita|''La morte del Danese''|libro II, canto IV, LXXIII, ottava 10}}.</ref>
 
[[Pietro Aretino]], pur non sfruttando il "personaggio" dell'Unico Aretino, ne fa comunque menzione all'interno della lettera del novembre 1548 ad Andrea Angulo, segretario del cardinale [[Benedetto Accolti il Giovane]], nipote di Bernardo;<ref name=Unglaub21/><ref name=Romei6>{{Cita|Romei 1995|p. 6 dell'estratto}}.</ref><ref name=PA>{{Cita|''Il quinto libro de le lettere''|lettera n. 85, 45v-46r}}.</ref> nella lettera lo elogia e ne parla come proprio mentore e modello artistico («avendo io –
come si sa – ereditato la terribilità de i concetti, la novità dello stile e la beltà
delle parole con che già empì di stupore il mondo il suo immortale zio»). Sempre secondo Pietro Aretino, l'Accolti stesso l'avrebbe indicato a [[papa Clemente VII]] come suo successore poetico («dopo di me lascio un altro me nella patria»).<ref name=Unglaub21/><ref name=Romei6/><ref name=PA/>
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* {{simbolo|Wikisource-logo.svg|15px}}{{Cita libro|url=https://it.wikisource.org/wiki/Storia_della_letteratura_italiana_(De_Sanctis_1890)|autore=[[Francesco De Sanctis]]|titolo=Storia della letteratura italiana|anno=1890|volume=XII e XVII|città=Napoli|editore=Cav. Antonio Morano, editore|cid=De Sanctis 1890|pp=424 (XII) e 190-91 (XVII)}}
* {{Cita libro|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/accolti-bernardo-detto-l-unico-aretino_(Dizionario-Biografico)|titolo=[[Dizionario Biografico degli Italiani]]|capitolo=ACCOLTI, Bernardo, detto l'Unico Aretino|autore=Lilia Mantovani|anno=1960|cid=Mantovani 1960}}
* {{Cita pubblicazionelibro|autore-contributo=Danilo Romei|contributo=Dalla Toscana a Roma. Pietro Aretino "erede" di Bernardo Accolti|url=https://www.academia.edu/36497252/Pietro_Aretino_erede_di_Bernardo_Accolti_1995_|capitolotitolo=Pietro Aretino "erede"nel dicinquecentenario Bernardodella Accoltinascita|autorealtri=DaniloAtti Romei|pp=179del Convegno di Roma-195Viterbo-Arezzo della(28 raccoltasettembre-1 ottobre 1992), Toronto (23-24 ottobre 1992), Los Angeles (27-29 ottobre 1992)|volume=tomo I1|titolocittà=PietroRoma|editore=Salerno Aretinoeditrice|anno=1995|pp=179-195|isbn=no|sbn=IT\ICCU\CFI\0311305|cid=Romei 1995}}
* {{Cita pubblicazione|url=https://www.academia.edu/33923948/_Bernardo_Accolti_Raphael_s_Parnassus_and_a_New_Portrait_by_Andrea_Del_Sarto_Burlington_Magazine_CXLIX_January_2007_14_22|titolo=Bernardo Accolti, Raphael’s Parnassus and a New Portrait by Andrea Del Sarto|lingua=en|autore=Jonathan Unglaub|anno=2007|pubblicazione=The Burlington Magazine|volume=149|pp=14-22|cid=Unglaub 2007}}
* {{Cita libro|url=https://www.google.it/books/edition/Ut_pictura_amor/byk_DwAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=isbn:9789004346468&printsec=frontcover|titolo=Ut pictura amor|autore=Jonathan Unglaub|lingua=en|capitolo=18 - Bernardo Accolti, Raphael and the Sistine Madonna: The Poetics of Desire and Pictoral Generation|pp=612-645|anno=2017|città=Boston|editore=Brill|cid=Unglaub 2017|ISBN=9789004346468}}