Lenola: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
mNessun oggetto della modifica
fix
Riga 137:
Nella seconda metà del XVI secolo le cronache parlano, per la prima volta, del brigantaggio. Il periodo che va dal 1600 al 1700 fu per Lenola quello di massimo splendore, soprattutto per gli avvenimenti legati alla figura di Gabriel Mattei e al Santuario della Madonna del Colle che incisero profondamente sulla storia del luogo e ne condizionarono gli sviluppi futuri. Nel XIX secolo riesplose il fenomeno del brigantaggio. I superstiti della banda di “Fra Diavolo” continuarono a seminare terrore e morte nei paesi degli Ausoni. A Lenola il 16 settembre 1814, in contrada Vignolo, sequestrarono il nobile Carlo Grossi che liberarono dopo aver malmenato e minacciato di morte.
 
Alla “Carboneria”, parteciparono tre lenolesi : Mastrojanni Paolino Mastrojanni, Luigi Pandozzi e Antonio Pandozzi.
Pandozzi Luigi e Pandozzi Antonio.
 
Durante il soggiorno di Pio IX a Gaeta,  Lenola ospitò in palazzo Grossi il cardinale Tommaso Pasquale Gizzi (segretario di Stato nel 1846 e presidente del Consiglio dei ministri nel 1847), fece da collegamento tra Roma e Gaeta, negoziando con diplomatici e politici di mezza Europa. Fu proprio a Lenola che il 3 giungogiugno 1849 che  il Cardinale cessò di vivere.
 
Alla seconda guerra di indipendenza partecipò Gerardo Fasolo. Nato a Lenola il 13 settembre 1841, all'età di 18 anni si arruolò volontariamente nel corpo garibaldino dei “Cacciatori delle Alpi”, che si distinsero nelle battaglie di Palestro (30 e 31 maggio 1859) e Magenta (4 giugno 1859). Fu durante quest'ultima  che salvò la vita al re Vittorio Emanuele II. Per questo gesto, fu insignito della Medaglia d'Argento al Valore Militare. Subito dopo l'unità d'Italia riprese vita quel vasto fenomeno del brigantaggio. Sui motivi di questa protesta si innestarono, trovandovi un terreno largamente favorevole, le rivendicazioni dell'ex re borbone Francesco II, sostenuto dal clero e da elementi reazionari. Va sicuramente menzionato per il brigante Luigi Alonzi detto “Chiavone”. La sua banda, di cui faceva parte anche il lenolese Domenico Pannozzo, il 5 maggio 1861 assalì Lenola, devastò gli uffici del comune, dove tolse dalle pareti i ritratti di Vittorio Emanuele Il e di Garibaldi per sostituirli con quelli di Francesco IlII e di Maria Sofia dichiarando decaduto il nuovo regno unitario e ripristinato quello borbonico.
 
Dopo la morte di Chiavone, una parte della sua banda restò ad operare a Lenola sulle montagne confinanti con lo Stato Pontificio. Nel 1864 una delle tante vittime di quei briganti fu Domenico Grossi: rapito, gli fu tagliato un orecchio dietro pagamento di un riscatto di 200 ducati. Altre persone legate alla famiglia Labbadia furono oggetto di rapimenti da parte dei briganti: Il 1 dicembre 1864 furono rapiti Luigi Labbadia e suo figlio Francesco, il 9 dicembre 1864  Mosè Labbadia, al quale fu tagliato l’orecchio sinistro e rilasciato dietro pagamento del riscatto insieme al cugino Gerardo. Gli stessi briganti sequestrarono anche Antonio Labbadia che fu rilasciato dietro pagamento di un  riscatto di 300 ducati.
 
Alla terza guerra di indipendenza “Tratra i “Cacciatori delle Alpi” di Garibaldi, che il 21 luglio a Bezzecca riportarono l'unico parziale successo nella suddetta guerra, militò Francesco Ingrao:  (Natonato a Grotte, in Sicilia, visse a Lenola dal
1869 fino alla sua morte, ricoprendo anche la carica di sindaco dal 1896 al 1913).
 
Pesante è stato il tributo che Lenola, bombardata ben 5 volte dal gennaio al maggio del 1944 e in gran parte distrutta, ha pagato alla seconda guerra mondiale: 119 morti, tra civili e soldati, decine di feriti oltre alle violenze compiute contro i civili (marocchinate) dai goumier del Corpo di spedizione francese in Italia agli ordini del generale Juin. Importante la presenza di lenolesi tra i partigiani; citiamo, tra gli altri, l'onorevoleil futuro presidente della Camera dei Deputati [[Pietro Ingrao]] e l'insegnante Angelo De Filippis.
 
=== Onorificenze ===