Visnuismo: differenze tra le versioni

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{{Q|Di origine e sviluppo non vedico, il Kṛṣṇaismo cercò ora affiliazione con il Vedismo per potersi rendere accettabile agli elementi ortodossi della popolazione, ancora alquanto considerevoli. Ecco come il Viṣṇu del ''Ṛgveda'' venne a essere assimilato, più o meno superficialmente, nel Kṛṣṇaismo. […] Inoltre, si era già ben affermata la convinzione che ogniqualvolta il ''dharma'' (rettitudine) languisce e l'<nowiki></nowiki>''adharma'' (non rettitudine) prospera, Viṣṇu, il dio supremo, assume una personificazione per salvare il mondo. Di conseguenza, Kṛṣṇa venne a essere considerato una personificazione (''[[avatāra]]'') di Viṣṇu. Pertanto, il Kṛṣṇaismo crebbe nella sua ampiezza mitologica e pratica, cosicché, per certi aspetti, esso divenne una forma di Viṣṇuismo.|[[R. N. Dandekar]] in ''Enciclopedia delle religioni'', vol.9. Milano, Jaca Book, 1987, p.471}}
 
===I culti ''bhāgavata'' e ''[[pāñcarātra]]''===
Se con quella parte del ''[[Mahābhārata]]'', che va sotto il nome di ''[[Bhagavadgītā]]'' (III secolo a.C./I secolo d.C.), il dio Kṛṣṇa-Vāsudeva si presenta come Dio, la Persona suprema, e dove Kṛṣṇa è sinonimo di Visnù in ben tre passaggi (X,21; XI,24; XI,30), dall'altra si assiste nell'inclusione di un'altra figura divina, [[Nārāyaṇa]], collegata al culto di Nara-Nārāyaṇa questo già assorbito nella teologia braminica come Puruṣa-Nārāyaṇa (cfr. ''Śatapatha Brāhmaṇa'', XII, 3, 4; XIII, 6,1).
 
Secondo [[R. N. Dandekar]] il culto di Nara-Nārāyaṇa sembrerebbe infatti originare dal Badari (la catena settentrionale dell'Hindu Kush) indipendentemente dai Veda. Questo processo di inclusione renderebbe Nara come Arjuna e Nārāyaṇa come Kṛṣṇa finendo per collegare le prime due diramazioni del visnuismo: quello dei ''[[pāñcarātra]]'', adoratori di Visnù-Nārāyaṇa, e quello dei ''bhāgavata'' adoratori di Kṛṣṇa-Vāsudeva. Anche se per Adalbert Gail<ref>Adalbert Gail, ''Bhakti im Bhāgavatapurāṇa'', Wiesbaden 1969, p. 7</ref>, tutti i ''pāñcarātrika'' furono dei ''bhāgavata'', ma non tutti i ''bhāgavata'' furono dei ''pāñcarātrika''.
 
====I ''bhāgavata [[vaikhānasa]]''====
La più antica attestazione epigrafica del culto dei ''bhāgavata'' (''bhāgavata'' in qualità di sostantivo sanscrito indica l'adoratore del [[Bhagavat]], ovvero di quello che, nella sua forma al nominativo di prima persona, è indicato anche come Bhagavān), è proprio la "colonna Garuḍa" datata II sec. a.C. e dedicata dall'ambasciatore indo-greco Eliodoro nativo di [[Taxila|Takṣaśilā]] che indica sé stesso come ''bhāgavata'' di Vāsudeva(-Kṛṣṇa-Viṣṇu) appellato come "Dio degli dèi" (Deva-deva), quindi come la Persona suprema. È comunque indicativo che il culto dei ''bhāgavata'' fosse persino diffuso tra gli stranieri anche se non sappiamo quanto in realtà possa essere considerato "straniero" Eliodoro.
 
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{{Q|Alcuni studiosi hanno sostenuto che è precisamente tra i gruppi o "scuole" di membri aderenti a uno o all'altro ''smārtasūtra'' che si trova un Bhāgavatismo coscientemente interessato a connettersi alle regole vediche e brahmaniche; e, pertanto, si è suggerito che i vaikhānasa rappresentino una scuola rituale vedica che sistemava elementi bhāgavata, oppure un gruppo di bhāgavata che tentavano di ottenere una legittimazione brahmanica adottando i paramenti e le qualità degli smārta. E impossibile determinare quale delle due ipotesi sia più vicina alla verità storica, ma certamente i vaikhānasa sono bhāgavata; inoltre, i vaikhānasa si differenziano dai pāñcarātra in gran parte poiché si identificano come rigidamente ''vaidika'' (cioè conformi ai ''Veda'') che mantengono attentamente standard smārta. |G. R. Welbon, p.475}}
 
====Gli ''[[āḻvār]]'', i ''bhāgavata'' del [[Tamil Nadu|Tamiḻ Nāḍu]]====
Sempre nell'India meridionale si osserva, in un periodo compreso tra il VI e il IX secolo d.C.<ref>Da tener presente che la datazione tradizionale di questi mistici è di gran lunga diversa prevedendo un periodo compreso tra il V millennio e il III millennio a.C. (Cfr. «Though the traditional dates of the ''āḻvār'' are given as 4203-2706 B.C., the earliest Vaiṣṇava poet-saints, Poykai, Pūtam and Pēy, belong probably to 650-700 A.D», Kamil Veith Zvelebil, ''Tamil Literature'', ''A HISTORY OF INDIAN LITERATURE'' vol. X, Fasc. I, Otto Harrassowitz, Wiesbaden 1974, p.91).</ref> alla nascita e alla diffusione di una pratica religiosa e di una letteratura propria dei cosiddetti ''[[āḻvār]]''. Gli ''[[āḻvār]]'' sono quei mistici cantori in lingua tamiḻ che seppur non appellandolo con il termine [[Bhagavat]] presentano un particolare, se non unico, afflato mistico verso Dio, qui presentato con il nome di Māl (Māyōṉ)<ref>Anche Māyaṉ, Māyavaṉ, Mālavaṉ, Tirumāl.</ref>, nome che in lingua tamiḻ intende indicare quella divinità che in sanscrito è nominata come [[Kṛṣṇa]]/[[Visnù]]/[[Nārāyaṇa]] ovvero il Kṛṣṇa della ''[[Bhagavadgītā]]'' e il Visnù/Nārāyaṇa dei primi ''[[Purāṇa]]''.
{{Q|In molti templi dell'India meridionale si trovano immagini di alvar venerati come esseri divini e le loro poesie sono recitate ancora oggi non solo qui, ma anche nelle case private la sera. Alcune strofe tratte della grande raccolta vengono recitate nelle processioni dei templi e nella liturgia domestica assieme ai mantra vedici. L'influsso di questi inni sulla vita religiosa è stato enorme. La profonda coscienza dell'insondabilità di Dio e della dipendenza umana, l'affetto, la sottomissione, unita ad autentica ispirazione e a una bhakti semplice dai toni spesso esoterici e la bellezza dei versi danno a questa raccolta il diritto di essere annoverata ai primi posti della poesia religiosa di tutti i popoli e di tutti i tempi|[[Jan Gonda]], vol.2 p. 171}}
{{Q|Infatti, ciò che è particolarmente notevole tra questi Bhāgavata tamiḻ (una designazione adeguata, nonostante il fatto che il termine ''Bhagavān'' non compaia nella loro poesia) è la natura fortemente passionale della loro ''bhakti''. In un senso importante, è negli āḻvār e per mezzo degli āḻvār che la ''bhakti'' e il Bhāgavatismo acquistano una voce indipendente dal formalismo vedico o vedāntico. |Welbon p.476}}
 
====Lo [[Śrī Vaiṣṇava]]-Sampradāya====
Erede diretto della cultura mistica propria degli ''āḻvār'' è quel ''sampradāya'' visnuita che va sotto il nome di Śrī Vaiṣṇava o Śrī Sampradāya. Come primo ''ācārya'' del loro lignaggio, gli Śrī Vaiṣṇava vantano il bramino [[Nātamuṉi]] (X secolo), ovvero quel bramino che per mezzo di una meticolosa ricerca, raccolse e pubblicò il ''[[Nālāyirativviyappirapantam]]'' che contiene per l'appunto gli inni degli ''āḻvār''. Caratteristica di questa scuola è proprio il fatto di considerare questa letteratura religiosa vernacolare alla stregua della letteratura religiosa in lingua sanscrita, così, e ad esempio, il ''Tiruvāymoḻi'' di [[Nammāḻvār]] è qui considerato alla stregua di un'autorevole ''[[Upaniṣad]]''. Il vero e proprio teologo dello Śrī Vaiṣṇava è da considerarsi [[Rāmānuja]] (XI secolo), terzo ''ācārya'' dopo Nātamuṉi e il nipote di questi, Yāmuna. All'allievo di Rāmānuja, [[Piḷḷān]], si deve il nome degli Śrī Vaiṣṇava. A Rāmānuja è ascrivibile quella teologia del [[Vedānta]] detta ''[[viśiṣtādvaita]]'' ("non dualismo qualificato") quale concepisce il ruolo tra l'Assoluto, Dio, Īśvara e lo ''atman'' individuale come identità "qualificata" (''viśiṣta''): Dio pervade tutto, lo ''atman'' è una sua parte inseparabile come qualità che lo riguarda.