Guerra gotica (376-382): differenze tra le versioni

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Tra l'estate e l'autunno del [[376]], decine di migliaia di profughi,<ref>Le fonti antiche esagerano il numero: [[Eunapio]] afferma che erano 200.000, [[Ammiano Marcellino]] parla di moltitudini (Burns, p. 23).</ref> [[Goti]] e di altri popoli, scacciati dalle proprie terre dalle invasioni [[Unni|unne]], giunsero sul [[Danubio]], confine dell'[[Impero romano]], chiedendo asilo. [[Fritigerno]] e [[Alavivo]], capi dei [[Tervingi]], si appellarono all'[[imperatore romano]] [[Valente (imperatore romano)|Valente]], chiedendo che alla propria gente venisse permesso di stabilirsi sulla sponda meridionale del Danubio: il fiume li avrebbe infatti protetti dagli Unni, che non avevano l'equipaggiamento necessario per attraversarlo in forze. L'imperatore concesse l'asilo in termini estremamente favorevoli,<ref>Lenski, p. 342.</ref> permettendo che i Goti attraversassero il Danubio nei pressi di [[Durostorum]] (moderna [[Silistra]], [[Bulgaria]]), in [[Mesia seconda]], che una strada collegava direttamente al quartier generale operazionale romano di [[Marcianopoli]].<ref>Burns, p. 23.</ref> Fritigerno, probabilmente come segno di ringraziamento verso l'imperatore, si convertì al [[Cristianesimo]], scegliendo l'[[Arianesimo]].<ref name="burns25">Burns, p. 25.</ref>
 
Valente aveva promesso ai Goti terre da coltivare,<ref>Ai Goti vennero destinate zone separate della [[Tracia]] ([[Ammiano Marcellino]], ''Storie'', xxi.4.5).</ref> razioni di grano e l'inclusione nell'[[esercito romano]] con la funzione di ''[[foederati]]'': secondo le fonti dell'epoca, l'imperatore accettò di accogliere le popolazioni barbare allo scopo di rafforzare il proprio esercito e per aumentare la base imponibile del fisco;<ref>Wolfram, pp. 81-82.</ref> alcuni studiosi, tuttavia, come Peter Heather, ritengono invece che Valente non fu affatto contento dell'arrivo sulla frontiera del Danubio dei Goti proprio mentre era intento in operazioni militari contro la Persia, e accettò di accoglierli solo perché, con la maggior parte dell'esercito impegnato in Oriente, non era in grado di respingerli con le poche forze rimaste a presidio dei Balcani; secondo Heather, «l'unanimità delle nostre fonti, dunque, riflette più la propaganda con cui l'Imperatore era solito giustificare le sue scelte politiche che non i ragionamenti reali che le avevano motivate».<ref>Heather 2005, p. 210.</ref> Le fonti dell'epoca sembrano suggerire che l'Imperatore Valente, in effetti, si mosse con molta prudenza. Solo a una parte dei Goti venne fatta passare il Danubio, mentre gli ammalati e gli anziani vennero lasciati al di là della frontiera alla mercé degli Unni. Inoltre, coloro che venivano accolti in territorio romano avrebbero dovuto vedersi confiscate le proprie armi, contro il volere imperiale,<ref>{{Cita libro|autore=Michel Rouche|traduttore=Marianna Matullo|titolo=[[Attila]]|collana=I protagonisti della storia|anno=2019|editore=[[Salerno Editrice]]|città=[[Pioltello]] (MI)|p=68|volume=14|capitolo=IV- Il grande scontro (375-435)|ISBN=9772531560162 90014>}}</ref> ma alcune riuscirono a passare: le fonti antiche affermano che gli ufficiali romani si fecero corrompere permettendo ai Goti di conservarle;<ref>Eunapio, fr. 42; Zosimo, iv.20.5-6; Ammiano Marcellino, xxxi.4.10-11.</ref> gli storici moderni, invece, ritengono che all'inizio gli ufficiali romani, segnatamente il ''comes rei militari'' [[Lupicino]] e il ''dux'' Massimo,<ref>Kulikowski, p. 130.</ref> fossero riusciti ad applicare le disposizioni, sequestrando armi e cavalli, ma che in seguito le operazioni di attraversamento del fiume vennero velocizzate per evitare una sommossa dei Goti in attesa, e che ciò non permise di controllare perfettamente gli equipaggiamenti degli immigranti.<ref name="burns24">Burns, p. 24.</ref> Alcuni contingenti goti vennero inviati in [[Anatolia]]; nella confusione del momento, gruppi di profughi vennero prima mandati fino ad [[Edirne|Adrianopoli]] (distante 600 chilometri), poi di nuovo indietro.<ref name="burns24" />
 
La presenza di un popoloso stanziamento in un'area ristretta causò una penuria di viveri tra i Goti, che l'Impero non fu in grado di contrastare né con i rifornimenti di viveri né con le terre da coltivare promessi.<ref>Si trattava, del resto, di organizzare gli approvvigionamenti per un intero popolo (Wolfram, p. 82).</ref> La struttura logistica romana, che distribuiva gli approvvigionamenti in più centri allo scopo di ottenere una maggiore capillarità, venne messa sotto stress: i Goti, senza più approvvigionamenti, si diedero a mangiare carne di cane, che veniva loro fornita al prezzo di un cane per ogni bambino goto ceduto come schiavo.<ref name="burns24" /> Va però considerato che era comunemente accettato che un ufficiale romano ottenesse profitti dall'incarico di cui era investito; inoltre, il razionamento dei viveri alle popolazioni immigrate era un mezzo per tenere sotto controllo una moltitudine di barbari che si sarebbe potuta dimostrare ostile e, data la sua presenza al di qua delle frontiere, molto pericolosa.<ref name="kulikowski131">Kulikowski, p. 131.</ref> Altre popolazioni gote, i [[Grutungi]] di [[Alateo]] e [[Safrax]], giunsero sul confine chiedendo di essere ammesse, ma questa volta Valente rifiutò. Le ragioni del rifiuto potrebbero essere il timore di accettare troppi barbari all'interno dell'impero, o l'incapacità della logistica romana di sostenere altre popolazioni (i Tervingi costituivano da soli un peso notevole); è possibile anche che Valente abbia voluto dimostrare che l'accesso era un atto volontario a discrezione dell'imperatore.<ref name="kulikowski131" />