Partito Comunista Giapponese: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m nessuna indicazione della categoria/galleria Commons quando è presente la proprietà P373 |
Revisione |
||
Riga 51:
==Diffusione==
Il PCG è uno dei [[movimenti comunisti|partiti comunisti]] più grandi del mondo, con circa 400.000 iscritti. A differenza di molti altri partiti comunisti, questo partito non ha attraversato una crisi interna in seguito al crollo dell'[[Unione Sovietica]]. I risultati elettorali sono stati comunque a lungo in calo: nel 2000 raccolse l'11
Attualmente il presidente del PCG è {{nihongo|[[Kazuo Shii]]|志位和夫}} mentre il segretario generale è {{nihongo|[[Akira Koike]]|小池晃}}.
Riga 58:
==Storia==
Il PCG nasce il 15 luglio 1922, sull'onda della rivoluzione d'Ottobre. Per 23 anni è costretto ad operare in piena illegalità: è il solo partito che si oppone al regime imperiale, il solo che si oppone alle guerre che l'imperialismo giapponese conduce contro la Cina; che lotta per la liberazione di Taiwan e della Corea (colonie dell'imperialismo giapponese); che si oppone alla [[seconda guerra mondiale]] che vede il Giappone alleato della [[Germania nazista]] e dell'[[Italia fascista|Italia]] di [[Benito Mussolini|Mussolini]]. Con la fine della guerra, il PCG conquista il diritto ad un'esistenza legale, che sarà comunque sempre (anche oggi) sottoposta ad una serie di restrizioni. Nel 1950 i comunisti giapponesi si dividono. La guerra fredda ed il dibattito politico interno fanno crollare i suoi effettivi a
Gli attuali dirigenti comunisti giapponesi si ricollegano storicamente alla corrente interna al PCG che si oppose all'epoca alla linea maggioritaria, ispirata da Mosca e da Pechino, che mirava ad impegnare il partito giapponese ed altri partiti asiatici nella lotta armata contro l'occupazione americana. L'ostilità a quello che essi considerano l'“avventurismo” di quella linea e la volontà di “indipendenza” contro ogni tipo di interferenza esterna si imposero nei successivi congressi del [[1958]] e del [[1961]]. Questi congressi sono tuttora considerati come il fondamento politico dell'attuale PCG. Il partito determina dunque la sua identità nel quadro di una strategia che si può assimilare ai principi della via democratica al socialismo (“rivoluzione della maggioranza”, “cambiamenti democratici nel quadro del capitalismo”). Durante il conflitto sino-sovietico, i due grandi si contesero l'influenza in Giappone. Il PCG denunciò le ingerenze e ruppe con il [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica|PCUS]] e il [[Partito Comunista Cinese|PCC]] rispettivamente nel [[1964]] e nel [[1967]].
Riga 64:
In seguito denunciò l'URSS e segnatamente “l'occupazione delle [[isole Curili]], l'ingerenza nel movimento progressista giapponese, l'[[invasione della Cecoslovacchia]]”, e condannò egualmente la [[rivoluzione culturale cinese]]. Quando apparve il movimento “[[eurocomunismo|eurocomunista]]” si parlò di talune affinità con esso, anche se gli sviluppi successivi ne hanno piuttosto evidenziato le differenze: l'eurocomunismo italiano, la maggioranza di quello spagnolo, buona parte di quello francese è approdato alla [[socialdemocrazia]], mentre il PCG ha mantenuto e rinnovato la sua identità comunista (pur essendo ancora di idee simpatizzanti per la socialdemocrazia) e oggi ha rafforzato le sue relazioni con i comunisti asiatici (soprattutto cinesi, vietnamiti, indiani).
==L'influenza
Negli anni sessanta il PCG registra una crescita elettorale costante fino al 1970 (10,8%); poi una fase lenta di leggere flessioni, che lo conducono al 7,7% del 1993. Fino a questa data, sia pure con variazioni più o meno pronunciate, il livello elettorale dei comunisti giapponesi non è molto distante dalla media europea ed occidentale. Ciò che in seguito lo distingue è l'impennata dell'ottobre 1996 (13,1% con
Gli anni successivi vedono
== L'impianto
Il PCG indica la prospettiva di una società fondata sul socialismo, la democrazia e la pace, in opposizione ad ogni forma di militarismo. Esso propone di perseguire questi obbiettivi nell'ambito di una società che si presume resterà per un tempo non breve una società capitalistica, innanzitutto lottando contro “l'imperialismo e il suo principale e subordinato alleato in Giappone: il capitale monopolistico”. A breve e medio termine l'obbiettivo non è dunque una rivoluzione socialista, bensì una “rivoluzione democratica” a tappe, “con un avanzamento un passo alla volta”, per ottenere “mutamenti politici ed economici” ed “il pieno conseguimento della sovranità nazionale del Giappone”, che oggi è violata dall'alleanza politico-militare con gli Stati Uniti e la presenza di oltre 130 basi militari USA sul territorio nazionale. Il PCG chiede sia lo smantellamento di tutte le basi (in particolare di quella nell'isola di Okinawa che è la più grande degli USA in tutta l'Asia), sia l'abrogazione del Trattato di Sicurezza Giappone-Stati Uniti, di cui nel 2010 è ricorso il 50º anniversario della revisione.
Riga 79:
==Il Ruolo del PCG nella politica nazionale==
Il PCG è di fatto l'unica forza politica di opposizione di sinistra nel Paese, dopo il dissolvimento del Partito Socialista e l'integrazione del poco che ne rimane nell'area di centro-sinistra egemonizzata dal PD. Il PCG nutre ambizioni governative a medio termine, che traduce nella proposta di una “coalizione democratica” destinata a realizzare progressi in campo sociale e democratico e ad opporsi “all'imperialismo USA e ai monopoli giapponesi”. Obiettivo che esso si propone di realizzare nella prima parte del XXI secolo, con una maggioranza parlamentare. Esso combatte il capitalismo giapponese, che definisce “senza regole”, denuncia la sua totale subalternità agli interessi delle grandi imprese, non solo a detrimento dei salariati, ma anche delle piccole e medie imprese, dei subappaltatori, dei commercianti, che sono alla mercé delle decisioni dei giganti dell'economia giapponese. Esso denuncia inoltre la disoccupazione, per contrastare la quale propone la riduzione dell'orario di lavoro e il divieto delle ore straordinarie non retribuite. Il PCG si prepara
Come conseguenza della sua sconfitta nel 1945, il Giappone non ha il diritto di disporre di vere e proprie forze armate (art. 9 della Costituzione) – oggi peraltro rimesso in discussione dai gruppi dominanti del Paese - e ha cercato di aggirare questo divieto con la creazione delle Forze di autodifesa. Il PCG assegna a questo articolo della Costituzione, frutto della vittoria contro il suo proprio imperialismo, un'importanza primordiale. Esso reclama lo scioglimento di queste forze per incostituzionalità, ma anche perché le considera subordinate agli USA e destinate ad operazioni esterne. È importante però specificare come questa propensione del PCG per la partecipazione al governo del Paese non abbia affatto la stessa matrice politica, culturale ed ideologica di quei partiti che, partendo dall'eurocomunismo, sono approdati poi a derive socialdemocratiche o socialiste di sinistra. Per questi, infatti, il tema del governo rappresenta l'unico fine vero dell'azione politica, avendo ormai abdicato il tema della trasformazione sociale ed alla costruzione di una società socialista. E questo perché il PCG ritiene che suo compito in questa fase sia quello di orientare il Paese verso una politica più democratica e di effettiva libertà. Non un'uscita dal sistema, quindi, ma lavorare perché il Giappone diventi un Paese libero dalle schiavitù militari dell'imperialismo statunitense, demilitarizzato e che lavori perché il mondo sia libero dalla minaccia nucleare a dalle guerre.
Riga 88:
==L'Attività internazionale e il dibattito teorico==
Nell'ultimo decennio il PCG ha considerevolmente accresciuto la sua attività internazionale. Il fatto più rilevante è il solenne ristabilimento dei rapporti con il PC cinese avvenuto nel giugno 1998, e il successivo moltiplicarsi dei legami fra i due partiti. Questo riavvicinamento è legato all'attenzione politica e teorica del PCG per il socialismo. Esso accorda una grande “importanza al fatto che un quarto della popolazione mondiale vive in Paesi che hanno rotto con il capitalismo”. I comunisti giapponesi sono prudenti sulla caratterizzazione di questi regimi “socialisti”, li collocano in un processo di transizione, ma “non condividono il punto di vista secondo cui l'introduzione dell'economia di mercato in Cina e in Vietnam significa un ritorno al capitalismo”. Il PCG si definisce come “il partito della classe operaia e del popolo giapponese”; “considera il socialismo scientifico come il suo fondamento teorico, (…) suo principio organizzativo è il centralismo democratico”.
Costante è il riferimento teorico – non scolastico – al pensiero di Lenin. “Sicuro di un avvenire socialista e della sua bandiera”, il PCG confida nel fatto che “l'Asia diventerà una regione molto importante per la causa del progresso sociale nel XXI secolo e per l'avanzata verso il socialismo”. Avendo subito pesanti intromissioni negli affari interni, il PCG si è mostrato, in passato, ostile verso l'“egemonismo” dell'Unione Sovietica. Ma non per questo ha avuto un approccio sprezzante nei confronti dell'Ottobre sovietico, primo grande tentativo di costruzione di un paese socialista attraverso un percorso “per prove ed errori”. La normalizzazione delle relazioni con i sovietici è venuta soltanto il 24 dicembre 1979: tre giorni prima dell'[[Guerra in Afghanistan (1979-1989)|intervento in Afghanistan]], che suscitò la collera dei giapponesi ed il ritorno alla situazione precedente.
Nel giugno 1998 il ristabilimento delle relazioni con il PC cinese ha assunto la forma di una vera riconciliazione, con il riconoscimento da parte dei cinesi dei loro torti. Il comunicato finale affermava; “La parte cinese ha compiuto un serio esame ed una rettifica relativamente al fatto che nelle relazioni bilaterali con il PCG la parte cinese, influenzata dal clima internazionale degli anni 1960, della Grande rivoluzione culturale in Cina e da altre, ha preso delle misure che erano incompatibili con i quattro principi che regolano le relazioni da partito a partito, in particolare il principio della sua ingerenza negli affari interni di ciascuno. La parte giapponese ha apprezzato l'atteggiamento sincero della parte cinese. Le due parti riconoscono che, grazie a questi colloqui, la questione storica che è esistita fra i due partiti è stata fondamentalmente risolta e si sono accordate per normalizzare le relazioni PCG-PCC”. Oggi le relazioni del PCG coi comunisti cinesi sono assai intense e si registra una forte affinità. I dirigenti del PCG si incontrano regolarmente
Poco dopo, l'invito reciproco del partito giapponese a Mosca è stato da quest'ultimo fortemente sottolineato. Questa recente evoluzione del consolidamento dei legami del PCG con i partiti comunisti del mondo intero e la sua scelta per il socialismo per il XXI secolo indicano chiaramente un orientamento diverso dalla evoluzione di altre formazioni scaturite dalla tradizione comunista, che cercano al contrario di interrompere o allentare questi legami. La specificità politica dei comunisti giapponesi permette di valutarne meglio le ripercussioni. Tenuto conto del peso del Giappone nel mondo, della sua collocazione geopolitica nel cuore dell'Asia e della vicinanza con Paesi tanto diversi e decisivi come la Cina, la Russia e l'India, l'influenza del PCG e la sua evoluzione non possono sfuggire ad un'approfondita analisi politica. Abbiamo già detto - e ribadiamo - che la particolarità dei comunisti giapponesi confuta di per sé la tesi di numerosi ideologi sul carattere ineluttabile del declino dei PC, a cominciare da quelli dei Paesi sviluppati. Provenendo da un Paese asiatico, questo dato obbliga i comunisti europei, occidentali e nord-americani a tenerne conto nelle loro riflessioni.
|