Nuova Antologia: differenze tra le versioni

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La rivista fu fondata a [[Firenze]] sul finire del [[1865]] da [[Francesco Protonotari]] (1836-1888), professore di Economia politica a Pisa. Il nome completo della testata, edita da [[Le Monnier]], era «Nuova Antologia di scienze, lettere ed arti».
 
Il titolo indicava chiaramente l'intenzione del fondatore di rifarsi all'illustre «[[Antologia (rivista)|Antologia]]» del [[Gabinetto Vieusseux|Vieusseux]] (edita a Firenze dal 1821 al 1832). Come la rivista da cui traeva esempio e ispirazione, la «Nuova Antologia» voleva unire il sapere scientifico a quello umanistico. La rivista però non voleva essere un esercizio teorico di erudizione: insieme ai saggi conteneva commenti sull'attualità e sulla politica italiana, interna ed estera<ref>{{cita|Ceccuti|p. 15|Ceccuti, 2001}}.</ref>.
 
Il primo numero recò la data di gennaio [[1866]]. La «Nuova Antologia» era edita dalla Società Successori Le Monnier, presieduta da [[Bettino Ricasoli]].<ref>{{cita|Ceccuti|p. 14|Ceccuti, 2001}}.</ref> Nelle prime dodici annate la rivista, che uscì in fascicoli mensili di circa 200 pagine, ebbe per collaboratori nomi illustri come [[Alessandro Manzoni|Manzoni]], [[Ferdinando Petruccelli della Gattina|Petruccelli della Gattina]], [[Niccolò Tommaseo|Tommaseo]], [[Andrea Maffei (poeta)|Maffei]], [[Terenzio Mamiani|Mamiani]], [[Giacomo Boni|Boni]] e altri.
 
Nel gennaio [[1878]] la periodicità passò da mensile a quindicinale. In marzo la sede fu trasferita a [[Roma]], in via San Sebastianello, nei pressi di [[piazza di Spagna]]. Dopo la trasformazione della periodicità e il trasferimento, nel gennaio [[1880]] si decise anche di togliere dalla testata le parole ''scienze, lettere ed arti'', trasferite nel sottotitolo «Rivista di scienze, lettere ed arti». Dopo la morte del fondatore ([[1888]]), la direzione venne affidata al fratello, Giuseppe Protonotari. Nel [[1900]] il sottotitolo divenne «Rivista di lettere scienze ed arti».
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Durante la [[Prima guerra mondiale]] la rivista interruppe le pubblicazioni, ma quando nel dopoguerra le riprese, non riuscì a recuperare le caratteristiche che l'avevano distinta nel panorama letterario fra la fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]] e gli inizi del [[XX secolo|Novecento]]. La «Nuova Antologia» non cercò di stare al passo con le altre riviste che avevano recuperato scegliendo la via del dibattito e della polemica letteraria, ma ne rimase distante preferendo sempre la linea più tradizionale e non incline alle battaglie ideologiche.
 
Con l'avvento del [[fascismo]], il regime decise d'impossessarsi della rivista. La sede fu trasferita in via del Collegio Romano.<ref>{{cita|Ceccuti|p. 18|Ceccuti, 2001}}.</ref> «Nuova Antologia» divenne la rivista ufficiale dell'[[Accademia d'Italia]]; la direzione fu affidata a [[Luigi Federzoni]] (dal [[1932]] alla caduta del regime nel luglio [[1943]]). La rivista presentava delle [[rubrica (giornalismo)|rubriche]] fisse, come le ''Rassegne'' di letteratura, economia, arti e scienze e le ''Ricerche''. Ebbe altri collaboratori famosi, come [[Eugenio Garin]], [[Alessandro Bonsanti]], [[Carlo Bo]], [[Nicola Abbagnano]], [[Norberto Bobbio]], [[Renzo De Felice]], [[Arturo Carlo Jemolo]], [[Matilde Serao]], [[Grazia Deledda]], [[Giovanni Papini]], [[Luigi Ugolini]], [[Nicolò d'Alfonso]] e [[Achille Campanile]]. Tra le anticipazioni si ricordano le pagine delle ''[[Sorelle Materassi (romanzo)|Sorelle Materassi]]'' di [[Aldo Palazzeschi]] e del ''[[Il mulino del Po|Mulino del Po]]'' di [[Riccardo Bacchelli]].
 
Tra la caduta del regime (25 luglio 1943) e la liberazione di Roma (4 giugno 1944) la rivista ebbe uscite irregolari. Durante la [[Repubblica Sociale Italiana]], un'altra Nuova Antologia fu edita tra Firenze e Milano (diretta da [[Giovanni Gentile]] nei suoi ultimi mesi di vita), mentre a Roma ripresero le uscite regolari nell'Italia liberata. La rivista venne riscattata ([[1945]]) da un gruppo di industriali presieduto da Guido Zerilli Marimò. La società editrice venne denominata Nuova Antologia, lo stesso nome della rivista.<ref name="ReferenceA">{{cita|Ceccuti|p. 22|Ceccuti, 2001}}.</ref>
 
===Dal 1946 al 2000===
Alla metà del XX secolo la diffusione era limitata a poche migliaia di copie, vendute perlopiù su abbonamento, ma era elevato il suo prestigio, dato che raccoglieva il meglio dell'intellettualità italiana. Nel Comitato direttivo della «Nuova Antologia» entrarono [[Giovanni Spadolini]], [[Aldo Ferrabino]], [[Pasquale Jannaccone]], [[Giuseppe Paratore]] ed [[Arturo Carlo Jemolo]], [[Roberto Ago]] e [[Mario Toscano]].<ref>{{cita|Ceccuti|pp. 23-24|Ceccuti, 2001}}.</ref>
 
Alla fine degli anni Cinquanta la «Nuova Antologia» trovò sede in via dell'Umiltà. Nel decennio successivo la sede fu trasferita in via Marcello Malpighi (nei pressi della [[Nomentana]]). Negli anni settanta la rivista attraversò un periodo di crisi, giungendo a un passo dalla chiusura. [[Giovanni Spadolini]], direttore ''de facto'' sin dal 1956, lanciò una campagna di stampa che incontrò un insperato successo (novembre 1977 - febbraio 1978). Dopo aver salvato la rivista, Spadolini ne rilevò la proprietà (al prezzo simbolico di una lira) e si occupò in prima persona del suo rilancio.<ref>{{cita|Ceccuti|p. 26|Ceccuti, 2001}}.</ref>
 
Trasferì la sede della rivista a [[Firenze]], dov'era nata, e mutò la periodicità da mensile a trimestrale. Il primo fascicolo della nuova edizione, dove il sottotitolo cambia in «Rivista trimestrale di lettere, scienze ed arti», uscì nel 1978 (fasc. 2125-2126 del gennaio-giugno 1978), consta di quasi settecento pagine e contiene saggi di [[Eugenio Montale]], Jemolo, [[Eugenio Garin]], Bauer, [[Leo Valiani]], [[Giuseppe Galasso|Galasso]], [[Piero Chiara]], [[Alberto Ronchey]] e altri. Infine, nel luglio [[1980]] nacque la Fondazione Nuova Antologia, la società che è tuttora proprietaria della rivista.<ref>{{cita|Ceccuti|p. 27|Ceccuti, 2001}}.</ref> Dopo la morte di Giovanni Spadolini (4 agosto 1994), la fondazione è stata rinominata [[Fondazione Spadolini Nuova Antologia]].
 
Nella sua lunga storia, la «Nuova Antologia» lanciò due giovani che divennero firme di prim'ordine del giornalismo italiano: [[Indro Montanelli]] (1935) ed [[Eugenio Scalfari]] (1946).<ref name="ReferenceA"/>