Governo d'Azeglio I: differenze tra le versioni

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Il '''Governo D'Azeglio I''' è stato il ministero costituzionale del [[Regno di Sardegna]] succeduto al [[Governo de Launay]].
 
Il Presidente del Consiglio [[Claudio Gabriele de Launay]] si dimise il 6 maggio 1849 per i dissidi con il ministro dell'Interno Pinelli ma soprattutto perché ritenuto contrario al regime costituzionale.<ref>{{cita|F. Bartolotta|p. 7}}.</ref>
 
[[Vittorio Emanuele II d'Italia|Vittorio Emanuele II]], dopo l'irrigidimento dell'[[Impero austriaco|Austria]] nelle trattative di pace, si rende conto che una politica conservatrice che tenga ai margini i democratici e che sviluppi un rapporto di buon vicinato con gli Austriaci non è attuabile. Non resta che avvicinarsi, se non proprio ai democratici, almeno ai moderati, che però, pur disposti a molti compromessi, su due cose non transigono: sulla [[Statuto albertino|Costituzione]] e sul programma nazionale. Per costoro, naturalmente, de Launay non è più l'uomo adatto.<ref>{{cita|I. Montanelli|pp. 295-296}}.</ref>
 
Su consiglio di [[Pier Dionigi Pinelli|Pinelli]], la scelta del successore, dopo un tentativo fallito sul nome di [[Vincenzo Gioberti]], cadde su [[Massimo d'Azeglio]]: «Ne ho voglia come di buttarmi dal terzo piano» e per alcune ore oppose un netto rifiuto, ma poi si rassegnò. Pose però delle condizioni: prima che piemontese, disse, si sentiva italiano e come tale intendeva comportarsi. La sua designazione sollevò consensi quasi unanimi: con lui, la Costituzione era salva e, anche se rimandata ''[[sine die]]'', la lotta per l'indipendenza nazionale restava il grande traguardo della politica piemontese.<ref>{{cita|I. Montanelli|p. 296-297}}.</ref>
 
Il Ministero ''D'Azeglio I'' rimase in carica dal 7 maggio [[1849]] fino al 21 maggio [[1852]].
 
Durante il periodo gli affari di alcuni Ministeri vennero spostati: l'11 ottobre [[1850]], con [[Regio decreto legge|R.D.]] n. 1081, gli affari della [[Marina del Regno di Sardegna|Marina militare]] e mercantile vennero staccati dal Ministero della Guerra ed attribuiti al Ministero di Agricoltura e Commercio. Successivamente, il 26 febbraio [[1852]], con la soppressione del Ministero di Agricoltura e Commercio vennero provvisoriamente affidati al Ministero delle Finanze, insieme a quelli del Commercio; quelli dell'Agricoltura al Ministero dell'Interno e gli Istituti di Istruzione tecnica professionale al Ministero dell'Istruzione pubblica.<ref>{{cita|F. Bartolotta|p. 9}}.</ref>
Il 12 ottobre [[1850]] su proposta di D'Azeglio, consigliato da [[Alfonso La Marmora|La Marmora]] che intervenne anche presso il Re, entrava per la prima volta in un Governo [[Camillo Benso, conte di Cavour]].<ref>{{cita|I. Montanelli|p. 310}}</ref>
 
Il 12 ottobre [[1850]] su proposta di D'Azeglio, consigliato da [[Alfonso La Marmora|La Marmora]] che intervenne anche presso il Re, entrava per la prima volta in un Governo [[Camillo Benso, conte di Cavour]].<ref>{{cita|I. Montanelli|p. 310}}.</ref>
L'11 maggio [[1852]] veniva eletto [[Presidente della Camera dei Deputati]] l'onorevole [[Urbano Rattazzi|Rattazzi]], leader dell'opposizione, candidato appoggiato anche dal ministro [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]] che aveva, proprio in quel periodo, stipulato un accordo politico, con lo stesso Rattazzi, che passerà alla Storia come il ''[[connubio]]''. Il Presidente del Consiglio e gli altri ministri appoggiavano però [[Carlo Bon Compagni di Mombello]]. D'Azeglio si dimise, ma il Re non le accettò. Nel [[Consiglio dei Ministri]] del 16 maggio, il Cavour, di cui fu rimproverata l'iniziativa assunta per l'elezione di Rattazzi, a sua volta, si dimetteva. Tutto il gabinetto fu costretto, perciò, a rassegnare il mandato.<ref>{{cita|F. Bartolotta|p. 10}}</ref>
 
L'11 maggio [[1852]] veniva eletto [[Presidente della Camera dei Deputati]] l'onorevole [[Urbano Rattazzi|Rattazzi]], leader dell'opposizione, candidato appoggiato anche dal ministro [[Camillo Benso, conte di Cavour|Cavour]] che aveva, proprio in quel periodo, stipulato un accordo politico, con lo stesso Rattazzi, che passerà alla Storia come il ''[[connubio]]''. Il Presidente del Consiglio e gli altri ministri appoggiavano però [[Carlo Bon Compagni di Mombello]]. D'Azeglio si dimise, ma il Re non le accettò. Nel [[Consiglio dei Ministri]] del 16 maggio, il Cavour, di cui fu rimproverata l'iniziativa assunta per l'elezione di Rattazzi, a sua volta, si dimetteva. Tutto il gabinetto fu costretto, perciò, a rassegnare il mandato.<ref>{{cita|F. Bartolotta|p. 10}}.</ref>
 
==[[Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno di Sardegna|Presidente del Consiglio dei ministri]]==