Papa Pio II: differenze tra le versioni

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{{Papa della Chiesa cattolica
|nome=Papa Pio II
|immagine=EneaPapa SilvioPio PiccolominiII (Pius. II)Enea ritrattoSilvio tagliatoPiccolomini.jpg
|didascalia =Enea Silvio Piccolomini (Pius II) in un'incisione del 1837
|stemma = [[File:C o a Piccolomini Popes.svg|100px]]
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==== Il Concilio di Basilea e la causa conciliarista (1431-1445) ====
{{Vedi anche|Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze}}
Dopo aver conseguito la laurea, il giovane Piccolomini si stabilì a [[Siena]] come docente, ma nel [[1431]] accettò il posto di segretario di [[Domenico Capranica]], [[Arcidiocesi di Fermo|vescovo di Fermo]], allora sulla strada che lo conduceva al [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|Concilio di Basilea]] in polemica contro il nuovo [[papa Eugenio IV]] che intendeva non riconoscergli la nomina a cardinale<ref name=":1">{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/pio-ii_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/|titolo=Pio II|autore=Marco Pellegrini|data=|accesso=}}</ref>. Arrivato a [[Basilea]] nel 1432, il giovane Piccolomini mostrò la sua abilità politica e diplomazia servendo [[Domenico Capranica|Capranica]] e diversi altri signori. Nel [[1435]] venne inviato dal cardinale [[Niccolò Albergati|Albergati]], legato di Eugenio al concilio, in missione segreta in [[Scozia]] presso [[Giacomo I di Scozia|Giacomo I]], missione durante la quale ebbe due figli illegittimi<ref name=":0" />. Piccolomini visitò l'[[Inghilterra]] oltre alla Scozia, e fu soggetto a diversi pericoli e vicissitudini in entrambe le nazioni, delle quali lasciò un prezioso resoconto<ref>{{Cita|Rizzatti|p. 21}}</ref>.
 
Nel frattempo, il Concilio di Basilea cominciò a manifestare in modo più violento quelle tendenze [[conciliarismo|conciliariste]] elaborate durante il [[Concilio di Costanza]]. Papa Eugenio IV, preoccupato per tale piega, decise di trasferire la sede ufficiale del Concilio a [[Ferrara]] (1437), città ove poteva tenere più sotto controllo l'operato dei Padri conciliari in quanto italiana<ref>{{Cita libro|autore = J.N.D. Kelly|titolo = Vite dei Papi|anno = 1995|editore = Piemme|città = Casale Monferrato|p = p.. 408}}</ref>. Buona parte dei padri rifiutarono la decisione di Eugenio, dando origine al cosiddetto «piccolo scisma d'occidente». Piccolomini, benché ancora [[laico]], fu nominato funzionario del Concilio nel 1436<ref name=":2">{{Cita libro|autore = J.N.D Kelly|titolop. =416}} Vitee dei Papi{{Cita|annoPellegrini, = 1995|editore = Piemme|città = Casale Monferrato|p = 416papi}}</ref> e, dopo l'aperta rottura avvenuta nel 1437, passò dalla parte dei conciliaristi. Nell'autunno del 1439 appoggiò l'elezione ad antipapa dell'ex [[Duchi di Savoia|duca di Savoia]] Amedeo VIII ([[antipapaAmedeo FeliceVIII Vdi Savoia|Felice V]])<ref name=":1" />, e nel 1440 scrisse il ''Libellus dialogorum de generalis concilii authoritate''<ref name=":1" />, vero e proprio ''[[pamphlet]]'' in difesa dell'autorità conciliare<ref>{{Cita|Cappelli|p. 216}}</ref>.
[[File:Frederick III, Holy Roman Emperor.jpg|miniatura|L'imperatore Federico III, in un dipinto di [[Hans Burgkmair]]. Alla corte dell'arciduca d'Austria, il futuro pontefice rimase per diversi anni, stringendovi amicizia.]]
 
Visto però lo scarso seguito che Felice V riuscì a ottenere, Piccolomini trovò un pretesto per entrare, nel 1442, alla corte dell'[[Federico III d'Asburgo|imperatore Federico III]]<ref>{{Cita|Kelly|p. name=":2" 416}}</ref>. In virtù delle sue eccellenti doti retoriche e della sua vasta cultura, venne incoronato [[poeta laureato]] nella dieta di Francoforte del 1443<ref name=":1" />, ed ottenne il patrocinio del cancelliere dell'imperatore, [[Kaspar Schlick]]. Nei tre anni vissuti a corte Piccolomini scrisse due tra sue opere letterarie più significative e importanti: la commedia ''Chrisis'' nel 1443 e la celebre novella ''Historia de duobus amantibus'' nel 1444<ref name=":1" />, che ebbe un importante influsso sulla produzione letteraria successiva<ref>Il filone dell'amor cortese-petrarchesco rinvigorito dalla penna del Piccolomini servì da modello per la stagione cavalleresca del tardo '400 (l'''Orlando Innamorato'' di [[Matteo Maria Boiardo]] e l’''Orfeo ed Euridice ''del [[Agnolo Poliziano|Poliziano]]) e del '500 (l' ''Orlando Furioso ''dell'[[Ludovico Ariosto|Ariosto]] e alcuni episodi della ''Gerusalemme Liberata'' del [[Torquato Tasso|Tasso]])</ref>.
 
==== La riconciliazione con Roma e le missioni diplomatiche (1445-1458) ====
 
===== La conversione e la risoluzione del "Piccolo Scisma" =====
Nel 1445, all'apice della gloria politica e letteraria, Piccolomini contrasse una grave malattia che lo spinse, una volta guarito, a cambiare radicalmente vita<ref name=":2">{{Cita libro|autore=J.N.D Kelly|titolo=Vite dei Papi|anno=1995|editore=Piemme|città=Casale Monferrato|p=416}}</ref>.Il suo carattere era stato fino ad allora quello di un facile uomo di mondo, senza pretesa di coscienziosità nella morale o di coerenza in politica. Egli iniziò a essere più regolare nel primo aspetto, e nel secondo adottò una linea definita facendo pace con [[Roma]]. Essendo stato inviato in missione a Roma nel [[1445]] da parte di Federico III, con lo scopo apparente di indurre Eugenio a convocare un nuovo concilio, venne assolto dalle censure ecclesiastiche e fece ritorno in [[Germania]] con il compito di assistere il Papa<ref name=":1" />.
 
Questo fece, in maniera molto efficace, con la destrezza diplomatica con la quale ammorbidì le differenze tra la corte papale di Roma e gli elettori imperiali tedeschi; ed ebbe anche una parte importante nel compromesso col quale, nel [[1447]], il morente Eugenio accettò la riconciliazione offerta dai principi tedeschi, lasciando senza supporto il concilio e l'antipapa<ref name=":2" />. Enea per quel tempo aveva già preso i voti: consacrato suddiacono nel 1446, fu ordinato [[presbitero]] il 4 marzo 1447<ref name=":1" />.
 
===== Al servizio dei papi Niccolò V e Callisto III =====
Il nuovo [[papa Niccolò V]] era un umanista e anche amico personale del Piccolomini<ref>{{Cita libro|autore = Giulio Cappelli|titolo = L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla|anno = |editore = |città = |p = 217}}</ref>. Entrato nelle grazie del nuovo pontefice, Piccolomini percorse una rapida carriera ecclesiastica: fu [[Diocesi di Trieste|vescovo di Trieste]] dal 19 aprile 1447 fino al 23 settembre 1450<ref name=":1" />, quando fu nominato [[vescovo di Siena]], seggio vescovile che ricoprì fino al 19 agosto 1458<ref name=":1" /> e non senza tribolazioni. Difatti, l'appartenenza del Piccolomini ad un'antica famiglia magnatizia caduta in disgrazia e l'ambiguità dello stesso Piccolomini nelle trattative con le autorità cittadine, resero inviso ai senesi l'insediamento di quest'ambiguo loro concittadino, diffidenza che si trasformò poi in aperta ostilità quando nel 1456, dopo aver ricevuto il [[galero|cappello]] cardinalizio, fu negato al porporato l'ingresso nella sua città<ref name=":1" />.
[[File:Calixtus III - Enea Piccolomini - Pituricchio.jpg|left|thumb|[[Pinturicchio]],'' [[Callisto III]] eleva Piccolomini alla dignità cardinalizia'', Libreria Piccolomini, Cattedrale di Siena|alt=]]
Nelle sue diocesi, però, il presule poté risiedere pochissimo tempo, tanto era impegnato in varie missioni diplomatiche per conto della Santa Sede. Niccolò V, sapendo dei buoni rapporti che intercorrevano tra il Piccolomini e Federico d'Asburgo (e della sua ottima conoscenza della lingua tedesca), lo inviò, insieme al cardinale [[Nicola Cusano|Cusano]], come ambasciatore alla corte imperiale per negoziare il matrimonio di questi con la principessa [[Eleonora d'Aviz]] (celebrato per procura nel 1450), cosa che riuscì a portare a termine insieme alla stipulazione di un concordato che ristabiliva i rapporti fra Chiesa e Impero<ref>{{Cita libro|autore = Claudio Rendina|titolo = I Papi|anno = 2005|editore = Newton&Compton|città = Ariccia|p = 581}}</ref>. Nel [[1451]] intraprese una missione in [[Boemia]] dove concluse un soddisfacente accordo con il capo degli [[hussiti]], [[Giorgio di Podebrady]]; nel [[1452]] ricevette Federico a Siena e lo accompagnò a Roma, dove l'imperatore sposò "ufficialmente" Eleonora<ref name=":1" /> e venne incoronato [[re dei Romani]] (9 marzo) e poi [[Sacro romano imperatore]] il 19 marzo<ref name=":1" />. Fu l'ultimo imperatore ad essere incoronato a Roma<ref>{{Cita libro|autore = Rendina|titolo = I Papi|anno = 2005|editore = Newton&Compton Editori|città = Ariccia|p = 575}}</ref>.
 
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{{Citazione|E che è la nostra Italia senza il presule romano? [...] O il papa francese se ne andrà in Francia, e la nostra dolce patria sarà orbata del suo splendore; o resterà tra noi, e l'Italia, regina delle genti, servirà un padrone straniero e noi saremo schiavi della gente francese.|Enea Silvio Piccolomini, Commentarii, ed. Totaro, pp. 197-201}}
 
[[File:Pintoricchio 012.jpg|left|thumb|[[Pinturicchio]], ''Pio II benedicente'', particolare tratto dal ciclo d'affreschi della [[Libreria Piccolomini]] della [[Cattedrale di Santa Maria Assunta (Siena)|Cattedrale di Siena]].|alt=]] Grazie a questa prova di coraggio e in virtù delle sue abilità politiche dimostrate negli anni, intensissimi, che intercorsero dal 1450 alla data del conclave, Enea Silvio Piccolomini fu eletto pontefice il 19 agosto del 1458. Si schierarono in suo favore il cardinal Colonna e i due cardinali nipoti di Callisto III<ref name=":1" />. Incoronato il 3 settembre<ref name=":1" />, il nuovo papa scelse come nome pontificale "Pio" in omaggio non tanto a san [[Pio I]], quanto al tanto amato [[Enea]] virgiliano, il cui appellativo era <nowiki>''Pius''</nowiki>.<ref>{{Cita libro|autore = Claudio Rendina|titolo = I Papi|anno = |editore = |città = |pp = 581-582}}</ref>
 
Nonostante i soli 53 anni d'età, la salute del papa umanista non era buona: affetto da gotta e da altri acciacchi<ref name=":1" />, Pio era consapevole del suo precario stato di salute, e proprio per questo motivo si buttò anima e corpo per realizzare il vasto piano di riforme e la creazione della grande coalizione europea volta a scacciare i turchi da Costantinopoli.
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====Crociata contro gli Ottomani====
Dopo aver riconosciuto [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando d'Aragona]] (figlio di [[Alfonso V d'Aragona]]) quale erede al trono napoletano, nell'ottobre del 1458 Pio riunì un congresso dei rappresentanti dei principi cristiani a [[Mantova]]<ref name=":3">{{Cita libro|autore = J.N.D Kelly|titolo = Vite dei Papi|anno = |editore = |città = |p = 417}}</ref> con la bolla ''Vocavit nos''<ref name=":1" />, per intraprendere un'azione comune contro i [[impero ottomano|Turchi Ottomani]] che avevano conquistato definitivamente [[Costantinopoli]] e stavano per prendere possesso di tutto l'[[Impero bizantino]], sotto la guida di [[Maometto II]]. A tal fine, il 19 gennaio [[1459]]<ref name=":1" /> il Papa istituì un nuovo ordine religioso cavalleresco, l'[[Ordine di Santa Maria di Betlemme]].<br/>
[[File:Pintoricchio 018 detail.jpg|left|thumb|290x290px|[[Pinturicchio]], ''Pio II eleva agli onori degli altari [[Caterina da Siena]]'' (1461), [[Libreria Piccolomini]], Cattedrale di Siena.|alt=]]
Il congresso invece non produsse gli effetti sperati: [[Milano]] era assorbita dal tentativo di prendere [[Genova]]; [[Firenze]] consigliò cinicamente al Papa di lasciare che turchi e veneziani si logorassero a vicenda; i regni di Francia e d'Inghilterra erano impegnati l'uno nel conflitto contro il Ducato di Borgogna, l'altro nella guerra civile (oggi nota come [[Guerra delle due rose]]). Inoltre [[Luigi XI di Francia]], risentito per il fatto che Pio II preferì Ferdinando d'Aragona al candidato francese [[Renato d'Angiò]] per il trono di Napoli, continuò nella sua politica anti-papale appoggiando e propugnando la [[prammatica sanzione di Bourges]] del 1438<ref name=":3" />. Infine, la Germania, dal Tirolo alla Pomerania, era agitata da complotti antipapisti nonché anti-imperiali. Pio II venne coinvolto, suo malgrado, in una serie di dispute con il re di Boemia e vertice del movimento hussita [[Giorgio Poděbrady|Giorgio Podiebrady]], che aspirava a diventare re dei Romani al posto di Federico d'Asburgo<ref name=":3" />. Il pontefice dovette fronteggiare anche Sigismondo conte del Tirolo, che si oppose alla linea riformatrice propugnata dal cardinale e teologo [[Niccolò Cusano]]<ref name=":3" />.
[[File:Pintoricchio 013.jpg|thumb|290x290px|[[Pinturicchio]], "''[[Libreria Piccolomini#Pio II giunge ad Ancona per dare inizio alla crociata|Pio II giunge ad Ancona per dare inizio alla crociata]]''" (tra il [[1502]] e il [[1507]]), [[Libreria Piccolomini]], [[Cattedrale di Siena]].]]
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== Opere ==
=== I ''Commentarii'' ===
[[File:Euryalus Sends His First Letter to Lucretia - Google Art Project.jpg|left|thumb|Anonimo, ''Eurialo manda la sua prima lettera a Lucrezia'', 1460-1470, [[Jean Paul Getty Museum]]. L'episodio è tratto dal ''Historia de Duobus Amantibus'' di Enea Silvio Piccolomini.|alt=]]
Papa Pio fu un autore versatile e prolifico, uno dei più grandi umanisti del '400. La sua opera più importante sono i ''Commentarii rerum memorabilium quae temporibus suis contigerunt ''(cioè ''I Commentari delle cose memorabili che accaddero ai suoi tempi''), la cui stesura lo impegnò negli anni 1462-1463<ref>{{Cita libro|autore = Giulio Cappelli|titolo = L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla|anno = |editore = |città = |p = 220}}</ref>. Scritti in terza persona come i ''Commentarii ''cesariani, sono divisi in 12 libri<ref>Come l'Eneide</ref> e hanno come scopo principale quello di celebrare la figura del pontefice, dipingendolo come uomo retto e prodigo nei confronti dei bisogni della cristianità<ref name=":8">{{Cita libro|autore = |titolo = Giulio Cappelli|anno = L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla|editore = |città = |p = 222}}</ref>. I ''Commentarii ''non si limitano però ad un mero narcisismo autocelebrativo: il Piccolomini descrive il mondo in cui vive, i suoi viaggi, le abitudini degli uomini che ha incontrato, dandoci così un potente affresco della società rinascimentale<ref>{{Cita libro|autore = G. Cappelli|titolo = L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla|anno = |editore = |città = |p = 220}}</ref> da un lato; dall'altro, hanno anche la finalità di esortare i cristiani alla riscoperta della propria fede, spronandoli alla riscossa<ref name=":8" />. Stefan Bauer così commenta le finalità dell'opera<ref name=":6">{{Cita web|autore = Stefan Bauer|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/enea-silvio-piccolomini_%28Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Politica%29/|titolo = Enea Silvio Piccolomini in Il Contributo italiano alla storia del pensiero-politica|accesso = |data = }}</ref>:
{{Citazione|Piccolomini vi ripercorre la propria vita, giustificando le sue azioni e fissando un'immagine virtuosa di sé sia come politico, sia come pontefice}}Pubblicati nel [[1584]]<ref name=":6" /> (oltre un secolo dopo), essi furono attribuiti a tal Gobelinus (ossia Giovanni Gobelino, un parente tedesco dei Piccolomini), che ne fu in realtà soltanto il [[amanuense|copista]]. L'edizione fu curata dall'[[arcivescovo di Siena]] Francesco Bandini ([[1529]]-[[1588]]), che alterò pesantemente l'opera, mutilandola dei passi più scabrosi e scandalosi e modificandone lo stile. Numerosi passaggi soppressi all'epoca della pubblicazione sono stati pubblicati nella ''Transazione'' dell'[[Accademia Nazionale dei Lincei]] da Giuseppe Cugnoni, assieme ad altre opere inedite, nel 1984<ref name=":6" />. I ''Commentari'' di Pio sono una lettura di notevole valore storico.