Papa Pio II: differenze tra le versioni

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=== Formazione e carriera ecclesiastica ===
==== Giovinezza ed educazione ====
Enea Silvio Piccolomini nacque a Corsignano (l'odierna [[Pienza]]), nel territorio [[Siena|senese]], il 18 ottobre del 1405<ref>{{Cita|Rendina|p. 580}} e {{Cita|Pellegrini, papi}}</ref>, primo dei diciotto figli<ref>Dei diciotto fratelli raggiunsero l'età adulta, oltre a Enea Silvio, le sorelle Caterina e Laudomia, quest'ultima madre del futuro pontefice [[Papa Pio III|Pio III]]. ''Cfr.'' {{Cita|Pellegrini, papi}}</ref> di Silvio Piccolomini, di nobile famiglia decaduta ed esiliata in seguito ai contrasti con la famiglia senese dei Tolomei<ref>{{Cita|Pellegrini, papi}}</ref>, e di Vittoria Forteguerri. La famiglia aveva scelto questo nome per via di un loro avo di nome ''Giulius Piccolominis Amideis'', che era imparentato con la famiglia degli [[Amidei]] di [[Firenze]]. Quando seppero della discendenza degli Amidei dalla [[Gens Iulia|''Gens Iulia'']], decisero di chiamare il futuro Pio II Enea Silvio, in onore di [[Enea]], figlio di [[Venere (divinità)|Venere]], che, come sosteneva la Gens Iulia, era il primo membro della loro famiglia. Ebbe un'educazione di prim'ordine. Nel 1423 fu mandato dalla famiglia all'[[Università degli Studi di Siena|Università di Siena]] per studiare [[diritto]]<ref name=":2">{{Cita|Bauer}}</ref>, alle cui lezioni assistette malvolentieri, in quanto dedicò le sue energie nello studio dei classici latini e greci (in particolar modo [[Platone]], [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]]), nelle bravate con gli amici e nella passione per le donne<ref name=":0">{{Cita|Rendina|p. 580}}</ref>. Nel 1429, per volontà paterna fu inviato a Firenze per perfezionare gli studi, città ove poté frequentare umanisti di prim'ordine quali [[Francesco Filelfo]], [[Leonardo Bruni]] e [[Poggio Bracciolini]]<ref>{{Cita|Pellegrini, papi}}</ref>.
 
==== Il Concilio di Basilea e la causa conciliarista (1431-1445) ====
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Dopo aver conseguito la laurea, il giovane Piccolomini si stabilì a [[Siena]] come docente, ma nel [[1431]] accettò il posto di segretario di [[Domenico Capranica]], [[Arcidiocesi di Fermo|vescovo di Fermo]], allora sulla strada che lo conduceva al [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|Concilio di Basilea]] in polemica contro il nuovo [[papa Eugenio IV]] che intendeva non riconoscergli la nomina a cardinale<ref name=":1">{{Cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/pio-ii_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/|titolo=Pio II|autore=Marco Pellegrini|data=|accesso=}}</ref>. Arrivato a [[Basilea]] nel 1432, il giovane Piccolomini mostrò la sua abilità politica e diplomazia servendo [[Domenico Capranica|Capranica]] e diversi altri signori. Nel [[1435]] venne inviato dal cardinale [[Niccolò Albergati|Albergati]], legato di Eugenio al concilio, in missione segreta in [[Scozia]] presso [[Giacomo I di Scozia|Giacomo I]], missione durante la quale ebbe due figli illegittimi<ref name=":0" />. Piccolomini visitò l'[[Inghilterra]] oltre alla Scozia, e fu soggetto a diversi pericoli e vicissitudini in entrambe le nazioni, delle quali lasciò un prezioso resoconto<ref>{{Cita|Rizzatti|p. 21}}</ref>.
 
Nel frattempo, il Concilio di Basilea cominciò a manifestare in modo più violento quelle tendenze [[conciliarismo|conciliariste]] elaborate durante il [[Concilio di Costanza]]. Papa Eugenio IV, preoccupato per tale piega, decise di trasferire la sede ufficiale del Concilio a [[Ferrara]] (1437), città ove poteva tenere più sotto controllo l'operato dei Padri conciliari in quanto italiana<ref>{{Cita|Kelly|p. 408}}</ref>. Buona parte dei padri rifiutarono la decisione di Eugenio, dando origine al cosiddetto «piccolo scisma d'occidente». Piccolomini, benché ancora [[laico]], fu nominato funzionario del Concilio nel 1436<ref>{{Cita|Kelly|p. 416}} e {{Cita|Pellegrini, papi}}</ref> e, dopo l'aperta rottura avvenuta nel 1437, passò dalla parte dei conciliaristi. Nell'autunno del 1439 appoggiò l'elezione ad antipapa dell'ex [[Duchi di Savoia|duca di Savoia]] Amedeo VIII ([[Amedeo VIII di Savoia|Felice V]])<ref name=":1" />, e nel 1440 scrisse il ''Libellus dialogorum de generalis concilii authoritate'', vero e proprio ''[[pamphlet]]'' in difesa dell'autorità conciliare<ref name=":3">{{Cita|Cappelli|p. 216}}</ref>.
[[File:Frederick III, Holy Roman Emperor.jpg|miniatura|L'imperatore Federico III, in un dipinto di [[Hans Burgkmair]]. Alla corte dell'arciduca d'Austria, il futuro pontefice rimase per diversi anni, stringendovi amicizia.]]
Visto però lo scarso seguito che Felice V riuscì a ottenere, Piccolomini trovò un pretesto per entrare, nel 1442, alla corte dell'[[Federico III d'Asburgo|imperatore Federico III]]<ref name=":5">{{Cita|Kelly|p. 416}}</ref>. In virtù delle sue eccellenti doti retoriche e della sua vasta cultura, venne incoronato [[poeta laureato]] nella dieta di Francoforte del 1443<ref name=":1" />, ed ottenne il patrocinio del cancelliere dell'imperatore, [[Kaspar Schlick]]. Nei tre anni vissuti a corte Piccolomini scrisse due tra sue opere letterarie più significative e importanti: la commedia ''Chrisis'' nel 1443 e la celebre novella ''Historia de duobus amantibus'' nel 1444<ref name=":1" />, che ebbe un importante influsso sulla produzione letteraria successiva<ref>Il filone dell'amor cortese-petrarchesco rinvigorito dalla penna del Piccolomini servì da modello per la stagione cavalleresca del tardo '400 (l'''Orlando Innamorato'' di [[Matteo Maria Boiardo]] e l’''Orfeo ed Euridice ''del [[Agnolo Poliziano|Poliziano]]) e del '500 (l' ''Orlando Furioso ''dell'[[Ludovico Ariosto|Ariosto]] e alcuni episodi della ''Gerusalemme Liberata'' del [[Torquato Tasso|Tasso]])</ref>.
 
==== La riconciliazione con Roma e le missioni diplomatiche (1445-1458) ====
 
===== La conversione e la risoluzione del "Piccolo Scisma" =====
Nel 1445, all'apice della gloria politica e letteraria, Piccolomini contrasse una grave malattia che lo spinse, una volta guarito, a cambiare radicalmente vita<ref name=":25">{{Cita libro|autore=J.N.D Kelly|titolo=Vite dei Papi|anno=1995|editore=Piemme|città=Casale Monferrato|p=416}}</ref>.Il suo carattere era stato fino ad allora quello di un facile uomo di mondo, senza pretesa di coscienziosità nella morale o di coerenza in politica. Egli iniziò a essere più regolare nel primo aspetto, e nel secondo adottò una linea definita facendo pace con [[Roma]]. Essendo stato inviato in missione a Roma nel [[1445]] da parte di Federico III, con lo scopo apparente di indurre Eugenio a convocare un nuovo concilio, venne assolto dalle censure ecclesiastiche e fece ritorno in [[Germania]] con il compito di assistere il Papa<ref name=":1" />.
 
Questo fece, in maniera molto efficace, con la destrezza diplomatica con la quale ammorbidì le differenze tra la corte papale di Roma e gli elettori imperiali tedeschi; ed ebbe anche una parte importante nel compromesso col quale, nel [[1447]], il morente Eugenio accettò la riconciliazione offerta dai principi tedeschi, lasciando senza supporto il concilio e l'antipapa<ref name=":25" />. Enea per quel tempo aveva già preso i voti: consacrato suddiacono nel 1446, fu ordinato [[presbitero]] il 4 marzo 1447<ref name=":1" />.
 
===== Al servizio dei papi Niccolò V e Callisto III =====
Il nuovo [[papa Niccolò V]] era un umanista e anche amico personale del Piccolomini<ref>{{Cita libro|autore = Giulio Cappelli|titolo = L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla|anno = |editore = |città = |p =. 217}}</ref>. Entrato nelle grazie del nuovo pontefice, Piccolomini percorse una rapida carriera ecclesiastica: fu [[Diocesi di Trieste|vescovo di Trieste]] dal 19 aprile 1447 fino al 23 settembre 1450<ref name=":1" />, quando fu nominato [[Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino|vescovo di Siena]], seggio vescovile che ricoprì fino al 19 agosto 1458<ref name=":1" /> e non senza tribolazioni. Difatti, l'appartenenza del Piccolomini ad un'antica famiglia magnatizia caduta in disgrazia e l'ambiguità dello stesso Piccolomini nelle trattative con le autorità cittadine, resero inviso ai senesi l'insediamento di quest'ambiguo loro concittadino, diffidenza che si trasformò poi in aperta ostilità quando nel 1456, dopo aver ricevuto il [[galero|cappello]] cardinalizio, fu negato al porporato l'ingresso nella sua città<ref name=":1" />.
[[File:Calixtus III - Enea Piccolomini - Pituricchio.jpg|thumb|[[Pinturicchio]],'' [[Callisto III]] eleva Piccolomini alla dignità cardinalizia'', Libreria Piccolomini, Cattedrale di Siena|alt=]]
Nelle sue diocesi, però, il presule poté risiedere pochissimo tempo, tanto era impegnato in varie missioni diplomatiche per conto della Santa Sede. Niccolò V, sapendo dei buoni rapporti che intercorrevano tra il Piccolomini e Federico d'Asburgo (e della sua ottima conoscenza della lingua tedesca), lo inviò, insieme al cardinale [[Nicola Cusano|Cusano]], come ambasciatore alla corte imperiale per negoziare il matrimonio di questi con la principessa [[Eleonora d'Aviz]] (celebrato per procura nel 1450), cosa che riuscì a portare a termine insieme alla stipulazione di un concordato che ristabiliva i rapporti fra Chiesa e Impero<ref>{{Cita libro|autore = Claudio Rendina|titolo = I Papi|anno = 2005|editore = Newton&Compton|città = Ariccia|p. = 581281}}</ref>. Nel [[1451]] intraprese una missione in [[Boemia]] dove concluse un soddisfacente accordo con il capo degli [[hussiti]], [[Giorgio di Boemia|Giorgio di Podebrady]]; nel [[1452]] ricevette Federico a Siena e lo accompagnò a Roma, dove l'imperatore sposò "ufficialmente" Eleonora<ref name=":1" /> e venne incoronato [[re dei Romani]] (9 marzo) e poi [[Imperatore del Sacro Romano Impero|Sacro romano imperatore]] il 19 marzo<ref name=":1" />. Fu l'ultimo imperatore ad essere incoronato a Roma<ref>{{Cita libro|autore = Rendina|titolo = I Papi|anno = 2005|editore = Newton&Compton Editori|città = Ariccia|p = 575}}</ref>.
 
Il 1453 fu un anno traumatico per l'intero Occidente cristiano: il 29 maggio [[Costantinopoli]], ultimo baluardo del cristianesimo davanti alla minaccia turca ed erede dell'antico impero romano, cadde nelle mani di [[Maometto II]]. Il trauma fu particolarmente sentito negli ambienti umanistici, e quindi anche nel vescovo Piccolomini che, spinto dall'emozione, scrisse il ''Dialogus'', trattato dialogico in cui si riflette sia sull'autorità morale del papato, sia sulla necessità di una [[crociata]] volta a frenare l'avanzata ottomana<ref>{{Cita libro|autore = Giulio Cappelli|titolo = L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla|anno = 2010|editore = Carocci Editore|città = Roma|pp =. 218-219}}</ref>.
 
Nell'agosto [[1455]] Enea Piccolomini tornò a Roma con un'ambasciata per proferire l'obbedienza della Germania al nuovo Papa, [[Papa Callisto III|Callisto III]]. Egli consegnò al pontefice le raccomandazioni dell'imperatore e del [[Sovrani d'Ungheria|re d'Ungheria]] [[Ladislao Postumoil di Boemia e UngheriaPostumo|Ladislao V]] per la sua elezione al cardinalato. La nomina non si fece a causa della determinazione del Papa a promuovere prima un suo nipote, così dovette aspettare fino al dicembre dell'anno successivo. Ottenne temporaneamente il vescovato di [[Arcidiocesi di Varmia|Warmia]] (in [[Polonia]]).
 
Tra il 1455 e il 1458 Piccolomini raggiunge l'apice della notorietà: fu finalmente nominato cardinale il 17 dicembre 1456<ref name=":1" />, portò a compimento la ''Historia Frederici III imperatoris'' (1452-1458) ed abbozzò alcuni trattati dal sapore internazionale quali il ''De Europa ''e la ''Cosmographia''<ref name=":56">{{Cita libro|autore = Giulio Capelli|titolo = L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla|anno = |editore = |città = Cappelli|p =. 218}}</ref>.
 
=== Il Papato (1458-1464) ===
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{{Citazione|E che è la nostra Italia senza il presule romano? [...] O il papa francese se ne andrà in Francia, e la nostra dolce patria sarà orbata del suo splendore; o resterà tra noi, e l'Italia, regina delle genti, servirà un padrone straniero e noi saremo schiavi della gente francese.|Enea Silvio Piccolomini, Commentarii, ed. Totaro, pp. 197-201}}
 
[[File:Pintoricchio 012.jpg|thumb|[[Pinturicchio]], ''Pio II benedicente'', particolare tratto dal ciclo d'affreschi della [[Libreria Piccolomini]] della [[Cattedrale di Santa Maria Assunta (Siena)|Cattedrale di Siena]].|alt=]] Grazie a questa prova di coraggio e in virtù delle sue abilità politiche dimostrate negli anni, intensissimi, che intercorsero dal 1450 alla data del conclave, Enea Silvio Piccolomini fu eletto pontefice il 19 agosto del 1458. Si schierarono in suo favore il cardinal Colonna e i due cardinali nipoti di Callisto III<ref name=":1" />. Incoronato il 3 settembre<ref name=":1" />, il nuovo papa scelse come nome pontificale "Pio" in omaggio non tanto a san [[Papa Pio I|san Pio I]], quanto al tanto amato [[Enea]] virgiliano, il cui appellativo era <nowiki>''Pius''</nowiki>.<ref>{{Cita libro|autore = Claudio Rendina|titolo = I Papi|anno = |editore = |città = |pp =. 581-582}}</ref>.
 
Nonostante i soli 53 anni d'età, la salute del papa umanista non era buona: affetto da gotta e da altri acciacchi<ref name=":1" />, Pio era consapevole del suo precario stato di salute, e proprio per questo motivo si buttò anima e corpo per realizzare il vasto piano di riforme e la creazione della grande coalizione europea volta a scacciare i turchi da Costantinopoli.
 
====Crociata contro gli Ottomani====
Dopo aver riconosciuto [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando d'Aragona]] (figlio di [[Alfonso V d'Aragona]]) quale erede al trono napoletano, nell'ottobre del 1458 Pio riunì un congresso dei rappresentanti dei principi cristiani a [[Mantova]]<ref name=":37">{{Cita libro|autore = J.N.D Kelly|titolo = Vite dei Papi|anno = |editore = |città = |p =. 417}}</ref> con la bolla ''Vocavit nos''<ref name=":1" />, per intraprendere un'azione comune contro i [[impero ottomano|Turchi Ottomani]] che avevano conquistato definitivamente [[Costantinopoli]] e stavano per prendere possesso di tutto l'[[Impero bizantino]], sotto la guida di [[Maometto II]]. A tal fine, il 19 gennaio [[1459]]<ref name=":1" /> il Papa istituì un nuovo ordine religioso cavalleresco, l'[[Ordine di Santa Maria di Betlemme]].<br/>
[[File:Pintoricchio 018 detail.jpg|thumb|290x290px|[[Pinturicchio]], ''Pio II eleva agli onori degli altari [[Caterina da Siena]]'' (1461), [[Libreria Piccolomini]], Cattedrale di Siena.|alt=]]
Il congresso invece non produsse gli effetti sperati: [[Milano]] era assorbita dal tentativo di prendere [[Genova]]; [[Firenze]] consigliò cinicamente al Papa di lasciare che turchi e veneziani si logorassero a vicenda; i regni di Francia e d'Inghilterra erano impegnati l'uno nel conflitto contro il Ducato di Borgogna, l'altro nella guerra civile (oggi nota come [[Guerra delle due rose]]). Inoltre [[Luigi XI di Francia]], risentito per il fatto che Pio II preferì Ferdinando d'Aragona al candidato francese [[Renato d'Angiò]] per il trono di Napoli, continuò nella sua politica anti-papale appoggiando e propugnando la [[Prammatica Sanzione di Bourges|prammatica sanzione di Bourges]] del 1438<ref name=":37" />. Infine, la Germania, dal Tirolo alla Pomerania, era agitata da complotti antipapisti nonché anti-imperiali. Pio II venne coinvolto, suo malgrado, in una serie di dispute con il re di Boemia e vertice del movimento hussita [[Giorgio Poděbrady|Giorgio Podiebrady]], che aspirava a diventare re dei Romani al posto di Federico d'Asburgo<ref name=":37" />. Il pontefice dovette fronteggiare anche Sigismondo conte del Tirolo, che si oppose alla linea riformatrice propugnata dal cardinale e teologo [[Nicola Cusano|Niccolò Cusano]]<ref name=":37" />.
[[File:Pintoricchio 013.jpg|thumb|290x290px|[[Pinturicchio]], "''[[Libreria Piccolomini#Pio II giunge ad Ancona per dare inizio alla crociata|Pio II giunge ad Ancona per dare inizio alla crociata]]''" (tra il [[1502]] e il [[1507]]), [[Libreria Piccolomini]], [[Cattedrale di Siena]].]]
Di fronte allo scarso interesse delle potenze occidentali nel partecipare ad una nuova [[crociata]] contro i [[impero ottomano|Turchi Ottomani]], Pio II fece circolare in Europa, a scopo polemico, una lettera al [[Sultano]], [[Maometto II]], in cui offriva al signore turco - se avesse voluto ricevere il [[battesimo]] - il titolo di [[imperatore romano]], per il quale nessun monarca cristiano era più degno agli occhi del pontefice<ref>{{Cita libro|autore = Claudio Rendina|titolo = I Papi|anno = |editore = |città = |p =. 584}}</ref>.
 
[[File:San Andrea della Valle Grabmonumentl Pius II.jpg|thumb|right|Monumento funebre di papa Pio II, [[Basilica di Sant'Andrea della Valle]], [[Roma]] ]]
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A seguito della sua morte, la spedizione crociata, già compromessa dai ritardi accumulatisi, si sciolse e le navi veneziane fecero vela verso la patria, dove il Doge diede ordine di disarmare la flotta.
 
Il 17 agosto il corpo di Pio II fu trasportato a Roma, dove venne sepolto nella Cappella di San Gregorio Magno in [[Basilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro]] per poi essere traslato, assieme al corpo del nipote [[Papa Pio III|Pio III]], da papa Paolo V nella [[Basilica di Sant'Andrea della Valle]]<ref>{{Cita libro|autore = Claudio Rendina|titolo = I Papi|anno = |editore = |città = |p =. 585}}</ref>. Il monumento funebre ed il sarcofago permangono, ma il corpo è andato perso durante un restauro nel corso del Settecento. Gli successe [[papa Paolo II]].
 
Gli successe [[papa Paolo II]].
 
==== Governo della Chiesa ====
″Convinto che il declino dell'influenza papale fosse dovuto all'aumentato prestigio dei Concili"<ref name=":37" />, Pio II rinnegò il suo passato conciliarista in una serie di documenti ufficiali volti a rafforzare l'assolutismo spirituale del pontefice. Il più importante di questi fu sicuramente la bolla ''Execrabilis'', pubblicata il 18 gennaio 1460, con cui Pio II condannava l'invocazione dei Concili contro l'autorità del Papa stesso<ref name=":37" />. Non pago di questa ritrattazione ufficiale, Pio II il 26 aprile 1463 emise una seconda bolla, chiamata ''Bulla retractationis,'' nella quale il Papa pregava i suoi antichi avversari di "«rifiutare Enea e dare ascolto a Pio"»<ref name=":8">{{Cita libro|autore = J.N.D Kelly|titolo = Vite dei Papi|anno = |editore = |città = |p =. 418}}</ref>. Per usare le parole del Rendina<ref>{{Cita libro|autore =di [[Claudio Rendina|titolo = I Papi|anno = |editore = |città = |p = 583}}</ref>]]:
{{Citazione|Si delinea con Pio II la figura del papa-re, che per affermarsi e consolidarsi dovrà da un lato annullare ogni potere militare dei signori nelle varie città dello Stato pontificio, fin dove possibile tentando una linea d'accordo, e dall'altro abbattere qualsiasi forma di costituzionalismo di tipo cardinalizio o conciliare.|{{Cita|Rendina|p. 518}}}}
 
==== Concistori per la creazione di nuovi cardinali ====
{{vedi anche|Concistori di papa Pio II}}
Papa Pio II durante il suo pontificato ha creato 13 cardinali nel corso di 3 distinti concistori.<ref>{{miranda|consistories-xv.htm#PiusII|accesso=30 luglio 2015}}</ref>.
 
====Governo dello Stato Pontificio====
Tra il 1460 e il 1461<ref name=":1" /> Pio II stroncò le rivolte baronali che si stavano levando nella [[Campagna romana]], eliminandone i capi, tra cui spiccava Jacopo Savelli<ref>Savelli, secondo quando riporta l'Enciclopedia dei Papi, tentò di ricreare quel colpo di Stato organizzato qualche anno prima da [[Stefano Porcari]], suo parente, ai danni di [[Niccolò V]].</ref>. Stessa sorte toccò al bandito Tiburzio della Palombara, legato alla causa del Savelli. Negli altri territori dello Stato Pontificio, Pio II dovette combattere contro il Signore di [[Rimini]] e [[Fano]] [[Sigismondo Pandolfo Malatesta|Sigismondo Malatesta]], contro il quale il papa senese entrò in contrasto già a partire dall'ottobre del 1460<brref name=":1" />.
Negli altri territori dello Stato Pontificio, Pio II dovette combattere contro il Signore di [[Rimini]] e [[Fano]] [[Sigismondo Malatesta]], contro il quale il papa senese entrò in contrasto già a partire dall'ottobre del 1460.<ref name=":1" />
 
===== Fondazione di Pienza =====
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== Pio II nella storiografia ==
Pio fu uno dei più interessanti successori di Pietro. Il pontefice non si dimostrò soltanto un eccezionale uomo di [[lettere]] e uno degli intellettuali più colti della sua epoca, ma anche una personalità camaleontica, capace di assumere il colore delle circostanze che gli stavano attorno. Mentre competeva con ogni altro uomo in industriosità, prudenza, saggezza e coraggio, eccelse nella semplicità dei gusti, nella costanza degli affetti, nella gentile allegria, nella magnanimità e nella pietà. E tali virtù non erano frutto di un semplice calcolo politico, ma la conseguenza di una "«conversione morale profonda e duratura"»<ref>{{Cita libro|autore name=":8" J.N.D. Kelly|titolo = Vite dei Papi|anno = |editore = |città = |p = 418}}</ref> grazie alla quale si prodigò "nel mettere al servizio non solo della propria ascesa sociale, ma anche del bene comune, le proprie doti".<ref name=":1" />
 
Una facoltà peculiare di Enea Silvio Piccolomini fu quella di adattarsi perfettamente a qualsiasi incarico venisse chiamato a occupare. Fu una sua fortuna che ogni passo nella vita lo aveva posto in circostanze che si appellavano sempre più alla parte migliore della sua natura, un appello al quale non mancò mai di rispondere. L'avventuriero poco scrupoloso e il narratore licenzioso degli anni precedenti l'ascesa al Soglio pontificio, sedette in modo abbastanza naturale sullo scranno di San Pietro, e dalle risorse del suo carattere versatile produsse senza sforzo apparente tutte le virtù e le qualità richieste dal suo nuovo stato.
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=== I ''Commentarii'' ===
[[File:Euryalus Sends His First Letter to Lucretia - Google Art Project.jpg|thumb|Anonimo, ''Eurialo manda la sua prima lettera a Lucrezia'', 1460-1470, [[Jean Paul Getty Museum]]. L'episodio è tratto dal ''Historia de Duobus Amantibus'' di Enea Silvio Piccolomini.|alt=]]
Papa Pio fu un autore versatile e prolifico, uno dei più grandi umanisti del '400. La sua opera più importante sono i ''Commentarii rerum memorabilium quae temporibus suis contigerunt ''(cioè ''I Commentari delle cose memorabili che accaddero ai suoi tempi''), la cui stesura lo impegnò negli anni 1462-1463<ref name=":9">{{Cita libro|autore = Giulio Cappelli|titolo = L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla|anno = |editore = |città = |p =. 220}}</ref>. Scritti in terza persona come i ''Commentarii ''cesariani, sono divisi in 12 libri<ref>Come come l'Eneide</ref> e hanno come scopo principale quello di celebrare la figura del pontefice, dipingendolo come uomo retto e prodigo nei confronti dei bisogni della cristianità<ref name=":810">{{Cita libro|autore = |titolo = Giulio Cappelli|anno = L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla|editore = |città = |p =. 222}}</ref>. I ''Commentarii ''non si limitano però ad un mero narcisismo autocelebrativo: il Piccolomini descrive il mondo in cui vive, i suoi viaggi, le abitudini degli uomini che ha incontrato, dandoci così un potente affresco della società rinascimentale<ref>{{Cita libro|autore name=":9" G. Cappelli|titolo = L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla|anno = |editore = |città = |p = 220}}</ref> da un lato; dall'altro, hanno anche la finalità di esortare i cristiani alla riscoperta della propria fede, spronandoli alla riscossa<ref name=":810" />. Stefan Bauer così commenta le finalità dell'opera<ref name=":6">{{Cita web|autore = Stefan Bauer|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/enea-silvio-piccolomini_%28Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Politica%29/|titolo = Enea Silvio Piccolomini in Il Contributo italiano alla storia del pensiero-politica|accesso = |data = }}</ref>:
{{Citazione|Piccolomini vi ripercorre la propria vita, giustificando le sue azioni e fissando un'immagine virtuosa di sé sia come politico, sia come pontefice.|{{Cita|Bauer}}}}Pubblicati nel [[1584]]<ref name=":62" /> (oltre un secolo dopo), essi furono attribuiti a tal Gobelinus (ossia Giovanni Gobelino, un parente tedesco dei Piccolomini), che ne fu in realtà soltanto il [[amanuense|copista]]. L'edizione fu curata dall'[[Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino|arcivescovo di Siena]] Francesco Bandini ([[1529]]-[[1588]]), che alterò pesantemente l'opera, mutilandola dei passi più scabrosi e scandalosi e modificandone lo stile. Numerosi passaggi soppressi all'epoca della pubblicazione sono stati pubblicati nella ''Transazione'' dell'[[Accademia Nazionale dei Lincei]] da [[Giuseppe Cugnoni]], assieme ad altre opere inedite, nel 1984<ref name=":62" />. I ''Commentari'' di Pio sono una lettura di notevole valore storico.
 
=== Altre opere ===
* ''De Europa'' (1458): abbozzo di un trattato geopolitico dal sapore internazionale<ref name=":56" />.
* ''Germania ''(1457): descrizione geo-politica del Sacro Romano Impero sul modello della ''Germania ''di [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], estremamente dettagliata grazie ai viaggi diplomatici compiuti dal Piccolomini nei territori imperiali<ref name=":56" />.
* ''Historia de Duobus Amantibus'' (''Eurialus et Lucretia'') - Storia dei due amanti (operetta erotica)<ref>{{Cita libro|nome=Papa Pius|cognome=II|titolo=Storia di due amanti Di Enea Silvio Piccolomini In Seguito Papa Pio Secondo col Testo Latino e la Traduzione libera di Alessandro Braccio|url=https://books.google.it/books?id=ubNTAAAAcAAJ&printsec=frontcover&dq=papa+pio+II+storia+di+due+amanti&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj7vtHNgqHYAhVOKVAKHZ4MBvIQ6AEIKDAA#v=onepage&q=papa%20pio%20II%20storia%20di%20due%20amanti&f=false|accesso=2017-12-23|data=1832|editore=Tipografia Elvetica|lingua=it}}</ref>.
* Enea Silvio Piccolomini papa Pio II Commentarii, ed. a cura di L. Totaro, Adelphi, Milano, 1984.
* ''Epistole'' (in particolare ''Epistola ad Mahometem''). Seguendo il modello umanista di conservare le proprie epistole pubbliche e private (modello a sua volta fondato sulle ''Familiares'' e le ''Seniles'' di Petrarca), Piccolomini decise di comporre un epistolario volto a mostrare le sue inclinazioni letterarie e i suoi impegni politici.
* ''Cinthia'': raccolta di liriche amorose di matrice classicheggiante (il titolo stesso richiama alla memoria la donna amata dal poeta latino [[Sesto Properzio|Properzio]])<ref name=":73">{{Cita libro|autore = Giulio Cappelli|titolo = L'Umanesimo italiano da Petrarca a Valla|anno = |editore = |città = |p = 216}}</ref>.
* ''Chrysis'' ([[commedia umanistica]])
* ''Cosmographia'': trattato di natura astronomica scritta nel 1458.<ref name=":56" />.
* ''Libellus dialogorum de generalis concilii auctoritate et gestis Basileensium'' (genere storico): scritto nel 1440, il Piccolomini espone la superiorità del Concilio sul Papa nelle decisioni che riguardano la Chiesa Universale<ref name=":73" />.
* ''De rebus Basileae vel stante vel dissoluto concilio gestis commentariolum'' (genere storico): scritto nel 1450, è la ''retractatio'' letteraria del ''Libellus dialogorum'', in cui il vescovo di Trieste ritratta le posizioni conciliariste per difendere, invece, la ''[[plenitudo potestatis]]'' pontificia<ref name=":62" />.
* ''Historia rerum Frederici III imperatoris'' (genere storico): 1452-1458, elogio del protettore Federico III.<ref name=":56" />.
* ''Historia Bohemica'' (genere storico): 1458, esposizione delle vicende riguardanti l'[[Hussiti|eresia hussita]]<ref name=":56" />.
* ''De Liberorum Educatione'' (1450): trattato pedagogico in cui si sostiene l'importanza primaria dello studio della [[lingua latina]] per la formazione culturale della persona<ref name=":56" />.
 
== [[Genealogia episcopale]] ==