Ármin Vámbéry: differenze tra le versioni

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Durante i sei anni in Turchia, pubblicò il "Dizionario turco-tedesco" e vari altri studi linguistici, oltre a imparare una ventina di altre lingue e dialetti.
 
Tra le opere più importanti eseguite in Turchia ricordiamo anche la traduzione dal turco di una un'antica "Storia d'Ungheria", la cui originale (in latino) era stato a sua volta tradotto in turco da [[Mahmud Tercüman]]<ref>Dove la parola "Tercüman" non è un cognome ma il termine per indicare un traduttore da lingue orientali ([[dragomanno]]).</ref> (1510-1575), interprete di origine bavarese di [[Solimano I]], che l'aveva salvato nel [[1543]] dal rogo della biblioteca reale ungherese di [[Székesfehérvár]].
 
Anticipato dalla fama delle sue opere, nel [[1861]] ritornò a [[Pest]], dove ricevette dall'Accademia Ungherese delle Scienze la cospicua somma di 1000 gli allora [[Fiorino ungherese|fiorini ungheresi]] e - con il falso nome di "Reshit Efendi" e travestito da [[dervisci]]o [[sunnita]] - si trasferì alla periferia di [[Costantinopoli]].
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Tornato in [[Ungheria]] l'anno seguente, fu nominato professore di [[lingue orientali]] all'[[Università Loránd Eötvös|Università di Budapest]] (dove insegnò fino al [[1905]]) e pubblicò il suo ''Viaggi in Asia Centrale''
 
Durante i suoi studi portò avanti la teoria (non più seguita dall'accademia ungherese, ma ancora di moda in [[Turchia]]) di una comune origine per il [[Lingua turca|turco]] e l'[[Lingua ungherese|ungherese]].
 
Le sue idee rimangono comunque ancora importanti per chi studia [[turcologia]] e l'ungherese.