Disputa sugli universali: differenze tra le versioni

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La '''disputa sugli universali''' (''quaestio de universalibus'') è la maggiore questione [[filosofia|filosofico]]-[[teologia|teologica]] della [[scolastica (filosofia)|scolastica]] ed ha per base il concetto degli [[universali]].
 
La questione si originò da un passo dell'opera di [[Porfirio]], ''Isagoge'', tradotta e commentata da [[Anicio Manlio Torquato Severino Boezio|Boezio]], nella quale si trattava della definizione dei termini universali di genere e specie (per esempio ''animale'', ''uomo'' ecc.) applicabili a una molteplicità di individui.
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La disputa si sviluppò nel [[XII secolo]] tra [[Anselmo d'Aosta]] e [[Guglielmo di Champeaux]] sostenitori della realtà degli universali ([[realismo (filosofia)|realismo]]) a cui si contrapposero coloro che sostenevano invece il carattere nominalistico degli universali come [[Roscellino]] ([[nominalismo]]).
 
Il rapporto tra ''voces'' e ''res'', tra [[linguaggio]] e [[realtà]], al centro degli studi [[grammatica]]li e della [[dialettica]], costituisce l'elemento essenziale della questione degli universali, vivacemente dibattuta nel secolo XII per le sue implicazioni [[linguistica|linguistiche]], [[gnoseologia|gnoseologiche]] e [[teologia|teologiche]].
 
Più in generale si tratta di un problema che riguarda la determinazione del rapporto tra [[idea|idee]] o [[categoria (filosofia)|categorie]] mentali, espresse con termini linguistici, e le realtà extramentali; o, in ultima analisi il problema della relazione tra le Voces e le Res, tra le parole e le cose, tra il pensiero e ciò che esiste.
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==Le implicazioni teologiche==
La disputa assunse ben presto connotazioni teologiche.<br />
Roscellino sostenendo il nominalismo affermava che come l'umanità non è nulla di per sé poiché la sua vera realtà è costituita dagli uomini, questi sì reali, che la compongono, così la divinità non è qualcosa di comune alle tre persone ma ognuna delle tre persone della [[Trinità (cristianesimo)|Trinità]] –il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo - è una realtà distinta dalle altre per quanto identiche per il potere e la volontà.
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[[Pietro Abelardo|Abelardo]], discepolo prima di Roscellino e in seguito di Guglielmo di Champeaux, contestò ambedue le tesi contrapposte.
 
Innanzitutto non si può sostenere la realtà dell'universale ''ante rem'', poiché nessuno è in grado di conoscere la mente divina, né ha senso sostenere l'esistenza dell'universale nelle cose, poiché esse sono sempre individuali ma l'errore fondamentale che accomuna i realisti e i nominalisti è concordare nell'attribuire all'universale la caratteristica di ''res'', cosa, che per i primi è un'essenza [[trascendenza|trascendente]], per i secondi un'emissione vocale, un semplice nome.
 
In effetti sostiene Abelardo l'universale non è una cosa, non è nulla di materiale che stia negli individui o fuori di essi (''in re'' o ''ante rem'') ma è un ''sermo'' un discorso, un significato logico-linguistico prodotto dalla nostra mente che elabora la realtà ma che non coincide con essa limitandosi ad attribuirle un senso.
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== Bibliografia ==
* Luigi Gentile. ''Roscellino di Compiègne e il problema degli universali'', Lanciano, Carabba 1975.
* E.-H. W. Kluge. ''Roscelin and the Medieval Problem of Universals'', in «Journal of the History of Philosophy» vol. 14 (ottobre 1976), pp.&nbsp;405–414.
* Alain de Libera. ''Il problema degli universali. Da Platone alla fine del Medioevo'', Firenze, La Nuova Italia, 1999.
* Bruno Maioli. ''Gli universali. Alle origini del problema'', Roma: Bulzoni, 1973.
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{SEP|universals-medieval/|The Medieval Problem of Universals|Gyula Klima}}
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