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Nel 1659-1660, quindi circa venti anni dopo il dipinto di Ribera, il soggetto e la composizione vennero ripresi da [[Luca Giordano]] che eseguì una sua versione dell'opera avente anche fine celebrativo e commemorativo nei confronti del suo maestro, intanto morto sette anni prima.<ref name=Touring/> Per di più, se si considera che la tela di Luca comparve nel 1688 nel catalogo della collezione di [[palazzo Zevallos]] a Napoli di proprietà del mercante e collezionista fiammingo [[Ferdinand Van den Eynden]], figlio di Jan, quest'ultimo amico e frequentatore di Roomer,<ref name=iconos/><ref name="iconos2" /><ref name="Silvana Editoriale">Antonio Ernesto Denunzio, ''Rubens, Van Dyck, Ribera. La collezione di un principe.'', Silvana Editoriale, Milano, 2018, ISBN 9788836640997</ref> diventa plausibile pensare che, a prescindere da quale versione del dipinto di Ribera (se quella napoletana o di quella di Bruxelles) fosse in casa Roomer, la richiesta da parte di Van den Eynden di un dipinto di simile rappresentazione avanzata a Luca Giordano sia avvenuta proprio perché il medesimo di mano dello Spagnoletto fu ammirato in precedenza in casa dell'amico connazionale.
 
La tela di Giordano passò successivamente dalla collezione Van den Eynden alle proprietà del genovese [[Stefano De Marini]] (o Marinis), marchese di [[Genzano di Roma|Genzano]] con diversi interessi nella città partenopea, nella cui dimora in patria la tela permase fino al 1673.<ref name="Orlando">A. Orlando, ''Il riberismo dei genovesi e le opere dello Spagnoletto sulla rotta del collezionismo tra Italia e Spagna'', Gli amici per Nicola Spinosa, a cura di F. Baldassari e M. Confalone, Ugo Bozzi ed., Roma 2019, pag. 70</ref> Di qui l’opera passò ai [[di Sangro]], principi di [[Fondi]], che poi la vendettero allo stato italiano nel 1879.<ref name="iconos2" /><ref name=Touring/>
 
L'''Apollo e Marsia'' di Ribera, intanto, rimase nella [[collezione d'Avalos]] di [[Napoli]] fino al 1862, fin quando [[Alfonso V d'Avalos]] donò la stessa allo stato italiano appena nato.<ref name=SSP>{{Cita|Archivio storico per le province napoletane}}.</ref> Dal 1957 trovò stabile esposizione al [[museo nazionale di Capodimonte]], dove gli fu collocata accanto, nei primi anni 90 e considerate le assonanze, la versione del dipinto eseguita da [[Luca Giordano]] che, originariamente, era invece esposta al [[museo nazionale di San Martino]].<ref name=SSP>{{Cita|Archivio storico per le province napoletane}}.</ref>