Utente:IlSistemone/Sandbox2: differenze tra le versioni

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== Descrizione e stile ==
{{Doppia immagine|destrasinistra|Jusepe de ribera, apollo e marsia, 1637, Q511, 04.JPG|200|Jusepe de ribera, apollo e marsia, 1637, Q511, 03.JPG||Dettaglio di Marsia. A sinistra la versione di Ribera, a destra quella di Giordano.|}}
I dipinti si rifanno ai versi epici di [[Ovidio]] ne [[Le metamorfosi (Ovidio)|Le Metamorfosi]], immortalando il momento in cui [[Apollo]] è in procinto di attuare il supplizio (lo scuoiamento) nei confronti di [[Marsia]], quest'ultimo sdraiato in terra con i piedi/zampe legati a un albero. Secondo la leggenda infatti, la dea [[Atena]], che aveva inventato lo strumento del [[flauto]], mentre suonava il medesimo venne derisa da [[Eros]] per via delle smorfie buffe (rossore in viso e guance gonfie) che faceva il suo volto nel mentre suonava lo strumento. Così la dea, infastidita da ciò, lasciò cadere il flauto sulla [[Terra]]. Successivamente questo fu raccolto da Marsia, un [[satiro]] (essere mezzo uomo e mezzo capra) che viveva a guardia di un piccolo fiume [[affluente]] del [[Meandro (fiume)|Meandro]], in [[Anatolia]], e cominciò a suonare lo strumento e ad esercitarsi finché non divenne tanto bravo da ritenersi addirittura più capace di Apollo, dio della musica. Apollo sfidò così Marsia in una gara di musica, dove, il primo avrebbe suonato la [[Lira (strumento musicale)|lira]] mentre il secondo, per l'appunto, il flauto. Se inizialmente la sfida si poté ritenere in pareggio, alla fine Apollo riuscì comunque a vincere grazie alla sua astuzia; infatti propose al satiro di suonare gli strumenti al contrario e, mentre la lira emise comunque melodie armoniose, il flauto non fece alcun suono. A questo punto il mito si conclude con la punizione inflitta a Marsia che, infatti, fu legato a un albero e scorticato vivo da Apollo.<ref name=Touring/>
 
[[File:Jusepe de Ribera - Apollo e Marsia (museo di Capodimonte, Q511) dettaglio.jpg|thumb|left|Particolare del volto di Marsia nella versione di Ribera]]
Il dipinto di Ribera, firmato e datato sul grande sasso.in basso a destra,<ref name=Touring/> testimonia la piena maturità acquisita dal pittore spagnolo dove, accanto al realismo crudo e immediato della composizione scenografica, frutto essenzialmente dei modi [[caravaggeschi]], viene affiancato lo stile [[Tenebrismo|tenebrista]] tipico del periodo [[Pittura napoletana|pittorico napoletano del Seicento]], il quale vede accentuare i caratteri drammatici e violenti dei personaggi. Marsia è ritratto con lo sguardo rivolto all'esterno verso lo spettatore, che a questo punto assume una veste di "testimone" del supplizio, mentre Apollo apre una profonda ferita sulle zampe caprine del satiro senza lasciar trapelare alcun sentimento in volto, forse solo un sottile ghigno.<ref name="iconos" /> Infine, mentre ai due estremi della diagonale su cui è costruita la scena troviamo i due strumenti musicali che rievocano la causa di tanta violenza, la lira da braccio e il flauto a sette canne, nell'angolo destro del dipinto sono raffigurati tre satiri che assistono straziati alla morte del loro compagno, dalle cui lacrime nascerà proprio il fiume che prenderà il nome di Marsia.<ref name="iconos" /> Di particolare pregio è l'uso dei colori, che assume il punto più elevato nella mantella di Apollo, nel cielo sullo sfondo e nel corpo del satiro, dal cui volto inoltre, straziato e urlante, con la pelle corrugata, si può notare anche il notevole dettaglio dei denti turpi.<ref name="iconos" />