Campo di concentramento di Avezzano: differenze tra le versioni

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== Seconda guerra mondiale ==
Nel corso della [[seconda guerra mondiale]], un settore del campo di concentramento venne ripristinato per rinchiudervi i prigionieri delle [[Alleati della seconda guerra mondiale|forze alleate]] schieratesi contro le [[potenze dell'Asse]]. Posto sotto il controllo del [[Regio Esercito|Regio Esercito Italiano]] e successivamente dei reparti [[Germania nazista|tedeschi]], il campo ospitò i prigionieri di guerra [[india]]ni, [[Inghilterra|inglesi]], [[Nuova Zelanda|neozelandesi]] e [[pakistan]]i, ma anche alcuni [[Antifascismo|antifascisti]] italiani come il [[Sindacato|sindacalista]] [[Vito Nicoletti]] che nell'ottobre del 1942 partecipò ad azioni di rivolta all'interno della struttura<ref>{{cita web|url=https://www.chiamamicitta.it/italo-nicoletti-da-coriano-lantifascista-di-ferro-che-sapeva-capire-il-nuovo/|titolo=Vito Nicoletti da Coriano, l'antifascista che sapeva capire il nuovo|autore=Paolo Zaghini|sito=chiamamicitta.it|data=22 febbraio 2020|accesso=31 dicembre 2020}}</ref>.
 
Durante il conflitto, il generale tedesco [[Albert Kesselring]] fece stabilire il quartier generale composto da oltre 200 ufficiali e circa 1.000 soldati nei pressi del [[Castello Orsini (Massa d'Albe)|castello di Albe]]<ref>{{cita|Maccallini, Losardo, 1996|p. 351.}}</ref>. La città di Avezzano, divenuta un luogo di transito al servizio delle truppe naziste e il [[villino Cimarosa]] un punto di riferimento delle [[Schutzstaffel|SS]] già dal 1942<ref>{{cita web|url=http://www.ilcentro.it/l-aquila/fondazione-carispaq-tratta-l-acquisto-del-villino-cimarosa-1.1903669|titolo=Fondazione Carispaq tratta l'acquisto del Villino Cimarosa|autore=Mario Sbardella|editore=Il Centro|data=4 giugno 2018|accesso=9 ottobre 2019}}</ref>, subì pesanti [[Bombardamenti di Avezzano|bombardamenti]] da parte degli Alleati, che causarono numerose vittime civili e danni al 70% del patrimonio architettonico ricostituito a pochi anni dal [[Terremoto della Marsica del 1915|sisma del 1915]]<ref>{{cita|Palmieri, 2006|p. 106.}}</ref>. Durante le fasi concitate degli attacchi aerei molti prigionieri fuggirono dal campo, riuscendo a trovare riparo nei borghi montani della Marsica o nei rifugi delle aree più impervie dell'[[Appennino abruzzese]]<ref>{{cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/01/18/il-terremotodimenticato38.html|titolo=Il terremoto dimenticato|autore=[[Paolo Rumiz]]|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=18 gennaio 2015|accesso=16 ottobre 2018}}</ref>.