Battaglia del Mare di Bismarck: differenze tra le versioni

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==Battaglia==
[[File:B24Shipbombing.jpg|thumb|left|Una nave trasporto giapponese salta in aria, colpita dai B.25 Mitchell durante la battaglia del Mare di Bismarck]]
Il convoglio si muoveva alla velocità massima di 7 [[Nodo (unità di misura)|nodi]] costeggiando il litorale nord della Nuova Britannia, ma per diversi giorni non venne avvistato perché due [[Ciclone tropicale|tempeste tropicali]] imperversavano tra il [[Mare delle Salomone]] e il [[Mare di Bismarck]]. La traversata divenne pericolosa quando alle 15:00 circa del [[2]] [[marzo]] alcuni [[Consolidated B-24 Liberator]] di pattuglia avvistarono il convoglio a nord di [[Capo Hollman]]<ref>B. Millot, La Guerra del Pacifico, pag. 473</ref>. Kimura non si preoccupò soverchiamente, perché era sicuro dell'appoggio di cui poteva usufruire dagli aeroporti della [[Nuova Guinea]]. Non sapeva che quella stessa mattina e per tutta la giornata gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] avevano pesantemente bombardato Lae e Salamua, riducendo gli effettivi aerei giapponesi<ref>B. Millot, La Guerra del Pacifico, pag. 474</ref>.
 
Dopo questa schiacciante preparazione, nella notte tra il 2 e il 3 marzo furono fatti decollare 137 apparecchi, per la maggior parte [[Bombardiere|bombardieri]], scortati da gruppi di caccia con il precipuo compito di impedire ogni azione dei [[Aereo da caccia|caccia]] nipponici. All'alba del 3 marzo, avvistato il convoglio giapponese poco a nord di Capo Gloucester, iniziò l'attacco: nonostante la contraerea e qualche caccia avversario, gli aerei australiano-americani centrarono diverse navi, ma dovettero ritirarsi per le peggiorate condizioni meteorologiche, ma il contatto non fu perduto. L'alba del 4 [[marzo]] vide un secondo violento attacco aereo al già provato convoglio, che stava passando per lo [[stretto di Vittiaz]], e durante la notte motosiluranti americane, partite da una base segreta posta sulla costa settentrionale della [[Nuova Guinea]], affondarono un trasporto. Il giorno dopo, 5 marzo, il terzo attacco aereo distrusse un cacciatorpediniere [[Giappone|giapponese]] con a bordo i superstiti delle navi già colate a picco. La catastrofe era completa: solo quattro cacciatorpediniere, più o meno danneggiati, riuscirono a ripiegare e mettersi in salvo in una base nelle [[Isole Salomone|Salomone]]<ref>B. Millot, La Guerra del Pacifico, pag. 475; A. Tosti, Storia della Seconda guerra mondiale, pag. 166</ref>.
 
==Bilancio e conseguenze==
La battaglia era una incontestabile vittoria [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleata]]: a fronte di solo sei aerei abbattuti erano stati affondati tutti gli 8 trasporti giapponesi, 4 [[cacciatorpediniere]] e una nave ausiliaria; dieci caccia nipponici erano stati distrutti e 5 gravemente danneggiati. Degli effettivi della 51a [[divisione (unità militare)|divisione]] ben 3500 circa erano morti e solo 2734 furono salvati. Infine, tutti i rifornimenti, le parti tecniche e la benzina avio, di fondamentale importanza per le guarnigioni di [[Lae]] e [[Salamua]] erano andati perduti. La vittoria favorì la riuscita della offensiva che MacArthur lanciò il 30 giugno successivo, mentre il Giappone tentò di approvigionare le sue truppe tramite sommergibili o piccole unità di superficie<ref>B. Millot, La Guerra del Pacifico, pag. 476</ref>.
 
==Note==