Mastino I della Scala: differenze tra le versioni

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Nel [[1266]] l'ultimo rampollo della dinastia [[Hohenstaufen]], [[Corradino di Svevia]], figlio dell'imperatore [[Corrado IV]] e di [[Elisabetta di Baviera]], diede notizia di un suo imminente arrivo armato in [[Italia]], con la scusa di ristabilire la pace tra i comuni italici, martoriati dalle continue lotte interne. Il Duca di Svevia si decise a varcare le [[Alpi]] solo nel [[1267]], dopo aver placato i feudatari germanici, presso i quali non godeva di grande stima. Intanto Mastino, aiutato dal Conte del [[Tirolo]], era riuscito a scacciare dalla sua sede il vescovo di [[Trento]], imponendo in quell'importante cittadina di confine la Signoria veronese, ingrandendo così notevolmente il territorio controllato da Verona, pur per poco tempo. Finalmente, il [[21 ottobre]] [[1267]], Corradino varcò le porte di [[Verona]], accolto festosamente da Mastino che fece adornare la città e allestire grandi ed abbondanti banchetti per l'arrivo dell'illustre ospite. Ma mentre a Verona si erano presentati ambasciatori da gran parte delle città venete, lombarde e persino dalla [[Toscana]] e dalla [[Sicilia]] per rendere omaggio al giovane Corradino, a [[Roma]], papa [[Clemente IV]], il [[18 novembre]] del [[1267]], emise la scomunica verso il principe tedesco e verso tutti i ghibellini italiani che lo appoggiavano, veronesi in particolare. Il popolo di Verona ne fu profondamente colpito, ma i più se ne dimenticarono presto, "potendo ancora presenziare alle messe dominicali". Ben presto Corradino fu invitato a [[Pavia]] e vi si recò, nel [[1268]], scortato dallo stesso Mastino e dalle sue milizie veronesi. Arrivato a Pavia, dove fu nuovamente accolto con festosità, alzò Mastino al titolo di podestà della città lombarda.
 
A Verona, mentre Mastino era assente, la situazione era presto degenerata: il partito dei conti di [[Sambonifacio]], con in testa il conte Lodovico, alleato con Pulcinella delle Carceri, riuscì ad eliminare le guarnigioni scaligere di [[Legnago]], [[Villafranca di Verona|Villafranca]], [[Illasi]], e di molti altri paesi del veronese. Si accese così un'aspra lotta fra le campagne, che coinvolse non solo i due eserciti rivali, ma anche la popolazione locale, che si vide costretta a dare asilo sia agli Scaligeri, sia ai loro avversari. In uno scontro particolarmente acceso, perse la vita Bocca dalla Scala, fratello di Mastino. Ben presto però, il Capitano del popolo e le sue truppe ebbero la meglio: ripresero il controllo delle cittadine e dei borghi caduti, e furono intavolate trattative di pace e alleanza con Mantova, da sempre sede dei fuoriusciti veronesi, che furono puniti anche se non con la crudeltà che subiranno i traditori sotto i governi di [[Alberto I della Scala|Alberto I]] o di [[Mastino II della Scala|Mastino II]].
 
Nel [[1274]], Mastino riuscì ad imporre come podestà di Mantova il fratello Alberto, garantendo così una pace duratura ed un periodo di rapporti amichevoli tra le due città. Durante i periodi di pace, Mastino si dedicava ad abbellire e ad ingrandire i suoi palazzi e i suoi castelli, a curare l'economia e il commercio cittadino e ad invitare alla sua corte artisti e letterati da tutto il Veneto.