Quinto Fabio Ambusto (tribuno consolare): differenze tra le versioni

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{{q|Dopo averla salvata in tempo di guerra, Camillo salvò di nuovo la propria città quando, in tempo di pace, impedì un'emigrazione in massa a Veio, non ostante i tribuni - ora che Roma era un cumulo di cenere - fossero più che mai accaniti in quest'iniziativa e la plebe la appoggiasse già di per sé in maniera ancora più netta|Tito Livio, "Ab Urbe Condita", V, 4, 49.}}
 
Decaduto dalla carica, accusato dal [[tribuno della plebe]] Gneo Marcio, per avere violato il diritto delle genti, con il suo comportamento durante l'ambasciata a Chiusi, Quinto Fabio preferì il suicidio al processo<ref>Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI, 1.</ref>.
 
==Voci correlate==