Volturnalia: differenze tra le versioni

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I Volturnalia erano la festa dedicata nell' antica Roma al dio Volturno[1] (latino: Vulturnus o Volturnus)[2].

Volturnalia
TipoReligiosa
Data27 agosto
PeriodoFine della Canicula
Celebrata aRoma
ReligioneReligione romana
Oggetto della ricorrenzaPropiziazione stagionale del vento Volturnus (Scirocco) a protezione dei raccolti
Data d'istituzioneTradizionalmente da Numa Pompilio (VIII - VII secolo a.C.)

Celebrazione

Venivano celebrati il 27 agosto a Roma[3] da un flamine preposto al culto di Volturno[4] e chiamato Flamen Volturnalis. Questo sacerdozio secondo Varrone reatino sarebbe stato istituito da Numa Pompilio, secondo re di Roma secondo la storiografia tradizionale[5]. Si tratterebbe quindi di una tra le più antiche festività romane.

Interpretazioni

Secondo Gellio i romani chiamavano Volturnus uno dei venti dell'est[6], presumibilmente lo Scirocco, visto che in un passo di Columella si riferisce che nella provincia Betica era necessario coprire le viti con delle stuoie al levarsi in cielo della Canicula (la stella Sirio o Piccolo Cane per i romani, nella costellazione del Cane Maggiore; da notare che il 27 agosto è il giorno in cui termina questa levata), perché altrimenti a quell'epoca il nocivo vento di sud-est chiamato Volturnus avrebbe bruciato l'uva come una fiamma[7]. Da qui nasce l'idea che i Volturnalia fossero un sacrificio propiziatorio di natura agraria al vento Volturno a protezione dei raccolti, idea oggi sostenuta da studiosi autorevoli come Dumézil[8].

Tuttavia sono state proposte anche altre interpretazioni, in particolare quella che i Volturnalia fossero una festa fluviale dedicata al fiume Tevere divinizzato. Esisteva infatti un'analoga festività che si teneva nell'antica Capua in onore del dio campano eponimo del fiume Volturno e alcuni autori sulla base di questa analogia hanno ritenuto che anche i Volturnalia romani potessero avere un carattere simile, proponendo che dio e festività fossero stati importati a Roma dall' antica Campania, che il nome Volturno potesse essere stato riferito dai romani al Tevere "a volvendo", cioè a causa del moto delle acque e che il termine flaminis ricorrente a proposito di Volturno in un antico calendario romano originale, il Capranica fosse da rileggere come fluminis [9]. Tuttavia queste ipotesi sembrano difficilmente sostenibili, specie alla luce del già citato passo di Varrone reatino che attribuendo un'origine arcaica e prettamente romana alla festività rende improbabile un'importazione dalla Campania.

Oltre ad una certa confusione tra la divinità campana e quella romana che si è avuta nella poesia classica e nella filologia meno recente, c'è anche chi ha sostenuto, come il Vaccai stesso[10] un'identificazione tra Volturno e Vertumno (latino: Vertumnus o Vortumnus), antico dio romano della natura che si trasforma e dei mutamenti stagionali e no[11] vedendo in entrambi degli aspetti di Giano, ma anche questa interpretazione risulta difficile da sostenere, poiché Vertumno aveva, sempre secondo Varrone, una sua propria festa, i Vertumnalia che si tenevano in una differente occasione[12].

Voci correlate

Note

  1. ^ Festo, De Verborum Significatu, "Volturno suo deo sacra faciebant cuius sacerdotem Volturnalem vocabant"
  2. ^ Ferruccio Calonghi, Dizionario Latino - Italiano, 3ª ed., Torino, Rosenberg & Sellier, 1972, p. 2955, ISBN non esistente.
  3. ^ Calendario Maffei in Giulio Vaccai, Le feste di Roma Antica, Roma, Mediterranee, 1986 [1927], p. XVI, ISBN 8827209611.
  4. ^ Vaccai, op. cit. pp. 174-176
  5. ^ Varrone, De Lingua Latina, VII, 45
  6. ^ Gellio, Noctes Atticae, II, 22
  7. ^ Columella, De Re Rustica, V, 15
  8. ^ Georges Dumézil, Feste Romane, Genova, Il Melangolo, 1989, pp. 79-84, ISBN 8870180913.
  9. ^ Vaccai, op. cit. pp. 174-176
  10. ^ Vaccai, op. cit., pp. 174-176
  11. ^ Calonghi, op.cit., p. 2955
  12. ^ Varrone, op. cit., VI, 21

Bibliografia

  • Giulio Vaccai, Le feste di Roma Antica, Roma, Mediterranee, 1986 [1927], ISBN 8827209611.
  • Georges Dumèzil, Feste Romane, Genova, Il Melangolo, 1989, pp. 79-84, ISBN 8870180913.

Collegamenti esterni