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La situazione delle truppe tedesche era particolarmente disagevole e tatticamente difficile per le divisioni che difendevano i lati occidentale e meridionale della sacca; costretti fin dall'accerchiamento di novembre ad organizzare frettolosamente un fronte difensivo improvvisato per impedire che l'armata fosse attaccata alle spalle, avevano dovuto costituire posizioni all'aperto nella steppa scoperta in inverno con mezzi, materiali ed armamenti insufficienti, stabilendo deboli linee difensive esposte agli attacchi sovietici ed ai rigori del clima<ref name="ReferencePAU">{{Cita|Görlitz/Paulus2010| p. 293|Görlitz/Paulus 2010 |harv=s}}</ref>. Pur avendo potuto utilizzare in parte le vecchie e modeste posizioni difensive costruite dai sovietici in estate, i soldati tedeschi schierati nei settori occidentali e meridionali del ''kessel'' si trovarono sempre in posizione precaria e subirono un costante logoramento anche prima dell'inizio dell'offensiva finale. Meno critica era la situazione delle truppe tedesche rimaste nelle vecchie postazioni all'interno delle rovine di Stalingrado e sulle rive del Volga, che, pur perdendo alcune posizioni contro l'aggressività della 62ª Armata, si asserragliarono ai capisaldi e soffrirono relativamente meno le carenze di rifornimenti e i disagi dell'inverno<ref name="ReferencePAU"/><ref>{{Cita|Čujkov2012| pp. 278-279|Čujkov 2012 |harv=s}}</ref>.
[[File:Bundesarchiv Bild 146-1972-042-22, Russland, Walter von Seydlitz-Kurzbach.jpg|thumb|left|270px|Al centro della foto con la [[Croce di Ferro|Croce di cavaliere]] il generale [[Walther von Seydlitz-Kurzbach]], comandante del 51º Corpo d'armata a Stalingrado.]]
Il generale Paulus aveva lasciato sul fronte del Volga la maggior parte delle divisioni che avevano combattuto per due mesi la violenta e sanguinosa battaglia all'interno della città: il 51º Corpo d'armata del generale [[Walther von Seydlitz-Kurzbach]] disponeva in questo settore della 71ª, 79ª, 295ª, 305ª e 389ª Divisione fanteria, della 100ª Divisione cacciatori, dei resti della 94ª Divisione fanteria, uscita quasi distrutta da un intempestivo movimento di ritirata intrapreso il 25 novembre<ref>{{Cita|Görlitz/Paulus2010| p. 259|Görlitz/Paulus 2010 |harv=s}}</ref>, e dei battaglioni di pionieri d'assalto arrivati a Stalingrado nell'ultima fase degli scontri urbani<ref>Il generale Čujkov nelle sue memorie esprime sorpresa per la decisione tedesca di lasciare così tante divisioni ferme nelle rovine di Stalingrado contro la sua armata invece di impiegarle per rafforzare i fronti scoperti occidentali; in {{Cita|Čujkov2012| p. 278|Čujkov 2012 |harv=s}}</ref>. Sul lato nord-orientale della sacca era schierato l'11º Corpo d'armata del generale [[Karl Strecker]] con la 60ª Divisione motorizzata, la 16. Panzer-Division e la 24. Panzer-Division; si trattava di posizioni ancora relativamente solide dotate di fossati anticarro, reticolati e campi di mine; sul lato sud il 4º Corpo d'armata del generale [[Erwin Jaenecke]] schierava su posizioni meno solide la 371ª, la 297ª Divisione fanteria e i resti della 20ª Divisione rumena. A nord-ovest il generale [[Walther Heitz]] difendeva il settore con la 44ª, 76ª, 113ª e 384ª Divisione fanteria; mentre nella posizione più esposta e pericolosa, il "naso di Marinovka" a ovest, era posizionato il 14º ''Panzerkorps'' del generale [[Hans Hube]] con la 3ª Divisione motorizzata, la 376ª Divisione fanteria e la 29ª Divisione motorizzata<ref>
Secondo un documento del 22 dicembre la 6ª Armata disponeva ancora in quella data di una forza vettovagliata di circa 249.000 uomini, compresi 13.000 rumeni e 19.300 ausiliari locali, di cui 25.000 soldati di fanteria di prima linea e 3.200 pionieri d'assalto, la forza combattente complessiva veniva calcolata nel 60-70% della forza vettovagliata<ref>{{Cita|Görlitz/Paulus2010| p. 295|Görlitz/Paulus 2010 |harv=s}}</ref>. Al 28 dicembre il comando calcolò in 241.000 soldati la forza presente nella sacca ed in 30.000 uomini il numero delle perdite fino a quel momento dopo il 24 novembre, e comunicò che la forza combattente reale dell'armata consisteva in 117 battaglioni a cui si aggiungevano altri 4 battaglioni forti, 42 medi e 67 deboli; erano disponibili ancora 426 cannoni campali medi e leggeri, 123 cannoni campali pesanti, 48 lanciarazzi, 40 cannoni contraerei pesanti, 131 carri armati, cannoni d'assalto e cacciacarri<ref name="ReferenceA"/>. Il comando dell'armata aveva cercato di utilizzare il tempo trascorso prima dell'offensiva finale sovietica per migliorare le sue posizioni, organizzando linee scaglionate più arretrate di ripiegamento; inoltre per colmare le perdite era stato inserito nei reparti combattenti anche il numeroso personale amministrativo, di comando e logistico presente all'interno della sacca; molti servizi di retrovia erano stati sciolti<ref name="Lannoy, p. 122"/>.
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=== Il rifornimento aereo ===
==== Organizzazione e difficoltà del "ponte aereo" ====
Nonostante periodici ritorni di fiducia tra le truppe accerchiate in connessione con la diffusione di voci inattendibili su forze di soccorso in arrivo e sul lancio di paracadutisti tedeschi nella sacca, la situazione dell'armata agli inizi di gennaio 1943 divenne catastrofica in conseguenza soprattutto del fallimento del promesso rifornimento aereo<ref>
[[File:Ju 52 approaching Stalingrad late 1942.jpg|thumb|right|290px|Un aereo da trasporto [[Junkers Ju 52]] in atterraggio durante il tentativo di rifornimento della sacca di Stalingrado.]]
Questi aerei da trasporto inizialmente decollavano dagli aerodromi di Tacinsksja e Morozovskaja distanti circa 200-240 chilometri da Stalingrado; dopo l'evacuazione di queste basi aeree alla fine di dicembre a causa dell'arrivo delle colonne corazzate sovietiche, gli aerei tedeschi dovettero partire da campi molto più distanti, prima a [[Sal'skij rajon|Salsk]] e [[Novočerkassk]] e infine [[Luhans'k|Vorosilovgrad]], [[Taganrog]], [[Donec'k|Stalino]], [[Sverevo]]<ref name="ReferenceFRA">F.de Lannoy, ''La bataille de Stalingrad'', p. 115.</ref>. All'interno della sacca erano disponibili due aeroporti principali, [[Pitomnik]] e Gumrak, e due aeroporti secondari, [[Basargino]] e [[Stalingradskij]]<ref name="ReferenceFRA"/>; in un primo momento nel ''kessel'' rimasero alcune squadriglie di caccia, ricognitori e bombardieri in picchiata che vennero poi evacuate dopo la caduta di Pitomnik il 16 gennaio 1943. A Pitomnik erano basati i 22 piloti da caccia della cosiddetta ''Platzschutzstaffel'', guidata dal capitano Rudolf Germeroth del [[Jagdgeschwader 3|JG3]], che rivendicò 130 vittorie aeree fino al suo ritiro il 17 gennaio<ref>J.Weal, ''Bf109 Aces of the Russian front'', pp. 64-65.</ref>. Oltre alle carenze di mezzi e di basi adeguate, il rifornimento aereo fu un fallimento anche a causa delle deficienze dell'organizzazione a terra per il mantenimento dell'efficienza dei terreni e delle macchine, per la mancanza di adeguati sistemi per il controllo del volo e per il servizio meteorologico; gli equipaggi furono sottoposti ad una grande pressione psicofisica e non risultarono adeguatamente addestrati per la difficile missione<ref>AA.VV., ''Germany and the second world war'', vol. VI, pp. 1149-1150.</ref>.
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