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L'opera, un poemetto in [[ottava rima|ottave]], fu composta per celebrare la vittoria riportata da [[Giuliano de' Medici]] in un torneo tenutosi il 29 gennaio [[1475]] a [[Firenze]], nella piazza di [[Basilica di Santa Croce|Santa Croce]]; il torneo era stato organizzato dal signore di Firenze, [[Lorenzo de' Medici|Lorenzo il Magnifico]], fratello di Giuliano, per celebrare l'accordo di pace tra le potenze italiane stretto nel [[1474]] grazie all'azione del Magnifico. Il poemetto, la cui realizzazione iniziò nello stesso anno 1475, consta di due libri: il primo di centoventicinque ottave, il secondo di sole quarantasei; la composizione fu infatti interrotta, con tutta probabilità, a causa della morte di Giuliano e del ferimento di Lorenzo nella sollevazione seguita alla [[congiura dei Pazzi]], il 26 aprile [[1478]].<ref name="Barberi_61">{{cita|Bàrberi Squarotti|p. 61.|Barberi}}</ref>
 
[[File:Angelo Poliziano - Imagines philologorum.JPGjpg|thumb|[[Angelo Poliziano]]]]
 
Nella stesura delle ''Stanze'', Poliziano si ispirò a un'opera di [[Luigi Pulci]], che era stato autore, nel [[1469]], di un testo analogo volto all'esaltazione di Lorenzo il Magnifico. Poliziano scelse di scrivere in lingua volgare, adoperando come strofa l'ottava (o stanza), già adoperata da [[Giovanni Boccaccio]] nel [[Filostrato (Boccaccio)|Filostrato]]. Accanto al tema encomiastico dell'elogio di Giuliano, l'opera racconta anche l'[[amore platonico]] di Giuliano per una donna fiorentina, [[Simonetta Vespucci|Simonetta Cattaneo]], sposa di Marco di Piero Vespucci. Il disegno dell'opera dovette però essere modificato nel [[1476]] a causa della morte improvvisa di Simonetta, avvenuta il 26 aprile.<ref name="Barberi_61" />