Migrazione longobarda: differenze tra le versioni
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[[Immagine:Lombard Migration.jpg|upright=1.4|thumb|Le principali tappe della migrazione dei Longobardi<ref>Lida Capo, ''Commento'' a Paolo Diacono, ''Storia dei Longobardi'', cartina 1, pp.
La '''migrazione longobarda''' fu un processo plurisecolare che portò il [[popoli germanici orientali|popolo germanico orientale]] dei [[Longobardi]] dalla patria originaria ([[Scandinavia]] meridionale, occupata nel [[I secolo a.C.]]) alla [[Penisola
Durante l'intero processo migratorio, svoltosi secondo le esigenze contingenti del momento e non secondo un piano preordinato, i Longobardi vennero ripetutamente in contatto con altre popolazioni, sia germaniche sia di altra origine. Con esse i Longobardi ebbero frequenti scontri armati, ma coltivarono anche rapporti commerciali più pacifici; gli uni e gli altri rapporti modificarono profondamente, nel corso dei secoli, la composizione etnica del popolo, le cui strutture sociali, culturali e istituzionali conservarono comunque gran parte delle proprie radici germaniche. Nel corso della migrazione, più volte nuclei di longobardi si staccarono dal grosso del popolo, seguendo percorsi autonomi e indipendenti.
==Lo stanziamento sul basso Elba==
Secondo il loro mito delle origini, confermato anche da testimonianze storiche e archeologiche, i Longobardi erano originari della [[Scania (provincia)|Scania]], l'estremità meridionale della [[Penisola scandinava]]. Gli storici concordano nel collocare la prima tappa della migrazione longobarda verso sud, la "[[Scoringa]]", presso le coste sudoccidentali del [[Mar Baltico]], identificandola forse con l'isola di [[Rügen]]<ref>Jörg Jarnut, ''Storia dei Longobardi'', p. 5.</ref>, forse con la [[
Superati gli ostacoli rappresentati dai [[Vandali]] e dagli [[Assipitti]], i Longobardi ripresero la loro marcia verso sud e si stabilirono prima in "[[Mauringa]]", dove incrementarono le file dei combattenti concedendo il rango di liberi a numerosi schiavi, e poi in "[[Golanda]]"<ref>Paolo Diacono, [[s:la:Historia Langobardorum - Liber I|I, 11-13]].</ref>. L'identificazione di questi territori è ancora oggetto di dibattito tra gli storici, ma si tratta comunque di aree comprese tra le sponde del Baltico e il fiume [[Elba (fiume)|Elba]], dove sono state rinvenute tombe longobarde con corredi di armi, di ornamenti e di caratteristiche ceramiche, identici a quelli rinvenute nelle successive aree di migrazione dei Longobardi<ref>Jarnut, pp. 7-8; Rovagnati, pp. 14-15.</ref>.
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===I contatti con i Germani occidentali e l'Impero romano===
{{vedi anche|Occupazione romana della Germania sotto Augusto|Guerre marcomanniche}}
[[Immagine:Germania Magna jpg.jpg|left|upright=1.6|thumb|I popoli [[germani]]ci nel [[I secolo]], secondo la ''[[De origine et situ Germanorum|Germania]]'' di [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]<ref>Tacito, ''Germania'', [[s:la:De origine et situ Germanorum (Germania)#XL|XL]].</ref>. I Longobardi erano stanziati presso il basso e medio [[Elba (fiume)|Elba]], in prossimità dei [[Popoli germanici occidentali]] (tanto da essere dallo stesso Tacito inseriti tra gli ''[[Herminones]]'', appunto Germani occidentali).]]
Il primo contatto dei Longobardi con i [[Impero romano|Romani]] risale al [[5]] d.C., durante la campagna germanica di [[
{{citazione|Furono vinti i Longobardi, popolo addirittura più feroce della ferocia germanica. Da ultimo [...] l'esercito romano con le insegne fu condotto fino a quattrocento miglia dal [[
Dopo la sconfitta subita a opera delle [[esercito romano|legioni di Tiberio]], i Longobardi si rifugiarono sulla riva destra dell'Elba e si raccolsero, insieme a tutti i Germani della regione non ancora sottomessi dall'esercito romano, sotto la guida di [[Maroboduo]], re dei [[Marcomanni]]<ref name="Jarnut8">Jarnut, p. 8.</ref>. A quest'epoca i Longobardi erano un popolo numericamente esiguo, tanto da dover entrare in più ampie coalizioni militari con i vicini [[popoli germanici occidentali]]<ref name="Rovagnati15">Rovagnati, p. 15.</ref>, all'interno delle quali il valore militare consentì tuttavia loro di affermarsi contro i propri vicini, in particolare i Semnoni<ref name="Jarnut9">Jarnut, p. 9.</ref>.
Pochi anni dopo si allearono però con [[Arminio]], il re dei [[Cherusci]] vittorioso sulle legioni di [[Publio Quintilio Varo|Varo]] nella [[Battaglia della foresta di Teutoburgo]], e nel [[18]] d.C. sconfissero lo stesso Maroboduo. L'apporto longobardo all'interno delle coalizioni germaniche del tempo fu tanto influente da consentire loro di restaurare sul trono dei Cherusci il re
La successiva menzione storica dei Longobardi si deve a [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], che nel suo saggio ''[[De
{{citazione|Nonostante l'esiguità del loro numero e il fatto di essere circondati da nazioni molto potenti, derivano la propria sicurezza non dalla sottomissione o da tributi, ma dal valore in battaglia.|Publio Cornelio Tacito, ''Germania'', [[s:la:De origine et situ Germanorum (Germania)#XL|XL]]|''Plurimis ac valentissimis nationibus cincti non per obsequium, sed proeliis ac periclitando tuti sunt.''|lingua=la}}
[[Immagine:Arte longobarda, lastrine dello scudo di stabio, cavaliere, vii secolo, bronzo dorato, berna, historisches museum.jpg|thumb|upright=1.4|[[Oreficeria longobarda]]: ''Cavaliere'', lastrina in bronzo dorato dello ''[[Scudo di Stabio]]'', [[VII secolo]]. [[Berna]], [[Historisches Museum di Berna|Historisches Museum]].]]
Circa settant'anni dopo la ''Germania'' di Tacito, i Longobardi sono annoverati fra le popolazioni coinvolte nella [[Guerre marcomanniche#Prime penetrazioni dei barbari (166-167)|prima campagna]] ([[167]]–[[169]]) di combattimenti fra le legioni romane di [[Marco Aurelio]] e numerosi popoli, tra cui spiccavano [[Marcomanni]], [[Quadi]], [[Vandali]] e [[Sarmati]], che premevano ai confini dell'[[Impero romano]]. La guerra, che chiudeva un lungo periodo di pace, mise in evidenza il valore dei Longobardi, e al tempo stesso consentì loro di conoscere nuove regioni, di apprendere nuove tattiche militari e, soprattutto, di arricchirsi con le razzie. Nel 167 i Longobardi presero parte, insieme ad altre tribù della [[Germania Magna|Germania settentrionale]], all'incursione in [[Pannonia superiore]]<ref>Cassiodoro, ''Chronica''.</ref><ref name="Dione72-1a">Dione Cassio, ''Historia Romana'', LXXII, 1a.</ref>. Una colonna di seimila armati tra Longobardi e [[Osii]] attraversò le terre dei Quadi, superò il [[Danubio]] e invase i territori dell'Impero. Si trattava soltanto dell'incursione di un reparto di guerrieri, poiché l’intera tribù avrebbe continuato a risiedere ancora per secoli sulle due sponde del basso corso dell'Elba. È possibile che la colonna longobarda avesse percorso parte della valle dell’Elba fino all'odierna [[Slesia]], per proseguire poi in direzione del fiume [[Váh]], che si trovava di fronte alla [[Castrum|fortezza legionaria]] di [[Brigetio]] (presso l'attuale [[Győr]], in [[Ungheria]])<ref>Ján Rajtár, ''Nuove testimonianze archeologiche delle guerre dei Marcomanni a nord del medio Danubio'', pp. 100-101.</ref>. Qui però i guerrieri furono intercettati da alcune unità di fanteria e di cavalleria romane<ref>Anthony Birley, ''Marco Aurelio'', pp. 185-186.</ref>, che li sconfissero e li ricacciarono nelle loro terre, respinti ancor prima che potessero arrecare danni all’interno della provincia<ref name="Jarnut9" /><ref>Rovagnati, pp. 16-17.</ref>. In seguito a questi eventi anche i Longobardi, come altre dieci tribù, mandarono ambascerie a [[Marco Iallio Basso Fabio Valeriano|Iallo Basso]], governatore della Pannonia superiore, per chiedere la pace; ottenutala, i messi tornarono nelle loro terre<ref name="Dione72-1a"/>.
Dopo la sconfitta della coalizione marcomannica, la diminuzione del potere dei Longobardi seguita alla ritirata del 167 li portò probabilmente ad allearsi a popoli vicini più forti, come i [[Sassoni]], mantenendosi comunque indipendenti<ref>Rovagnati, p. 17.</ref>. Rimasero presso l'Elba fino alla seconda metà del [[IV secolo]], anche se un nuovo processo migratorio verso sud aveva già avuto avvio agli inizi del [[III secolo|III]].
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{{vedi anche|Guerra gotica (535-553)}}
[[Immagine:Meister von San Vitale in Ravenna 004.jpg|thumb|L'[[imperatore bizantino]] [[Giustiniano]] in un [[mosaico]] della [[Basilica di San Vitale (Ravenna)|Basilica di San Vitale]] a [[Ravenna]] ([[VI secolo]]).]]
L'alleanza con Bisanzio e i Franchi permise a Vacone di mettere a frutto le convulsioni che scossero il [[regno ostrogoto]], soprattutto dopo la morte del re Teodorico nel [[526]]: sottomise così gli [[Suebi|Svevi]] presenti nella regione<ref name="DiaconoI21" /> e occupò la [[Pannonia (provincia romana)|Pannonia I e Valeria]] (l'attuale [[Ungheria]] a ovest e a sud del [[Danubio]])<ref name="Rovagnati24" /><ref name="Jarnut17" />. Nel [[539]] Vacone respinse un'offerta di alleanza (o piuttosto, visti gli estremi cui gli Ostrogoti erano giunti, una supplica) del re ostrogoto [[Vitige]] col pretesto della propria alleanza con l'imperatore [[Giustiniano]]<ref>Procopio, ''De bello Gothico'', II, 22.</ref>: l'episodio conferma come in quel momento i Longobardi fossero una potenza sempre più integrata nello schieramento franco-bizantino<ref name="Jarnut17" /><ref name="Rovagnati26">Rovagnati, p. 26.</ref>.
Ormai saldamente al potere e disponendo delle risorse di un grandissimo territorio, che dalla [[Boemia]] raggiungeva ormai la [[Pannonia]], Vacone era uno dei più importanti re d'Europa<ref name="Rovagnati26" /><ref>Jarnut, pp. 17-18.</ref>. Alla sua morte ([[540]]) il figlio [[Valtari]] era minorenne; quando, pochi anni dopo, morì, il suo reggente [[Audoino]] usurpò il trono<ref name="DiaconoI22">Paolo Diacono, [[s:la:Historia Langobardorum - Liber I| I, 22]].</ref> ignorando i diritti dei [[Letingi]]<ref name="Jarnut18">Jarnut, p. 18.</ref><ref name="Rovagnati27">Rovagnati, p. 27.</ref>. La situazione politica erodeva lo spazio di manovra dei Longobardi, col sempre crescente potere dei [[Franchi]] che, accordatisi con il nuovo re ostrogoto [[Totila]], erano riusciti a occupare il [[Norico]] e a fare ulteriori passi in [[Italia
Audoino modificò il quadro delle alleanze del predecessore, accordandosi (nel [[547]] o nel [[548]]) con Giustiniano<ref name="DiaconoI22" /> per occupare, in Pannonia, la [[Pannonia (provincia romana)|provincia Savense]] (il territorio che si stende fra i fiumi [[Drava]] e [[Sava (fiume)|Sava]]) e parte del Norico, in modo da schierarsi nuovamente contro i vecchi alleati Franchi e [[Gepidi]] e consentire a Giustiniano di disporre di rotte di comunicazione sicure con l'Italia<ref name="Rovagnati27" /><ref name="Jarnut19">Jarnut, p. 19.</ref>. Il nuovo stato di cose fu suggellato dal matrimonio di Audoino con una principessa [[turingi]]a, figlia di un re ([[Ermanafrido]]) assassinato dai Franchi e di una principessa di [[Amali|stirpe amala]], nipote di [[Teodorico il Grande|Teodorico]]. Il matrimonio con una principessa diretta discendente di Teodorico consentiva ad Audoino, un usurpatore, di sfruttare l'estremo prestigio sempre goduto dagli Amali e metteva in difficoltà il re degli [[Ostrogoti]], Totila, che non poteva vantare connessioni di questo tipo<ref name="Rovagnati27" /><ref name="Jarnut19" />.
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Sconfitti i [[Gepidi]], la situazione era cambiata assai poco per [[Alboino]], che al loro posto aveva dovuto lasciar insediare i non meno pericolosi [[Avari]]; dalla sanguinosa campagna non aveva ricavato nient'altro che gloria e i suoi vassalli, che vedevano gli Avari impossessarsi del bottino per cui avevano combattuto, cominciarono a mostrarsi poco convinti della sua guida<ref>Jarnut, p. 29.</ref>. Decise quindi di lanciarsi verso le pianure dell'[[Italia]], appena devastate dalla sanguinosa [[Guerra gotica (535-553)|Guerra gotica]] e quindi meno pronte a una difesa a oltranza; per guardarsi le spalle si accordò ancora con gli Avari, che poterono stanziarsi nella [[Pannonia]] lasciata dai Longobardi (e quindi tagliare le linee di comunicazione di [[impero bizantino|Bisanzio]]<ref name="Jarnut30">Jarnut, p. 30.</ref>); in caso di ritorno dei precedenti proprietari, gli Avari avrebbero dovuto restituire la regione<ref name="DiaconoII7">Paolo Diacono, [[s:la:Historia Langobardorum - Liber II|II, 7]].</ref>.
[[Immagine:Alboin's Italy.svg|thumb|upright=1.4|left|I domini longobardi dopo la morte di [[Alboino]] ([[572]]) e le conquiste di [[Faroaldo I|Faroaldo]] e [[Zottone]] ([[575]] circa)<ref name="CapoLVI">Capo, p.
Nel [[568]]<ref name="DiaconoII7" /> i Longobardi, sempre guidati da Alboino, invasero l'Italia attraversando l'[[Isonzo]]<ref name="Jarnut30" />. Insieme a loro c'erano contingenti di altri popoli<ref>Paolo Diacono, [[s:la:Historia Langobardorum - Liber II|II, 26]].</ref>, come ventimila [[Sassoni]]<ref>Paolo Diacono, [[s:la:Historia Langobardorum - Liber II|II, 6]].</ref> che rimasero sempre in qualche modo separati dai Longobardi<ref name="Jarnut30" />, fino a che lo scoppio di disaccordi sul loro diritto a non essere assorbiti non portò alla loro ritirata a nord delle [[Alpi]]<ref>Paolo Diacono, [[s:la:Historia Langobardorum - Liber III|III, 5-7]].</ref>, nel [[573]]<ref name="Jarnut33">Jarnut, p. 33.</ref>. [[Jörg Jarnut]], e con lui la maggior parte degli autori, stima la consistenza numerica totale dei popoli in migrazione tra i cento e i centocinquantamila fra guerrieri, donne e non combattenti<ref name="Jarnut30" />. Non esiste tuttavia pieno accordo tra gli storici a proposito del loro reale numero; altre stime parlano di non meno di trecentocinquantamila persone in totale<ref>Così Paolo Possenti, che ne ''Le radici degli italiani'' ipotizza trentasei [[Fara (longobardi)|fare]] da circa diecimila persone ciascuna, oltre ai ventimila Sassoni e ad altri ancora.</ref>. Secondo la leggenda, riportata dall<nowiki>'</nowiki>''Origo gentis Langobardorum''<ref>''Origo gentis Langobardorum'', [[s:la:Origo gentis Langobardorum#5|§5]].</ref> e ripresa da [[Paolo Diacono]]<ref>Paolo Diacono, [[s:la:Historia Langobardorum - Liber II|II, 5]].</ref> ma storicamente infondata<ref name="Jarnut31">Jarnut, p. 31.</ref>, i Longobardi mossero verso l'Italia su invito del generale bizantino [[Narsete (generale bizantino)|Narsete]], che avrebbe così cercato vendetta contro l'imperatore [[Giustino II|Giustino]] che l'aveva rimosso dal governo dell'Italia:
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*[[Cassiodoro]], ''[[Chronica (Cassiodoro)|Chronica]]'', in {{cita libro|curatore= [[Theodor Mommsen]]|titolo= [[Monumenta Germaniae Historica]]|anno= 1894|città= Berlino|capitolo=Auctores antiquissimi XI|pagine=109–161|url= http://mdz10.bib-bvb.de/~db/bsb00000823/images/index.html?id=00000823&nativeno=109}}
*[[Cassio Dione Cocceiano|Dione Cassio]], ''[[Storia romana (Cassio Dione)|Historia Romana]]''.
*[[Eginardo]], ''[[Annales Regni Francorum]]'' (''Annali del Regno dei Franchi''), in {{cita libro|curatore= [[Friedrich Kurze]]|titolo= [[Monumenta Germaniae Historica]]|anno= 1895|città= Hannover||pagine= ''Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum separatim editi 6''
*''[[Origo gentis Langobardorum]]'', in {{cita libro|curatore= Georg Waitz|titolo= Monumenta Germaniae Historica|anno= 1878|città= Hannover|capitolo= Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI–IX|pagine=1–6|url=http://la.wikisource.org/wiki/Origo_gentis_Langobardorum}}
*[[Paolo Diacono]], ''[[Historia Langobardorum]]'', in {{cita libro|curatore= [[Georg Waitz]]|titolo= [[Monumenta Germaniae Historica]]|anno= 1878|città= Hannover||pagine= ''Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI–IX'', 12–219}}. Trad .it: {{cita libro|autore=Paolo Diacono|titolo=Storia dei Longobardi|curatore=Lidia Capo|anno= 1992|editore=Lorenzo Valla/Mondadori|città= Milano|id= ISBN 8804330104}} [http://la.wikisource.org/wiki/Historia_Langobardorum <small>Testo disponibile su Wikisource</small>].
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