Insorgenze antifrancesi in Italia: differenze tra le versioni

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Tra maggio e giugno il grosso dell'esercito francese prese la via del nord; a difesa di Napoli rimasero solo tre corpi. L'esercito di Ruffo si attendò a Nola. Ad esso si erano aggiunti contingenti inglesi, russi ed austriaci sbarcati dall'ammiraglio [[Orazio Nelson]] sulle coste della Calabria. Anche un contingente turco faceva parte della spedizione, in quanto l'Impero Ottomano aveva aderito alla [[Seconda coalizione]]. Infine, una squadra navale anglo-borbonica, al comando di Nelson, bloccava le coste. Da Nola, Ruffo si mosse a Somma Vesuviana e poi a Portici, conquistandole entrambe. Nella battaglia del 13 giugno l'Esercito della Santa Fede espugnò Napoli. La capitolazione fu firmata da: Ruffo e Micheroux per la parte regia, Foote per l'Inghilterra, Baillie per la Russia ed Acmet per i turchi. Gli ultimi soldati francesi furono imbarcati su una nave per Tolone.
 
I patrioti napoletani, moderati e giacobini, si erano rinchiusi nella fortezza di Napoli per opporre l'ultima resistenza; venuti a patti con il cardinale Ruffo, che aveva promesso loro salva la vita, si arresero. Invece, pochi giorni dopo numerosi repubblicani furono giustiziati. Nei mesi successivi, una giunta nominata da Ferdinando IV processò i repubblicani catturati mandando a morte i principali esponenti. Su circa {{TA|8 000}} prigionieri, 124 [[elenco dei repubblicaniRepubblicani napoletani giustiziati nel 1799-1800|sono mandati a morte]], 6 graziati, 222 condannati all'ergastolo, 322 a pene minori, 288 alla deportazione e 67 all'esilio. Nell'ambito della distruzione dei simboli repubblicani, furono dispersi anche i resti di [[Masaniello]] sepolti nella [[Basilica del Carmine]], essendo egli stato il capopopolo del 1647, celebrato dai rivoluzionari come un precursore della Repubblica.
 
==Le insorgenze del periodo napoleonico==