Pax Nicephori: differenze tra le versioni

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{{tmp|Infobox trattato}}
[[File:Solidus-Nicephorus I and Staraucius-sb1604.jpg|thumb|upright=1.45|[[Solido (moneta)|Solido]] rappresentante il [[basileus]] [[Niceforo I il Logoteta|Niceforo I]] e il figlio [[Stauracio]].]]
 
La '''pax Nicephori''', nota anche come '''pace di Aquisgrana''' o '''trattato di Aquisgrana''', ossia "pace di Niceforo", prende nome dell'imperatore [[Niceforo I il Logoteta|Niceforo I]] a cui si è attribuita l'iniziativa di negoziazioni tra [[Franchi]] e [[Bizantini]], concernenti principalmente le rispettive posizioni nel nord del [[mare Adriatico]] e risoltesi in un primo trattato dell'[[803]], mai ratificato, ed in un secondo trattato più volte ridiscusso e finalmente confermato tra l'[[811]] e l'[[815]]. Si può affermare, d'altronde, su di un piano più generale, che queste trattative abbiano in qualche modo sancito la riappacificazione fra [[Bizantini]] e [[Franchi]] dopo la rottura iniziata dal [[754]] dall'invasione dell'[[Italia]] da parte di [[Pipino il Breve]] e culminata poi il 25 dicembre [[800]] nell'incoronazione di [[Carlo Magno]] ad imperatore romano d'occidente. Le tappe fondamentali di questo processo di pace si sono svolte nella capitale dell'[[Impero carolingio]], [[Aquisgrana]], a [[Salz]] e, è dato di pensare, a [[Costantinopoli]]. Infatti, dell'intero dossier diplomatico, noto principalmente da fonti letterarie vicine alla corte franca, soltanto tre documenti – due lettere di [[Carlo Magno]] ed un diploma di [[Lotario I]] che incorpora parte degli articoli stabiliti sotto [[Pipino d'Italia]] e Carlo Magno – sono sopravvissuti in copia, mentre due sole ambascerie ([[802]] e [[812]]) sono note ai cronisti bizantini.
 
== Il papa si ribella all'imperatore ==
[[File:La donacion de Pipino el Breve al Papa Esteban II.jpg|upright=1.4|thumb|left|La donazione effettuata da [[Pipino il Breve]] delle terre dell'[[Esarcato di Ravenna]] al [[papa Stefano II]]: tradizionalmente questo momento è considerato la nascita dello [[Stato della Chiesa]].]]
 
Nella seconda metà dell'[[VIII secolo]], [[papa Stefano II]], usando la falsa [[donazione di Costantino]] come espediente per giustificare il proprio potere temporale, prese possesso del [[ducato romano]] (grossomodo l'attuale [[Lazio]]) per sé e si nominò indipendente dall'[[Impero bizantino]], che in quel momento si trovava in forte crisi visto che era continuamente attaccato dagli [[Arabi]] in [[Asia minore]], dai [[Bulgari]] nei [[Balcani]] e dai [[Longobardi]] in [[Italia]]. Stefano II, minacciato fortemente dal re longobardo [[Astolfo (re)|Astolfo]], che mirava alla conquista della Città Eterna, non ricevendo aiuti da Costantinopoli, si risolse a chiedere aiuto ai Franchi, che accettarono: [[Pipino il Breve]], diventato da poco re dei Franchi con l'appoggio del Papa, scese in [[Italia]] con un forte esercito, e in due spedizioni nel [[754]] e nel [[756]] sbaragliò l'esercito dei [[Longobardi]], riuscendo a conquistare l'[[Esarcato di Ravenna|Esarcato]], la [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]] e parte del vecchio [[corridoio bizantino]]; queste conquiste le donò al [[Papa]], nonostante le vivaci proteste di due inviati bizantini, che le rivendicavano per il loro impero.<ref>{{cita|Ravegnani (2004)|pp. 135-138.}}</ref>
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== Carlo Magno contro i Longobardi ==
[[File:Adelchis, son of Desiderius.jpg|thumb|297 × 240 pixel|[[Adelchi (principe)|Adelchi]] sconfitto da [[Carlo Magno]], opta per l'esilio.]]
 
Nel [[772]] morì [[papa Stefano III]], al suo posto fu nominato nuovo [[papa Adriano I]], che era politicamente anti-longobardo; nonostante ciò il re longobardo, [[Desiderio (re)|Desiderio]], mandò un'ambasceria a [[Roma]] per portare i suoi omaggi al nuovo papa. Adriano I invitò gli ambasciatori in [[Basilica di San Giovanni in Laterano|Laterano]] e poi, davanti a tutta la [[Curia Romana|curia]], accusò il loro re di tradire i patti a causa della mancata consegna dei territori promessi ai predecessori del pontefice. Desiderio passò quindi all'offensiva invadendo l'[[Esarcato d'Italia|Esarcato di Ravenna]] e la [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]]. Carlo Magno, impegnato in quel momento contro i [[Sassoni]], cercò di riappacificare la situazione donando numerosi tesori a Desiderio e sperando di riottenerne in cambio i territori strappati al papa. Il re longobardo rifiutò lo scambio e Carlo, che non poteva permettere che fosse appannato il suo prestigio come protettore del papato, mosse guerra al Longobardi e invase l'[[Italia]] nel [[773]].
 
[[File:P nobile sala3 05.jpg|thumb|left|upright=1.4|[[Carlo Magno]] conferma a [[papa Adriano I]] le donazioni del padre [[Pipino il Breve]].]]
 
Il grosso dell'esercito, comandato dal sovrano stesso, superò il passo del [[Moncenisio]] e attaccò le armate di Desiderio presso la città di [[Susa (Italia)|Susa]]. Il re longobardo riuscì ad arginare l'invasione, ma intanto un'altra armata franca, guidata dallo zio di Carlo, Bernardo, attraversò il [[Gran San Bernardo]] e ridiscese la [[Valle d'Aosta]], puntando contro il secondo troncone dell'esercito longobardo, affidato ad [[Adelchi (principe)|Adelchi]]. Quest'ultimo fu sbaragliato e dovette ritirarsi a marce forzate mentre Desiderio si rinserrava nella capitale del suo regno, [[Pavia]]. I Franchi posero l'assedio alla città dall'ottobre del [[773]] sino all'inizio dell'anno successivo.
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== Rapporti tra Carlo Magno e i pontefici ==
[[File:Frankenreich 768-811.jpg|thumb|upright=1.8|Regno di [[Carlo Magno]], dopo la sconfitta degli [[avari]] ([[791]]).]]
 
I rapporti tra Carlo Magno e Adriano I sono stati ricostruiti dalla letteratura delle missive epistolari che i due si scambiarono per oltre un ventennio. Molte volte, Adriano cercava di ottenere l'appoggio di Carlo riguardo alle frequenti beghe territoriali che minavano lo [[Stato Pontificio]]. Una lettera datata [[790]] contiene le lamentele del pontefice nei riguardi dell'arcivescovo ravennate, Leone, reo di avere sottratto alcune diocesi dell'Esarcato. Durante la sua terza visita a Roma nel [[787]], Carlo Magno venne raggiunto da un'ambasceria del Duca di [[Benevento]], capeggiata dal figlio Grimoaldo. Lo stesso duca, Arichi, implorava l'Imperatore franco di non invadere il ducato minato dalle mire espansionistiche di Adriano I che intendeva così annettersi i territori a sud del [[Lazio]]. Carlo Magno in un primo momento mosse guerra al Ducato di Benevento ma in seguito alla morte dello stesso Duca e del figlio, l'Imperatore si decise a liberarne il secondogenito Romualdo e a reinsediarlo nel regno. Probabilmente Carlo Magno non voleva compromettere i precari equilibri nell'Italia meridionale. Papa Adriano I ne fu talmente risentito che i rapporti tra i due si raffreddarono irrimediabilmente.
 
Alla morte del pontefice nel [[795]], quando la notizia gli fu riferita, il sovrano scoppiò in pianto ed il suo biografo [[Eginardo]] ci assicura che il cordoglio era sincero.
 
[[File:Leo III.jpg|upright=1.4|thumb|[[papa Leone III]].]]
 
Assunse la tiara [[Papa Leone III]] che dovette immediatamente vedersela con la famiglia del defunto Adriano I, che ne contestava l'elezione. La guerra sotterranea tra i Palatini e i nipoti dell'ex-pontefice scoppiò nel [[799]].
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== Incoronazione imperiale di Carlo Magno ==
[[File:Karl den store krons av leo III.jpg|thumb|upright=1.4|left|Carlo Magno incoronato imperatore da [[papa Leone III]].]]
 
Nella messa di [[Natale]] del 25 dicembre [[800]] a Roma, il papa Leone III incoronò Carlo Magno [[imperatore|imperatore romano d'Occidente]], titolo che non era più in uso in [[Europa occidentale|Occidente]] dalla [[abdicazione]] di [[Romolo Augusto]] il 4 settembre [[476]], con la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]].
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== Primi rapporti tra le due corone imperiali ==
[[File:Solidus-Irene-sb1599.jpg|thumb|upright=1.4|[[Solido (moneta)|Solidus]] di [[Irene (imperatrice)|Irene]].]]
 
Il papa incoronò Carlo Magno imperatore per aver un protettore più vicino che potesse proteggerlo non solo dalle incursioni degli Arabi e dei Longobardi ma anche da minacce interne (come ad esempio i seguaci di Papa Adriano che lo avevano aggredito brutalmente).<ref>{{cita|Luttwak|p. 163.}}</ref> In più nell'ultimo secolo l'Impero bizantino era caduto nell'eresia con l'[[iconoclastia]], ovvero la distruzione delle immagini sacre a cui era contrario il Papa; e se era vero che nel 787 l'Imperatrice Irene aveva abolito l'iconoclastia, era anche vero che il [[Concilio di Nicea II|secondo Concilio di Nicea]] ([[787]]) non aveva preso minimamente in considerazione la richiesta del pontefice di riavere sotto la sua giurisdizione le terre dell'Italia meridionale e l'Illirico, annesse al Patriarcato di Costantinopoli dall'iconoclasta Leone III nel [[731]] per punire l'avverso pontefice; inoltre, anche a causa di una traduzione imprecisa dei provvedimenti del Concilio di Nicea, Carlo Magno e l'Occidente condannarono il II Concilio di Nicea, con il [[Concilio di Francoforte]] ([[794]]), poiché ritenevano che i Bizantini fossero passati nell'errore opposto, ovvero venerare eccessivamente le immagini.<ref>{{cita|Ostrogorsky|pp. 166-167.}}</ref> Inoltre, mentre avveniva a Roma l'incoronazione imperiale di Carlo Magno, l'impero bizantino era governato da una donna, [[Irene (imperatrice)|Irene]], che si faceva chiamare dai suoi sudditi [[basileus]] (imperatore), e non [[Basilissa (titolo)|basilissa]] (imperatrice); il Papa considerò il trono vacante in quanto retto da una donna e questo gli permise di eleggere Imperatore Carlo Magno. L'imperatrice dovette assistere impotente a ciò che stava avvenendo a Roma; ella si rifiutò sempre di accettare il titolo di imperatore a Carlo Magno, considerando l'incoronazione di Carlo Magno ad opera del papa un atto di usurpazione di potere. Carlo, deciso a unificare Occidente e Oriente, propose a Irene un matrimonio, ma le trattative erano appena iniziate quando Irene venne detronizzata con l'inganno dal suo logoteta Niceforo.<ref>{{cita|Ostrogorsky|p. 169.}}</ref>
 
== Prima fase del trattato di pace ==
[[File:Dürer karl der grosse.jpg|thumb|upright=1.4|[[Carlo Magno]] in un dipinto di [[Albrecht Dürer]], [[1511]]-[[1513]].]]
 
Il trattato di Aquisgrana vide impegnati l'Impero bizantino e il neonato Impero carolingio e fu voluto a tutti i costi da [[Carlo Magno]], che voleva metter fine al conflitto che era nato tra Bizantini e Franchi, e voleva che gli fosse riconosciuto il suo stato, il suo potere e il suo titolo imperiale. Per questo avviò delle trattative con l'allora [[imperatore bizantino]], Niceforo I. Quest'ultimo nell'[[803]] mandò i suoi ambasciatori ad Aquisgrana, che era la capitale dell'Impero carolingio, ma non ratificò mai il trattato proposto da Carlo Magno, né ne riconobbe il titolo imperiale.