Numa Pompilio: differenze tra le versioni

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La leggenda afferma che il progetto di riforma politica e religiosa di Roma attuato da Numa fu a lui dettato dalla ninfa [[Egeria]] con la quale, ormai vedovo, soleva passeggiare nei boschi<ref>T.Livio: Ad Urbe condita; I, 19: ''Qui cum descendere ad animos sine aliquo commento miraculi non posset, simulat sibi cum dea Egeria congressus nocturnos esse; eius se monitu quae acceptissima dis essent sacra instituere, sacerdotes suos cuique deorum praeficere''.</ref> e che si innamorò di lui al punto da renderlo suo sposo.<ref>Plutarco; vita di Numa; IV, 2-3</ref>
 
A Numa non è ascritta alcuna guerra,<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], ''[[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]]'', II, 60,4.</ref><ref name="EutropioI.3"/> bensì una serie di riforme tese a consolidare le istituzioni della nuova città, prime tra tutte quelle religiose (raccolte nei [[Commentarius (Numa Pompilio)|commentarii Numae]] o [[Commentarius (Numa Pompilio)|libri Numae]] che andarono perduti quando [[Roma antica|Roma]] fu saccheggiata dai Galli<ref>Plutarco, ''Vita di Numa'', I, 1</ref>).
 
Appena divenuto re nominò, a fianco del sacerdote dedito al culto di [[Giove (divinità)|Giove]] ed a quello dedicato al culto di [[Marte (divinità)|Marte]], un terzo sacerdote dedicato al culto del dio [[Quirino (divinità)|Quirino]]. Riunì poi questi tre sacerdoti in un unico collegio sacerdotale che fu detto dei [[flamini]] a cui diede precise regole ed istruzioni.<ref>Plutarco: vita di Numa; VII, 4-5</ref>
 
A Numa non è ascritta alcuna guerra,<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], ''[[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]]'', II, 60,4.</ref><ref name="EutropioI.3"/> bensì una serie di riforme tese a consolidare le istituzioni della nuova città, prime tra tutte quelle religiose (raccolte nei [[Commentarius (Numa Pompilio)|commentarii Numae]] o [[Commentarius (Numa Pompilio)|libri Numae]] che andarono perduti quando [[Roma antica|Roma]] fu saccheggiata dai Galli<ref>Plutarco, ''Vita di Numa'', I, 1</ref>). Proibì ai Romani di venerare immagini divine a forma umana e animale perché riteneva sacrilego paragonare un dio con tali immagini e, durante il suo regno non furono costruite statue raffiguranti gli dei<ref>Plutarco, ''vita di Numa'', VIII, 7</ref>. Istituì il collegio sacerdotale dei [[pontefice (storia romana)|Pontefici]]<ref>Plutarco, ''Vita di Numa'', IX, 1-4.</ref>, presieduti dal Pontefice Massimo, carica che Numa ricoprì per primo e che aveva il compito di vigilare sulle vestali (vedi sotto) e sulla moralità pubblica e privata e sull'applicazione di tutte le prescrizioni di carattere sacro<ref>Plutarco, ''Vita di Numa'', VII, 4.</ref>.

Istituì poi il collegio delle vergini [[Vestali]]<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], ''[[Antichità romane (Dionigi di Alicarnasso)|Antichità romane]]'', II, 64, 5.</ref><ref>Plutarco, ''vita di Numa'', IX, 5</ref> assegnando a queste uno stipendio e la cura del tempio in cui era custodito il fuoco sacro della città;<ref name="FloroI,2.3">[[Floro]], ''Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC'', I, 2.3.</ref> le prime furono Gegania, Verenia, Canuleia e Tarpeia (erano dunque quattro, Anco Marzio ne aggiunse altre due portandole a sei)<ref>Plutarco: vita di Numa; X, 1-7</ref>.
 
Istituì anche il collegio dei [[Feziali]] (i guardiani della pace) che erano magistrati - sacerdoti con il compito di tentare di appianare i conflitti con i popoli vicini e di proporre la guerra una volta esauriti tutti gli sforzi diplomatici<ref>Plutarco: vita di Numa; XII, 4-7</ref>. Nell'ottavo anno del suo regno istituì il collegio dei [[Salii]], sacerdoti che avevano il compito di separare il tempo di pace e di guerra (per gli antichi romani il periodo per le guerre andava da marzo ad ottobre)<ref>Plutarco: vita di Numa; XIII, 1-7</ref>. Era, questa funzione, molto importante per gli abitanti dell'[[antica Roma]], perché sanciva, nel corso dell'anno, il passaggio dallo stato di ''cives'' (cittadini soggetti all'amministrazione civile e dediti alle attività produttive) a ''milites'' (militari soggetti alle leggi ed all'amministrazione militare e dediti alle esercitazioni militari) e viceversa per tutti gli uomini in grado di combattere. Migliorò anche le condizioni di vita degli schiavi p.es. permettendo loro di partecipare alle feste in onore di [[Saturno (divinità)|Saturno]], i [[Saturnali]]a assieme ai loro padroni<ref>Plutarco, ''Vita di Numa'', 1.5.</ref>. Stabilì di unificare ed armonizzare tutti i culti e le tradizioni dei Romani e dei Sabini residenti a [[Roma antica|Roma]] per eliminare le divisioni e le tensioni fra questi due popoli, riducendo l'importanza delle tribù e creando nuove associazioni basate sui mestieri<ref>Plutarco: vita di Numa; XVII, 3</ref>
Istituì anche il collegio dei [[Feziali]] (i guardiani della pace) che erano magistrati - sacerdoti con il compito di tentare di appianare i conflitti con i popoli vicini e di proporre la guerra una volta esauriti tutti gli sforzi diplomatici<ref>Plutarco: vita di Numa; XII, 4-7</ref>.
 
Istituì anche il collegio dei [[Feziali]] (i guardiani della pace) che erano magistrati - sacerdoti con il compito di tentare di appianare i conflitti con i popoli vicini e di proporre la guerra una volta esauriti tutti gli sforzi diplomatici<ref>Plutarco: vita di Numa; XII, 4-7</ref>. Nell'ottavo anno del suo regno istituì il collegio dei [[Salii]], sacerdoti che avevano il compito di separare il tempo di pace e di guerra (per gli antichi romani il periodo per le guerre andava da marzo ad ottobre)<ref>Plutarco: vita di Numa; XIII, 1-7</ref>. Era, questa funzione, molto importante per gli abitanti dell'[[antica Roma]], perché sanciva, nel corso dell'anno, il passaggio dallo stato di ''cives'' (cittadini soggetti all'amministrazione civile e dediti alle attività produttive) a ''milites'' (militari soggetti alle leggi ed all'amministrazione militare e dediti alle esercitazioni militari) e viceversa per tutti gli uomini in grado di combattere. Migliorò anche le condizioni di vita degli schiavi p.es. permettendo loro di partecipare alle feste in onore di [[Saturno (divinità)|Saturno]], i [[Saturnali]]a assieme ai loro padroni<ref>Plutarco, ''Vita di Numa'', 1.5.</ref>. Stabilì di unificare ed armonizzare tutti i culti e le tradizioni dei Romani e dei Sabini residenti a [[Roma antica|Roma]] per eliminare le divisioni e le tensioni fra questi due popoli, riducendo l'importanza delle tribù e creando nuove associazioni basate sui mestieri<ref>Plutarco: vita di Numa; XVII, 3</ref>
 
{{Citazione|Chi (è) pertanto quello lontano cinto del ramo d'ulivo che porta gli arredi sacri? Conosco i capelli e il mento canuto del re Romano, che consoliderà la prima città colle leggi, chiamato dalla piccola Curi e da una povera terra ad un grande potere. |[[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], ''[[Eneide]], lib. VI, Ed. Sormani, Roma 1986, versi 809-810''|''Quis procul ille autem ramis insignis olivae<br />Sacra ferens? Nosco crinis incanaque menta<br />Regis Romani, primam qui legibus urbem<br />Fundabit, Curibus parvis et paupere terra<br />Missus in imperium magnum''.|lingua=la}}