Bibbia di Calci: differenze tra le versioni

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L'altro personaggio citato è lo ''scriptor Albertus Vulterrensis'', probabilmente da identificare con ''Adalbertus scriptor de licteris maioribus de auro et de colore'' (quindi sicuramente un miniatore di capilettera) autore della Bibbia gemella nella [[Biblioteca Guarnacciana]] di [[Volterra]] (ms. LXI 8.7). Il nome di Alberto da Volterra, secondo una notizia di [[Alessandro da Morrona]] del 1793, doveva comparire anche su una croce dipinta per l'altare maggiore della [[chiesa di San Francesco (Pisa)|chiesa di San Francesco]]: ciò ne farebbe il primo nome noto della scuola pittorica pisana.
 
Seconda per antichità solo al ''Salterio di [[San Paolo a Ripa d'Arno]]'' (1104, [[Firenze]], [[Biblioteca Medicea Laurenziana]]), la Bibbia di Calci fu realizzata entro una scuola minatoria pisana o volterrana.
 
Era destinata al [[monastero di San Vito (Pisa)|monastero di San Vito]], a Pisa, ma passò poi all'[[abbazia di San Gorgonio]] sull'[[isola di Gorgona]], i cui beni furono tutti spostati nella [[certosa di Calci]] dopo la sua chiusura; qui risulta già in un inventario 1378. Quest'ultimo cenobio finì per dare il nome al codice con cui è comunemente noto.
 
Con la soppresisone sabauda il codice restò comunque a Calci, finché nel [[1972]] fu dato in consegna al museo.
 
===Storia della critica===
L'importanza del codice, segnalata già dal [[Toesca]] nel [[1927]], venne poi sottolineata da [[Edward Garrison|Garrison]] (1953-1963), che ne fece uno dei punti fermi nella sua classificazione dei manoscritti italiani, seguito poi da Berg (1968) e D'Aniello (2000). Fu quest'ultimo ad accostare alla ''Bibbia di Calci'' un numero consistente di manoscritti, tra cui quello nella Guarnacciana, proveniente dal [[Duomo di Volterra]], la Bibbia ms. 8 della [[Biblioteca Nacional]] di [[Madrid]] (dal [[Duomo di Messina]]) e il ''Salterio di San Paolo a Ripa d'Arno''. Tra gli altri interventi sul codice, spiccano quelli ripetuti di Dalli regoli e Caleca.
 
Appare azzardata invece l'ipotesi della studiosa Giorgi che nel [[1996]], su un suggerimento di [[Luciano Bellosi]], attribuì la Bibbia e alcuni codici correlati a [[Coppo di Marcovaldo]], posticipandoli di circa un secolo e negando la validità dell'iscrizione di prete Gerardo. Tale posizione, vivacemente contestata già quello stesso anno da Dalli Regoli, si scontra con un'obiettiva ricognizione dello stile del manoscritto, che non si discosta dalla tradizione in voga nell'Italia centrale tra i secoli XI e XII, sia per il tipo di lettere che per gli ornati a racemi. Tra gli esempi più vicini, si può portare quello della Bibbia di [[Corbolino da Pistoia]] del [[1140]] (ms. Conventi soppressi 630). Più originali effettivamente risultano le parti figurate, che rimandano in maniera equivocabile alla pittura mesobizantina, e che fanno del manoscritto un caso di eccezionale rarità.
 
==Descrizione==
È una Bibbia di tipo atlantico, caratterizzata cioè dal grande formato e con lettere iniziali ingrandite e decorate da figurazioni miniate all'inizio di ciascun libro biblico e delle rispettive prefazioni.
 
In generale tali lettere sono del tipo a doppia barra, con racemi nel campo interno, arricchiti talvolta da protomi umane o animali; più raramente vi sono raffigurati in sacro scrittore o una scena.
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==Collegamenti esterni==
*[{{cita web|http://www.comune.pisa.it/museo/Inoplug-in/DOC/lba-078/paragrafo3.html |Scheda nel sito del Comune di Pisa]}}
 
{{Portale|Arte}}