Guerra gotica (376-382): differenze tra le versioni

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|Data=[[376]] - [[382]]
|Esito=
|Schieramento1=[[File:{{simbolo|Labarum of Constantine the Great.svg|15px]]15}} [[Impero romano]]
|Schieramento2=[[Goti]]<br />([[Tervingi]])
|Comandante1=[[File:{{simbolo|Labarum of Constantine the Great.svg|15px]]15}} [[Valente (imperatore romano)|Valente]] †<br />[[File:{{simbolo|Labarum of Constantine the Great.svg|15px]]15}} [[Teodosio I]]
|Comandante2=[[Fritigerno]]
|Effettivi1=
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Mentre il nuovo imperatore, [[Teodosio I|Teodosio]], era a [[Tessalonica]], egli si preparava a ricostituire un nuovo esercito romano in modo da prendersi la rivincita sui Goti, che intanto avevano occupato una gran parte della Tracia, mentre le guarnigioni delle città e delle fortezze non osavano scontrarsi in campo aperto con il nemico.<ref>Zosimo, IV, 25.1.</ref> Secondo Giordane, sotto l'energica conduzione del nuovo imperatore, "la disciplina militare fu presto ripristinata ad alto livello, e i Goti, percependo che la codardia e l'inazione dei precedenti principi era terminata, divennero timorosi, perché l'Imperatore era celebre per la sua acutezza e discrezione: con il comando fermo e la sua generosità e gentilezza incoraggiò un esercito ormai demoralizzato ad atti di coraggio, e quando i soldati [...] ottennero nuova confidenza, cercarono di attaccare i Goti e scacciarli dalle frontiere della Tracia".<ref>Giordane, ''Getica'', XXVII, 139-140.</ref> Il fatto che effettivamente Teodosio abbia infuso nuovo coraggio e nuova linfa all'esercito romano ormai demoralizzato per la disfatta di Adrianopoli parrebbe confermato da un discorso del retore [[Temistio]] pronunciato nella primavera del 379, in cui presentò il nuovo Imperatore come "l'uomo che vincerà la guerra contro i Goti"; ma non va dimenticato che si tratta delle parole di un panegirico, non lontano nei contenuti e nei toni da quelli che lo stesso Temistio rivolse allo sfortunato predecessore di Teodosio, Valente, in simili occasioni:
{{QuoteCitazione|E grazie a... voi [Teodosio] che ...crediamo che voi saprete frenare l'impeto degli Sciti [Goti] ed estinguere la conflagrazione che divora ogni cosa... Già state trasformando un branco di contadini in terrore dei Barbari... Se voi, pur non essendo ancora sceso in campo contro i colpevoli [Goti] col solo accamparvi vicino a loro avete potuto sconfiggere la loro testardaggine e rimetterli al loro posto, cosa proveranno quei dannati manigoldi quando vi vedranno preparare la lancia e cingere lo scudo, con il bagliore fiammeggiante dell'elmo che riluce lì vicino?|Temistio, ''Orationes'', 14.181b-c. Citato in Heather 2005, pp. 234-235.}}
Prima di tentare di affrontare di nuovo i Goti in un confronto in campo aperto, comunque, l'Imperatore tentò di logorare il nemico con azioni di [[guerriglia]]. Zosimo narra che, più o meno in quel periodo (intorno al 379), il generale romano di origini barbariche, Modare, collocò i suoi soldati sulla sommità di una collina, ignota ai Barbari, e, apprendendo dai suoi esploratori, che il nemico si trovava nei dintorni intento a consumare le provviste che avevano depredato, comandò ai suoi soldati di attaccare di sorpresa i Barbari mentre erano intenti a consumare i frutti dei loro saccheggi. L'impresa ebbe successo, e la battaglia si concluse con lo sterminio dei barbari, e con un miglioramento della situazione per i Romani, in Tracia.<ref>Zosimo, IV, 25.2-3.</ref>