Colonna infame (Milano): differenze tra le versioni

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{{citazione|Ditemi che state voi osservando in quel lato sinistro, dove apresi ristretta aia, entro cui sorge colonna, e nel cui seno leggesi COLONNA INFAME? S'ella è cagione dei vostri fissi sguardi, dirovvi, essere stata tal colonna eretta nell'anno fatale 1630, allor quando in Milano fiero morbo di pestilenza, fece inenarrabile strazio de' cittadini, venendo accresciuta la di lui rabbia con avvelenate unzioni, anzi ammaliate, da perfidi animi somministrate, che pagarono alfine il fio de' loro tradimenti con gastighi atroci. [...] Vennevi mai all'orecchio più enorme scelleratezza? Fu ragione cancellare dal libro dei viventi chi desiderava estinti gli stessi viventi: spiantare le mura dell'abitazione di colui, che voleva dispopolata di cittadini la sua natia città e con unzioni rendeva più sdruccioloso il sentiere della morte|Carlo Torre<ref>{{cita|Torre|pp. 127-128.}}</ref>}}
 
Intorno al [[1713]] ebbe a scrivere lo storico ed erudito [[Ludovico Muratori]], con cui il Manzoni polemizzò, nel trattato "Del governo della peste" dopo aver avvertito le autorità preposte a "invigilare [...] che il Morbo non si comunichi [...] e [...] che non sia esso accresciuto dalla malizia e diabolica ingordigia degli scellerati":
Nel [[1721]] scrisse [[Ludovico Muratori]]:
{{citazione|Ma nessun[N]essun caso è più rinomato di quel di Milano, ove nel contagio del 1630, furono prese parecchie persone.Persone, che confessarono un si enorme delitto, e furono aspramente giustiziate. Ne esiste ivi tuttavia (e l'ho veduta anch'io) la fenustafunesta memoria nella Colonna infame posta, ov'era la casaCasa di quegli umaniquegl'inumani carnefici. Il perchè grande attenzion ci vuole, affinché non si ritrovasserorinnovassero più simili esecrande scene|Ludovico Muratori<ref>{{cita|Muratori|p. 97.}}</ref>}}
Poco dopo però loil storicoMuratori esprimeprosegue, esprimendo i suoi dubbi circa superstizioni ed abuso di potere della magistratura milanese:
{{citazione|Tuttavia avvertano i saggi Maestrati, e Lettori, che una tal vigilanza non degenerasse poi in Superstizione, e in Timori, ed Apprensioni spropositate, dalle quali potrebbono poi nascere altri non men gravi disordini. [...] Anzi si giunge ad imprigionar delle Persone, e per forza di tormenti a cavar loro di bocca la confession di delitti, ch'eglino forse non avranno mai commesocommesso, con far poi di loro un miserabile scempio sopra i pubblici patiboli. Questa malattia dell'Immaginazione è vecchia in altri simili casi|Ludovico Muratori<ref>{{cita|Muratori|pp. 97, 99.}}</ref>}}
 
Scriveva invece [[Serviliano Latuada]] nel [[1738]]: