Lucio Sergio Fidenate (tribuno consolare 397 a.C.)

politico e militare romano

Lucio Sergio Fidenate (... – ...; fl. IV secolo a.C.) è stato un politico e militare romano.

Lucio Sergio Fidenate
Tribuno consolare della Repubblica romana
Nome originaleLucius Sergius Fidenas
GensSergia
Tribunato consolare397 a.C.

Tribunato consolare modifica

Nel 397 a.C. fu eletto tribuno consolare con Lucio Furio Medullino, Lucio Giulio Iullo, Aulo Postumio Albino Regillense, Publio Cornelio Maluginense e Aulo Manlio Vulsone Capitolino[1].

Anche per quell'anno i romani continuarono l'assedio di Veio, dovendo in più sopportare l'attacco dei Volsci alla guarnigione attestata ad Anxur, e quello degli Equi alla colonia di Labico.

In questo già difficile contesto si inserirono le razzie dei tarquiniesi, che pensavano di poter sfruttare la difficile situazione in cui versava Roma, senza doverne subire le rappresaglie, che invece furono organizzate da Aulo Postumio e Lucio Giulio, che sorpresero i razziatori a Cere, riuscendo così a riportare a Roma quanto sottratto dagli etruschi.

Gli ambasciatori inviati ad interrogare l'oracolo di Delfi, tornarono con il responso richiesto:

«O Romano, non lasciare che l'acqua rimanga all'interno del lago Albano o che finisca in mare seguendo un suo canale naturale. La farai defluire nei campi e la disperderai dividendola in ruscelli. Fatto ciò, incalza con forza e coraggio le mura nemiche, ricordandoti che dal destino che oggi ti è stato rivelato ti sarà concessa la vittoria su quella città da te assediata per così tanti anni. Una volta conclusa la guerra da vincitore, porta al mio tempio un ricco dono, e i riti sacri della patria, che sono stati negletti, rinnovali e ripetili secondo la tradizione di un tempo»

Il rimedio per ripristinare i riti negletti, comportò la rinuncia dei tribuni alla carica per il resto del mandato, cui seguirono tre interregni, prima dell'elezione dei nuovi tribuni consolari[2]

Note modifica

  1. ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", V, 2, 16.
  2. ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", V, 2, 17.