Philip J. Corso

ufficiale statunitense

Philip James Corso (California, 22 maggio 1915Jupiter, 16 luglio 1998) è stato un ufficiale statunitense, noto per le sue affermazioni nell'ambito delle teorie del complotto sugli UFO.

Philip J. Corso
Philip J. Corso (a destra) nel 1945
NascitaCalifornia, 22 maggio 1915
MorteJupiter, 16 luglio 1998
Cause della morteArresto cardiaco
Dati militari
Paese servitoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Forza armataUnited States Army
Anni di servizio1942-1963
GradoTenente colonnello
GuerreSeconda guerra mondiale
Guerra di Corea
DecorazioniLegion of Merit
Bronze Star Medal
American Campaign Medal
Medaglia della Vittoria della II Guerra Mondiale
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Prestò servizio nell'esercito degli Stati Uniti dal 23 febbraio 1942 al 1º marzo 1963,[1] raggiungendo il grado di tenente colonnello.

Nel 1997 pubblicò Il giorno dopo Roswell (in inglese: The Day After Roswell), scritto in collaborazione con l'ufologo William J. Birnes, libro in cui afferma di essere stato coinvolto nella gestione di presunti materiali raccolti dopo l'UFO crash di Roswell del 1947.

Biografia modifica

Militare di carriera appartenente all'intelligence USA, Corso partecipò alla seconda guerra mondiale e alla guerra di Corea. Nel 1953 fu promosso tenente colonnello ed entrò a far parte del National Security Council sotto Eisenhower per quattro anni (1953–1957).

Nel 1961 divenne capo della divisione Tecnologia straniera del Research and Development Department, agli ordini del generale Arthur Trudeau.

Il giorno dopo Roswell modifica

Nel 1997 Philip Corso pubblicò il libro Il giorno dopo Roswell (in inglese: The Day After Roswell), scritto in collaborazione con l'ufologo William J. Birnes, in cui affermò di aver gestito a partire dal 1961, come capo della Divisione Tecnologia Straniera dell'Esercito,[2] i materiali alieni che a suo dire sarebbero stati raccolti a Roswell nel 1947, rinvenuti subito dopo l'incidente. Nello stesso 1997, a Roma, durante la presentazione del suo libro, Corso raccontò dettagliatamente il suo "incontro ravvicinato" con la tecnologia extraterrestre.[3]

Tali materiali sarebbero stati studiati nel contesto di un progetto tecnico finalizzato di retroingegneria guidato da Roscoe H. Hillenkoetter. Secondo teorie complottiste, fu proprio da questi studi che sarebbero nati oggetti tecnologici di moderna generazione quali, tra gli altri, i transistor, le lenti a contatto e i tubi fotomoltiplicatori.[4]

Secondo Corso, egli sarebbe stato autorizzato dal suo diretto superiore, generale Arthur Gilbert Trudeau, a fornire porzioni di alcuni dei materiali rinvenuti (fibre, rottami, e così via) a diversi laboratori di ricerca, civili e militari, affinché li studiassero ed eventualmente li sviluppassero, contribuendo così a diffondere la tecnologia extraterrestre dei presunti reperti dell'UFO crash tra i colossi dell'industria USA, dall'IBM alla Hugues Aircraft, dalla Bell Labs alla Dow Cornig.[5]. Gli studi fatti avrebbero portato ad alcune delle tecnologie oggi più comuni – e che quindi a suo dire sarebbero in realtà di matrice extraterrestre – come il laser, le fibre ottiche, i raggi infrarossi (che consentono la visione notturna), fibre super tenaci come il kevlar, e i microcircuiti integrati.[5][6]

Bisogna notare tuttavia che in base alla documentazione dell'ufficio personale dell'US Army risulta che Corso fece parte dell'FTD per tredici mesi, dal 20 giugno 1961 al 18 luglio 1962, ed in questo periodo ne fu a capo per soli 90 giorni, dal 18 aprile al 18 luglio 1962. Inoltre il Dipartimento Tecnologie Straniere aveva un organico di sole due persone, e dei due Corso era l'ufficiale subalterno.[7]

Le affermazioni di Corso modifica

Tra le affermazioni fatte da Corso durante la presentazione del suo libro a Roma, nel 1997, si legge:

«La notte del 4 luglio 1947 un'astronave aliena si è schiantata a Roswell nel New Mexico. Sui radar della vicina base militare apparve una serie di blip seguita da un’esplosione; poi si trovarono i rottami del disco volante e i cadaveri degli alieni. Quella notte io ero responsabile della sicurezza di Fort Riley nel Kansas. Due giorni dopo uno dei miei sergenti mi incitò ad aprire una delle casse di legno provenienti da Roswell. Fui sconvolto: dentro c’era qualcosa sommerso in un liquido gelatinoso e bluastro, una forma soffice e lucida come la pancia d’un pesce. Sulle prime pensai al cadavere d’un bambino, invece era una figura umanoide lunga un metro, con braccia e gambe lunghe e sottili, mani e piedi con quattro dita e una testa enorme a bulbo. Toccai quell’essere: la pelle grigiastra era come tessuto. Il corpo era destinato all’obitorio militare per l’autopsia. La vicenda non ebbe alcun seguito, per quindici anni il Pentagono mantenne il più stretto riserbo. Solo nel 1961 divenni capo della Divisione Tecnologica Straniera dell’esercito. Il generale Trudeau mi affidò lo studio di un archivio speciale: il Roswell filed. Mi resi conto che era stato deciso di studiare quella straordinaria scoperta. Durante la guerra fredda il pentagono era convinto che il governo pullulasse di spie sovietiche e che la stessa CIA convivesse col Cremlino: quella documentazione non doveva finire nelle mani sbagliate! Dovetti agire con molta cautela: selezionai venticinque industrie locali leali alla patria e affidai loro dapprima solo informazioni tecniche e poi pezzi disaggregati dei materiali recuperati nell'incidente spaziale, in modo che nessuna conoscesse per intero il marchingegno. La tecnologia aliena ci è stata utile, straordinariamente. Da essa abbiamo sviluppato apparecchi come i circuiti integrati, i transistor, gli acceleratori di particelle. Nell’astronave c’erano fibre supertenaci, impossibili da tagliare o bucare, la cui struttura era simile a una ragnatela: ne abbiamo ricavato il kevlar. C’era un pezzo di metallo sottile e infrangibile: analizzandone la composizione molecolare scoprimmo l’esistenza di reti a fibre ottiche. Trovai una specie di torcia elettrica: non funzionava e pensai che mancassero le batterie. Invece messa sotto le radiazioni l’oggetto si accese: era il laser. Gli esseri che erano nel disco erano creature prive di corde vocali, in contatto telepatico fra loro, con quattro lobi cerebrali anziché due e con linfa al posto del sangue. L’autopsia ha rivelato che erano dei cloni, degli umanoidi creati da intelligenze aliene per attraversare lo spazio.[8]»

Critiche modifica

Philip Corso ha ricevuto diverse critiche da parte di altri ufologi che si sono occupati dell'incidente di Roswell e che hanno trovato varie incongruenze nel suo resoconto[9]. In particolare, Corso ha affermato di avere visto i corpi degli alieni e altri materiali dell'incidente di Roswell già nel 1947, ma Kevin Randle ha rilevato che Corso, per il grado militare che ricopriva all'epoca dei fatti e per la sede dove prestava servizio (Fort Riley nel Kansas), non poteva avere accesso diretto ad informazioni così riservate e delicate[10]. Il fisico Stanton Friedman ha affermato che Corso è vago sui dettagli e non fornisce prove adeguate; inoltre è poco credibile che tra il 1947 e il 1961 nessuno abbia pensato di condurre studi sui materiali recuperati a Roswell[11]. Altre critiche sono state avanzate dagli scettici: Philip J. Klass ha obiettato che il primo circuito integrato fu costruito dalla Texas Instruments nel 1959, due anni prima che Corso prendesse l'iniziativa di distribuire alle industrie i presunti materiali alieni[12].

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Galleria d'immagini modifica

Personale modifica

File modifica

Note modifica

  1. ^ Philip J. Corso's Department of the Army Form 66, Officer Qualification Record, su cufon.org. URL consultato il 10 febbraio 2007.
  2. ^ UFO Notiziario, marzo 2012 nuova edizione, anno XXXVII, n. 20, p. 32.
  3. ^ Vittorio Baccelli, Nikola Tesla - un genio volutamente dimenticato, Edizioni della Mirandola, 2007, p. 28.
  4. ^ Video-testimonianza del prof. Corrado Malanga..
  5. ^ a b Roberto Pinotti, UFO: il fattore contatto, Mondadori, p. 261.
  6. ^ UFO Notiziario, marzo 2012 nuova edizione, anno XXXVII, n. 20, p. 33.
  7. ^ members.xoom.it, https://web.archive.org/web/20150402185728/http://members.xoom.it/arkosc/caso_corso.htm (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  8. ^ Vittorio Baccelli, Op. cit., pp. 28-29.
  9. ^ Il giorno dopo Corso. URL consultato il 23 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2012)..
  10. ^ Philip Corso Was Not the Highest-Ranking Officer to talk..
  11. ^ Stanton Friedman, Philip Corso's The Day After Roswell..
  12. ^ Philip J. Klass, The Alleged Roswell Semiconductor Microcircuit, Skeptical Inquirer, January 1, 1998 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2013)..

Letture modifica

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Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN67297244 · ISNI (EN0000 0000 6683 7883 · LCCN (ENno97039529 · BNF (FRcb17135238c (data) · NDL (ENJA00672671 · WorldCat Identities (ENlccn-no97039529