Specie estinta in natura

categoria di conservazione IUCN

Una specie si considera estinta in natura (abbreviato ufficialmente come EW dal nome originale in inglese, Extinct in the Wild) quando i suoi unici membri esistenti sopravvivono in cattività (in collezioni botaniche nel caso dei vegetali), o come specie naturalizzate al di fuori del loro areale storico.[1] Per esempio l'axolotl (un noto anfibio con gran capacità di rigenerazione di arti) una specie che per via del cambiamento climatico, dell'inquinamento perse il suo habitat e al giorno d'oggi si trova quasi solamente in cattività.

La categoria «Estinto in Natura» nella versione 3.1 del 2008 della Lista Rossa della IUCN.
La categoria «Estinto in Natura» nella versione 2.3 del 1994 della Lista Rossa della IUCN.

Tale categoria compare sulla Lista Rossa delle specie minacciate della IUCN. Si presume che un taxon sia estinto allo stato selvatico quando, dopo esaustivi sopralluoghi nel suo areale storico, non viene rinvenuto nessun esemplare[1].

Specie estinte in natura modifica

Nella versione 2021 della Lista Rossa, la categoria estinto in natura comprendeva 37 taxa di animali e 42 di piante. Tra le specie più conosciute che figurano in questa categoria vi sono l'orice dalle corna a sciabola e il cervo di Padre David[2].

Piante: esempi[3] modifica

Gimnosperme modifica

  • Encephalartos brevifoliolatus
  • Encephalartos nubimontanus
  • Encephalartos relictus
  • Encephalartos woodii

Dicotiledoni modifica

  • Brugmansia arborea
  • Brugmansia aurea
  • Brugmansia insignis
  • Brugmansia sanguinea
  • Brugmansia suaveolens
  • Brugmansia versicolor
  • Brugmansia vulcanicola
  • Camellia amplexicaulis
  • Clermontia peleana
    • Clermontia peleana subsp. peleana
  • Cyanea pinnatifida
  • Cyanea superba
    • Cyanea superba subsp. superba
  • Cyanea truncata
  • Cyrtandra waiolani
  • Erythroxylum echinodendron
  • Euphorbia mayurnathanii
  • Franklinia alatamaha
  • Kokia cookei
  • Lachanodes arborea
  • Lysimachia minoricensis
  • Mangifera casturi
  • Mangifera rubropetala
  • Nymphaea thermarum
  • Rhododendron kanehirai
  • Senecio leucopeplus
  • Sophora toromiro
  • Terminalia acuminata
  • Trochetiopsis erythroxylon

Animali: esempi[3] modifica

Molluschi modifica

  • Aylacostoma chloroticum
  • Aylacostoma guaraniticum
  • Aylacostoma stigmaticum
  • Partula dentifera
  • Partula garrettii
  • Partula hebe
  • Partula mirabilis
  • Partula mooreana
  • Partula navigatoria
  • Partula nodosa
  • Partula rosea
  • Partula suturalis
  • Partula tohiveana
  • Partula tristis
  • Partula varia
Sottospecie modifica
  • Partula suturalis strigosa
  • Partula suturalis vexillum
  • Partula taeniata elongata
  • Partula taeniata nucleola
  • Partula taeniata simulans

Artropodi modifica

  • Leptogryllus deceptor
  • Simandoa conserfariam
  • Thermosphaeroma thermophilum

Cordati modifica

Anfibi modifica

  • Anaxyrus baxteri (solo in cattività e all'interno del Mortenson Lake National Wildlife Refuge nel Wyoming)
  • Nectophrynoides asperginis

Mammiferi modifica

  • Elaphurus davidianus
  • Oryx dammah

Rettili modifica

  • Cryptoblepharus egeriae
  • Lepidodactylus listeri

Pesci modifica

  • Acipenser dabryanus
  • Allotoca goslinei
  • Cyprinodon alvarezi
  • Cyprinodon longidorsalis
  • Cyprinodon veronicae
  • Notropis amecae
  • Oncorhynchus kawamurae
  • Skiffia francesae
  • Stenodus leucichthys
  • Xiphophorus couchianus
  • Xiphophorus meyeri

Uccelli modifica

  • Corvus hawaiiensis
  • Cyanopsitta spixii
  • Mitu mitu
  • Todiramphus cinnamominus
  • Zenaida graysoni

Reintroduzione modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Reintroduzione.

La reintroduzione della specie è il rilascio deliberato di una specie in natura, dalla cattività o da altre aree in cui l'organismo è stato in grado di sopravvivere.

L'obiettivo della reintroduzione delle specie è stabilire una popolazione sana, geneticamente diversificata e autosufficiente in un'area in cui è stata estirpata o aumentare una popolazione esistente: le specie che possono essere idonee per la reintroduzione sono tipicamente quelle minacciate di estinzione in natura. Tuttavia, la reintroduzione di una specie può essere anche motivata da scopi diversi dalla tutela della biodiversità[4]: ad esempio, i lupi furono talvolta reintrodotti nelle aree selvatiche del Nord America per frenare la sovrappopolazione di cervi. Poiché la reintroduzione può comportare il ritorno di specie autoctone nelle località in cui erano state estirpate, alcuni preferiscono il termine "ristabilimento".

Galleria d'immagini modifica

Note modifica

  1. ^ a b IUCN (2001). Categorie e Criteri della Lista Rossa della IUCN: Versione 3.1. Species Survival Commission della IUCN. UICN, Gland, Svizzera e Cambridge, Regno Unito. ii + 33 pp. Disponibile sul sito ufficiale della IUCN.
  2. ^ IUCN Red List of Threatened Species - EW - Extinct in The Wild, su iucnredlist.org.
  3. ^ a b The IUCN Red List of Threatened Species, su iucnredlist.org.
  4. ^ Gli esseri umani hanno reintrodotto specie per il cibo e il controllo dei parassiti per migliaia di anni. Tuttavia, la pratica della reintroduzione per la conservazione è molto più recente, a partire dal XX secolo: per un caso recente v. Victoria Gill, Biodiversity: The tale of the 'un-extinct' fish, BBC News, 30 dicembre 2021.

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