Steve Miller Band

gruppo musicale statunitense

La Steve Miller Band è un gruppo musicale rock statunitense costituito nel 1967 a San Francisco, California[1]. Il gruppo è diretto da Steve Miller che si esibisce alla chitarra e nella veste di voce solista, noto per una serie di singoli, soprattutto di metà degli anni 1970, che rappresentano pietre miliari del rock classico radiofonico.

Steve Miller Band
Paese d'origineBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenereRock
Periodo di attività musicale1967 – in attività
Gruppi attualiSteve Miller
Kenny Lee Lewis
Gordy Knudtson
Joseph Wooten
Sonny Charles
Jacob Petersen
Gruppi precedentiLonnie Turner
James Cooke
Lance Haas
Tim Davis
Jim Peterman
Boz Scaggs
Glyn Johns
Ben Sidran
Nicky Hopkins
Bobby Winke
Charlie McCoy
Jack King
Ross Valory
Gerald Johnson
Dick Thompson
Jim Keltner
Roger Allen Clark
Gary Mallaber
John King
David Denny
Greg Douglass
Byron Allred
Norton Buffalo
John Massaro
Billy Peterson
Ricky Peterson
Bob Malach
Leo Sidran
Jay Bird Koder
Joey Heinemann
Michael Carabello
Adrian Areas
Sito ufficiale

Storia modifica

Nel 1965 dopo essersi trasferito a Chicago per suonare il blues, Steve Miller e il tastierista Barry Goldberg fondarono la Blues Band Goldberg-Miller insieme al bassista Shawn Yoder, al chitarrista ritmico Craymore Stevens, e il batterista Lance Haas. Il gruppo venne messo sotto contratto dall'etichetta discografica Epic Records dopo aver suonato in molti club di Chicago ed essere apparsi nella serie televisiva Hullabaloo assieme ai Four Tops and the Supremes.

Miller lasciò il gruppo per andare a San Francisco, dove era fiorente la scena psichedelica. Lì costituì, nel 1967, la Steve Miller Blues Band. Harvey Kornspan, socio manager del gruppo, negoziò e sottoscrisse un grande contratto (860 000 dollari in cinque anni, oltre a 25 000 dollari di denaro promozione che doveva essere speso a discrezione della band) con l'allora presidente della Capitol Records, Alan Livingston. Poco dopo, il nome della band venne accorciato a Steve Miller Band, al fine di ampliare il suo fascino. La band, composta da Miller, dal chitarrista James Cooke, dal bassista Lonnie Turner, dal batterista Tim Davis (che sostituì Lance Haas alla batteria) e Jim Peterman all'organo Hammond B3, accompagnò Chuck Berry in un concerto presso la Fillmore West che venne registrato e pubblicato come album live, Live at Fillmore Auditorium.[2] Il chitarrista Boz Scaggs si unì al gruppo subito dopo, quando lo stesso gruppo si esibì in giugno al Monterey Pop Festival.

Nel febbraio 1968, in Inghilterra, il gruppo registrava l'album di debutto, Children of the Future, presso gli studi Olympic con Glyn Johns al missaggio. L'album fu un insuccesso e non entrò fra i Top 100 chart album, ma i brani migliori erano l'acustico "Baby's Calling Me Home" e il blues funky "Steppin' Stone". Il brano di chiusura del disco era una versione lenta del blues "Key To The Highway".

Il loro secondo album Sailor vide la luce nell'ottobre 1968, balzando subito al numero 24 del Billboard. Fra i maggiori successi i singoli "Livin' In The USA", "Lucky Man", "Overdrive" e "Dime-A-Dance Romance".

La fama del gruppo andò crescendo alla pubblicazione di ogni nuovo album: Brave New World (numero 22, 1969), con le canzoni di successo "Space Cowboy" e "My Dark Hour" scritta e interpretata con Paul McCartney (aka Paul Ramon) alle percussioni, basso, chitarra e voce di fondo; seguita da Your Saving Grace (numero 38, 1969) e Number 5 (numero 23, 1970).

Nel 1971 Miller ebbe un incidente d'auto che gli procurò una frattura al collo. La Capitol Records pubblicò l'album Rock Love. L'album era caratterizzato da inedite registrazioni dal vivo (tra cui una jam session di undici minuti sulla traccia del titolo) e materiale realizzato in studio, uno dei due album della Steve Miller Band non ancora pubblicato su CD, assieme all'altro Recall the Beginning...A Journey from Eden. Nel 1972 è stato pubblicato il doppio album compilation Anthology con 16 canzoni tratte dai primi cinque album della band.

The Joker (numero 2, 1973) mostrò al pubblico un nuovo stile della band. La traccia del titolo divenne un singolo numero 1 nella Billboard Hot 100, nella Official Singles Chart, in Irlanda e nei Paesi Bassi per due settimane ed in Nuova Zelanda, secondo in Canada e Norvegia, quarto in Svezia, quinto in Svizzera ed Austria e settimo in Germania e venne certificato disco di platino per il raggiungimento di oltre un milione di copie vendute.

Tre anni dopo la band tornò con Fly Like an Eagle, che si piazzò al numero 3. I tre singoli estratti: "Take the Money and Run" (numero 11), "Fly Like an Eagle" (numero 2) e il secondo pezzo al primo posto, "Rock'n Me". Miller dichiarò che l'introduzione della chitarra in "Rock'n Me" era un tributo alla canzone "All Right Now" della band Free.[3]

Book of Dreams (numero 2, 1977) comprendeva altri tre successi: "Jet Airliner" (numero 8), "Jungle Love" (numero 23) (successivamente utilizzata per i titoli di testa dell'ottava stagione della sitcom Everybody Loves Raymond), e "Swingtown" (numero 17). L'album del 1982 Abracadabra diede al gruppo il terzo numero 1 con singolo del titolo. Il singolo di Miller scalzò dal primo posto della classifica i Chicago con la loro "Hard to Say I'm Sorry", proprio come aveva fatto "Rock'n Me" con "If You Leave Me Now" nel 1976.[3] Il singolo Winter Time della Steve Miller Band del 1977 assomiglia al brano I giardini di marzo datato 1972 del cantautore Lucio Battisti. Ad ogni modo i componenti del complesso non furono mai accusati del presunto plagio.

Nel 1978 uscì Greatest Hits 1974-78 vendendo più di 13 milioni di copie mentre Miller continuava a tenere concerti da tutto esaurito.[4]

Il 15 giugno 2010 venne pubblicato Bingo!, un nuovo album di cover blues e R&B e il 18 aprile 2011 vide la luce Let Your Hair Down, album gemello di Bingo!.[5]

Uno dei decani della band, Norton Buffalo, morì di cancro ai polmoni il 30 ottobre 2009. John King (batterista durante l'era "The Joker") morì poco dopo di cancro al rene il 26 ottobre 2010. James Cooke è morto di cancro il 16 maggio 2011.[6][7]

Il chitarrista blues Jacob Peterson entrò a far parte della band prima del tour di primavera del 2011. Dopo l'ingresso di Petersen, il chitarrista Kenny Lee Lewis passò definitivamente al basso.

Il 10 novembre 2011 la band si esibì all'interno dello stabilimento Boeing di Everett, nello Stato di Washington, per celebrare il definitivo progetto dell'aereo 747-8. Il concerto iniziò con "Jet Airliner".[8]

Discografia modifica

Il gruppo ha prodotto album e singoli dal 1968 per un totale di 18 album in studio, 3 live, 7 compilation e almeno 29 singoli.

Pegaso modifica

Un'immagine ricorrente nelle copertine degli album della Steve Miller Band è la rappresentazione di un Pegaso o cavallo alato. La sua prima apparizione sulla copertina di Book of Dreams. Una testa di cavallo figura sulla copertina del loro greatest hits 1974-1978. Il pegaso appare di nuovo sulla copertina del loro Circle of Love. Il pegaso sarebbe stata un'immagine retrofuturistica sulla copertina di Living in the 20th Century. Altra apparizione sulla copertina del loro Greatest Hits del 1991. La silhouette di una testa di cavallo appare sulla copertina di Wide River.

Premi modifica

Note modifica

  1. ^ Valerio D'Onofrio, Valeria Ferro e Antonio Silvestri, Psych-rock in the Usa. Un sogno lisergico a stelle e strisce, su ondarock.it.
  2. ^ Chuck Berry news
  3. ^ a b Billboard book of number 1 hits, in Google Book Search.
  4. ^ The Steve Miller Band hits Littlejohn in Clemson Archiviato il 16 gennaio 2014 in Internet Archive.
  5. ^ Steve Miller Band announce new album, su planetrock.com, Planet Rock, 11 febbraio 2011. URL consultato il 30 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2011).
  6. ^ James Cooke (aka Curley), su thedeadrockstarsclub.com. URL consultato il 6 ottobre 2011.
  7. ^ Original bassist Lonnie Turner died on April 28, 2013. His time with the band led to songs such as Jet Airliner, Swingtown, Take the Money And Run, Jungle Love and many more.
  8. ^ Boeing's Surprise Musical Guest: Steve Miller, su heraldnet.com. URL consultato il 10 novembre 2011.
  9. ^ ASCAP to honor Steve Miller and Lionel Richie

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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