Trichechus

genere di animali della famiglia Trichechidae
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Trichechus Linnaeus, 1758 è un genere di mammiferi acquatici di grandi dimensioni, comunemente noti come lamantini. È l'unico genere della famiglia dei Trichechidi (Trichechidae).[1]

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Trichechus
Lamantino dei Caraibi
(Trichechus manatus)
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Sottoclasse Theria
Infraclasse Eutheria
Superordine Afrotheria
Ordine Sirenia
Famiglia Trichechidae
Gill, 1872
Genere Trichechus
Linnaeus, 1758
Sinonimi

Halipaedisca
Gistel, 1848
Manatus
Brünnich, 1771
Oxystomus
G. Fischer von Waldheim, 1803

Nomi comuni

lamantino, manato, mucca di mare, pesce bue, porcello di mare.

Specie
Areale

     Trichechus manatus

     Trichechus inunguis

     Trichechus senegalensis

Non rientra in questo raggruppamento il tricheco (Odobenus rosmarus), pinnipede della famiglia degli Odobenidi.

Etimologia modifica

Il nome scientifico Trichechus deriva dal greco antico θρίξ?, thríx ("pelo") e ἔχω, échō ("[io] ho")[2].

Descrizione modifica

I Trichechidi differiscono dai Dugongidi principalmente per la mancanza della terza vertebra cervicale[3], caratteristica che li rende gli unici mammiferi, assieme ai bradipi didattili, ad avere solo sei vertebre cervicali. Altri caratteri distintivi sono la posizione più avanzata delle narici, l'assenza di incisivi funzionali e la forma tondeggiante della pinna caudale. Le code dei lamantini sono a forma di racchetta, mentre quelle dei dugonghi sono biforcute. La loro alimentazione è di tipo erbivoro e trascorrono la maggior parte del loro tempo pascolando nelle acque paludose.

 
Un esemplare di lamantino all'acquario di Genova

Una caratteristica unica dei lamantini (tra i mammiferi) è la continua sostituzione dei denti molari. Gli esemplari adulti non hanno incisivi né canini, ma solo una particolare serie di denti non chiaramente differenziati in molari e premolari. Unici tra tutte le specie mammifere, essi sono di sostituzione continua, lungo tutto l'arco della vita: i denti in crescita nella parte posteriore della cavità orale fanno muovere verso la parte mediale della dentatura i denti più vecchi, fino a che cadono. In genere in un lamantino non si contano più di sei denti in un determinato momento.

In media il peso del lamantino è di 400-500 kg, la lunghezza di 2,8-3,0 m, con massimi di 3,6 metri e 1775 kg, considerando che gli esemplari femmina tendono ad avere maggiori dimensioni. Alla nascita, un lamantino pesa all'incirca 30 kg.[senza fonte]

Come i cavalli, i lamantini sono provvisti di uno stomaco semplice; in compenso hanno un grande cieco, attraverso il quale riescono a digerire i vegetali più complessi. L'intestino del lamantino risulta di dimensioni insolitamente grandi per un animale della sua stazza.

Biologia modifica

I lamantini spesso si raccolgono intorno alle centrali elettriche, che con la loro attività riscaldano le acque circostanti. E diventano dipendenti da questa fonte di calore non naturale, al punto da non intraprendere più le migrazioni stagionali verso le zone più calde. In tempi recenti molte centrali stanno chiudendo e conoscendo la dipendenza da esse sviluppatasi in questi animali, il Servizio statunitense per la pesca e la fauna selvatica sta cercando soluzioni alternative per scaldare le acque popolate dai lamantini.[senza fonte]

I dati a disposizione sui lamantini derivano da ricerche effettuate unicamente negli Stati Uniti d'America, in Florida, per cui non possono ritenersi allo stesso modo validi per le altre varietà di lamantini presenti sul pianeta. La velocità di un lamantino va dai 5 agli 8 km/h.

Alimentazione modifica

I lamantini hanno un'alimentazione principalmente erbivora, trascorrono la maggior parte del loro tempo a pascolo in acque di profondità di uno o due metri. Si cibano di oltre 60 differenti specie di piante di mangrovia[senza fonte] come foglie, erbe acquatiche e alcune tipologie di alghe, facendo uso delle loro labbra superiori. Un lamantino adulto mangia quotidianamente fino al 9% del suo peso corporeo, equivalente a circa 50 kg.[senza fonte]

Tassonomia modifica

Il genere comprende le seguenti specie:[1]

Distribuzione e habitat modifica

I lamantini vivono in aree costiere poco profonde o paludose dell'America e dell'Africa; sono inoltre presenti nel Mar dei Caraibi.

Una delle specie (Trichechus senegalensis) popola la costa africana occidentale, un'altra (Trichechus inunguis) si trova sulla costa orientale del Sud America, e una terza (Trichechus manatus) nelle Indie Occidentali, cioè nel Mar dei Caraibi. Il lamantino della Florida è considerato da alcuni una specie distinta, ma ITIS lo considera come una sottospecie del T. manatus, e questa è oggi la posizione prevalente. Può raggiungere i 4,5 metri o più di lunghezza, e vive sia in acqua dolce che salata. Un tempo veniva cacciato per ricavarne olio o per le carni, ma oggi viene protetto.

Il lamantino delle Indie Occidentali è una specie a rischio di estinzione. Sebbene non abbia nessun predatore naturale, l'espansione delle attività umane ha ridotto il suo habitat naturale alle sole zone paludose costiere, e molti lamantini rimangono feriti dai motori dei fuoribordo. Spesso capita che i lamantini ingeriscano materiale da pesca (ganci, pesi, etc.) mentre si cibano. Questi corpi estranei non sembrano arrecargli disturbi, a eccezione dei fili di nylon e delle stringhe. Questi ultimi possono rimanere incastrati nell'apparato digestivo dell'animale, provocandone lentamente la morte.

Nel 2008 lo zoologo brasiliano Marc van Roosmalen ha comunicato la scoperta, nelle acque del fiume Aripuanã, affluente del Rio delle Amazzoni, di una nuova specie, da lui battezzata Trichecus pigmaeus[4], di dimensioni minori rispetto a T. inunguis. Analisi sul DNA di tale presunta nuova specie hanno dimostrato trattarsi di forme immature di T. inunguis[5].

Note modifica

  1. ^ a b (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Trichechus, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  2. ^ Alberto Nocentini, L'etimologico, con la collaborazione di Alessandro Parenti, Milano, Le Monnier-Mondadori Education, 2010, p. 1264, ISBN 978-88-00-20781-2.
  3. ^ (EN) Henry C. Chapman, Observations on the Structure of the Manatee, in Proceedings of the Academy of Natural Sciences of Philadelphia, p. 453.
  4. ^ (EN) M.G.M. van Roosmalen, A new species of living manatee from the Amazon, su marcvanroosmalen.org. URL consultato il 9 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2009).
  5. ^ (EN) Fish and Aquatic News, su aquaticcommunity.com. URL consultato il 9 giugno 2010.

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