Ufficio dei fiumi e fossi di Grosseto

ente governativo del Granducato di Toscana

L'Ufficio dei fiumi e fossi di Grosseto è stato un ente governativo del Granducato di Toscana, istituito da Ferdinando I de' Medici nel 1592.

Ufficio dei fiumi e fossi di Grosseto
StatoGranducato di Toscana
Istituito1592
daFerdinando I de' Medici
Soppresso1825
SuccessoreUfficio di bonificamento delle Maremme
SedeGrosseto

Storia modifica

Nel 1547 il duca Cosimo I de' Medici aveva emanato alcuni provvedimenti per l'istituzione del Magistrato degli ufficiali dei fossi di Pisa, resi operanti con la provvisione del 1581.[1] In seguito all'annessione della Repubblica di Siena dopo la cosiddetta guerra di Siena e alla nascita del granducato di Toscana, nel 1592 il granduca Ferdinando I de' Medici istituì anche a Grosseto un Uffizio patrio de' fossi, al fine di «provvedere al miglioramento dell'aere di Grosseto, di Castiglion della Pescaia, d'Istia, di Batignano, di Montepescali, di Giuncarico e di tutte le pianure e territori di detti luoghi».[1] L'ente aveva il compito di controllare le attività dei privati nel territorio, di gestire la situazione idrografica e di favorire le coltivazioni attraverso operazioni di regimazione idraulica.[1] L'organo era composto dai maggiori funzionari governativi della città, comprendenti il cancelliere, il priore capo, il capitano di giustizia, il governatore della piazzaforte militare e l'operaio della cattedrale, cui si aggiungevano altre figure funzionariali minori di assistenza.[1]

Nel 1621 l'ufficio venne complessivamente riformato e si contano nella prima metà del XVII secolo tentativi di bonifica lungo la Bruna e l'Ombrone e nel lago di Castiglione, tramite la Fossa Nuova che doveva fungere da scolmatore, e la realizzazione del primo Canale Navigante (1614-1639) che metteva in collegamento Grosseto (località Querciolo) con Castiglione della Pescaia.[1] Gli scarsi risultati portarono a un progressivo diminuimento dell'importanza di tale magistratura, che finì col perdere la sua autonomia e finire sottoposta dal 1694 ai Quattro conservatori di Siena.[1]

Dopo il passaggio del granducato alla dinastia degli Asburgo-Lorena, il governo della Reggenza lorenese decise di rendere nuovamente autonomo l'ente il 26 ottobre 1746, fornendogli questa volta maggiori poteri decisionali, affidando le cariche dirigenziali ai proprietari terrieri locali.[1] Nel 1766 venne istituita la Provincia senese inferiore e l'ufficio fu completamente riorganizzato e trasformato: il granduca Pietro Leopoldo, tramite un Regolamento generale emanato il 21 ottobre 1767, affidò al neonato Ufficio dei fossi e coltivazioni di Grosseto anche poteri politico-amministrativi e giudiziari, trasformandolo in un vero e proprio organo di governo del territorio maremmano.[1] A capo dell'ufficio venne nominato un commissario, cui spettava l'assunzione e la gestione dei dipendenti, tra i quali dovevano esserci almeno un ingegnere e uno stimatore.[1]

Nel 1778, a causa di problemi di gestione, le competenze furono ridimensionate e limitate ai lavori di bonifica; tre anni dopo venne nominato direttore dei lavori il matematico Pietro Ferroni.[1] Abolito temporaneamente dal 1808 al 1814, a causa dell'invasione napoleonica e l'annessione della provincia grossetana al dipartimento dell'Ombrone, l'Ufficio dei fossi fu definitivamente soppresso nel 1825, quando il granduca Leopoldo II istituì il Corpo degli ingegneri di acque e strade e le mansioni dell'ente furono ridistribuite tra la Camera di soprintendenza comunitativa (1825-1848) e l'ingegnere ispettore di compartimento (1825-1874).[1]

Le competenze legate alle operazioni di bonifica vennero invece affidate nel 1828 alla neo-istituita Commissione idraulico-economica per la fisica riduzione della Maremma, formata da Federico Capei, Alessandro Manetti e Giacomo Grandoni, che portò alla costituzione dell'Ufficio di bonificamento delle Maremme, con il compito di perseguire la bonifica per colmata del padule castiglionese e le altre opere di regimazione del territorio.[1] Tutte le competenze dell'ufficio confluirono nel Genio civile di Grosseto con il passaggio al Regno d'Italia.[1]

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m Ufficio dei fiumi e fossi di Grosseto, su Digital DISCI. URL consultato il 18 agosto 2023.

Bibliografia modifica

  • Danilo Barsanti e Leonardo Rombai, Scienziati idraulici e territorialisti nella Toscana dei Medici e dei Lorena, Firenze, Centro editoriale toscano, 1994.
  • Serafina Bueti, La bonifica idraulica di Leonardo Ximenes ed i primi interventi dell'Uffizio dei fossi, Grosseto, Archivio di Stato di Grosseto, 1991.
  • Carlo Cresti, La Toscana dei Lorena politica del territorio e architettura, Milano, Amilcare Pizzi, 1987.
  • Silvia Pertempi (a cura di), La Maremma grossetana tra il '700 e il '900. Trasformazioni economiche e mutamenti sociali, Città di Castello, Labirinto, 1989.
  • Emanuele Repetti, Padule di Castiglion della Pescaja, Lago Prelio, Lago di Prile, in Dizionario geografico fisico storico della Toscana, vol. 4, Firenze, Allegrini e Mazzoni, 1841.

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica