Utente:Anna Martinelli00/Tuppo dei sassi (Filiano)

Il riparo con le pitture rupestri

Questa è la pagina di prova nella quale Antonio Cilibrizzi, Matteo Colucci e Anna Martinelli lavoreranno alla bozza della voce enciclopedica dedicata a Tuppo dei sassi (Filiano).

Tuppo dei Sassi

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Il Tuppo dei Sassi è situato a 879 metri s.l.m., in una zona boscosa di proprietà Doria-Pamphili, nel Comune di Filiano (PZ), in contrada Carpini. Esso si innalza in un territorio che presenta forti scoscendimenti sovrastando le alture circostanti. (agg. foto)

Il Tuppo fu scoperto nel corso di ricerche condotte tra il 1962 e il 1964 dall'archeologo Francesco Ranaldi, sulla base di testimonianze di alcuni pastori della zona sulla presenza di alcune "iscrizioni" nella zona. In seguito si è potuto affermare che non si trattava di iscrizioni, bensì di pitture rupestri. La Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, in seguito, ha fatto una proposta di Dichiarazione dell'interesse culturale al Ministero per i Beni e le Attività Culturale

Caratteristiche

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Pitture

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Disegno schematizzante le pitture, eseguito dallo stesso Ranaldi

Il Tuppo si trova in un riparo naturale a mezz'arco alto 6 metri, denominato "Ranaldi" in onore del suo scopritore. Il Tuppo è un rettangolo lungo in senso verticale 65 cm. e largo 52 cm. su cui è dipinta una scena di caccia. Si tratta di uomini e animali in folto assembramento: due animali sono catturati da due uomini; tra la parte superiore e la parte centrale vi è un altro animale che ricorda sicuramente un cervo con corna che ricordano quelle di un alce; verso l'alto a destra vi è una figura lunga 23 cm. meno comprensibile; in alto, sempre a destra, è dipinto un ente maschile alto 18 cm. che potrebbe rappresentare una divinità o uno stregone. In questo modo, l'artista intendeva esaltare l'importanza della magia nell'esito della battuta di caccia. L'ente che raffigurerebbe lo stregone o la divinità è, infatti, disegnata con dimensioni maggiori rispetto ai cacciatori.

Incisioni

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Ranaldi scoprì anche delle incisioni su una roccia sovrastante il riparo che accoglie le pitture. La roccia, di natura arenosa, ha la forma di un triangolo isoscele con base di 4,10 m • 3,50 m e uno spessore di 70 cm. Ranaldi ipotizzò che il masso, a causa di una fenditura intorno alla sua base, sia stato tolto dalla sua posizione eretta per cause naturali. La parte superiore risultava, al momento della scoperta, ricoperta di una spessa corteccia di muschi e licheni; la parte inferiore, invece, era rimasta interrata fino a poco tempo prima a causa di un dissotterramento da parte dalla popolazione locale per costruire il tracciato di pietre per la raccolta di legna. Su questa parete vi sono le incisioni: in alto a destra, una figura umana alta 22 cm, in posizione frontale, in posizione di corsa (gamba destra portata in avanti e leggermente piegata) e che impugna una lancia nel braccio sinistro e con il destro scaglia altre lance contro due animali cervidi, incisi di profilo. Alla loro destra, sfruttando un rilievo naturale, l'artista ha disegnato il dorso inarcato di un animale colpito e rivolto in avanti con le zampe; in basso a sinistra, una serie di incisioni di tipo curvilineo che non hanno un significato ben preciso e seguite da altre incisioni a forma di V rivolte verso il basso (forse si tratta di corna di cervidi); la figura umana è tracciata con unico solco e ha la caratteristica di avere la gamba destra lunga 4 cm in più della sinistra, forse per dare un'idea di movimento spedito da parte del cacciatore; i cervidi, 18 cm • 15 cm e 21 cm • 22 cm, dominano la sezione centrale, incise con un solo tratto profondo che delinea la parte superiore del dorso e le estremità posteriori, una seconda linea che segna le altre corna, le estremità anteriori e le gambe e infine una terza linea che determina il ventre; il cervide di destra, ricavato da una sporgenza naturale, sembra proteso in avanti con il muso fino a toccare il muso dell'altro cervo; in entrambi i cervidi non vi sono accenni agli elementi interni. Secondo Ranaldi esse risalgono al periodo finale del Paleolitico e non appartengono ad alcuna scuola o tradizione.

 
Disegno schematizzante le incisioni presenti in Tuppo dei Sassi, eseguito dallo stesso Ranaldi

Massi di arenaria

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Al di sotto del Tuppo, all'interno del fitto bosco, è possibile osservare un masso che ad una prima occhiata presenta una forma monolitica-cubica ma che, una volta osservato da vicino, si rivela essere un masso bianco in arenaria a forma tendenzialmente piramidale, arrotondato nella parte superiore e con incisioni coperte da una patina grigia e chiazze di licheni e muschio. La parte Sud-Ovest presenta al suo centro alcuni graffiti che, dopo essere stati ripuliti e analizzati, assumono la sembianza di un'incisione circolare (circa 70 cm di diametro) con alcune rientranze e interruzioni nelle parti di frattura della roccia. Questi simboli risultano assumere più significato quando, dopo l'eliminazione del muschio, compare un incisione (circa 36 cm di larghezza) presentante linee e curve che associamo ad un arte astratta più che simbolica, com'è invece quella del Tuppo. Numerose sono le ipotesi sul significato dell' incisione e quelle più accreditate sono:

-potrebbe essere un'ascia o un pugnale, il che rimanderebbe alla tradizione delle raffigurazioni "rupestri"

-potrebbe essere la rapprentazione di una figura umana, che sembra essere la più plausibile. Se ci affidiamo all'ipotesi della figura umana, il collo e la testa vanno individuati nell'incisione raffigurante un rettangolo mentre le braccia vengono solamente accennate. In questo caso, il cerchio che si trova nelle immediate vicinanze della raffigurazione umana potrebbe essere associato ad una capanna o ad un recinto, utili per la difesa del villaggio e le due linee parallele potrebbero voler raffigurare l'ingresso all'abitazione.

Campagna di scavi ad opera di Edoardo Borzatti von Lowenstern

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Nell'estate del 1971 l'archeologo Edoardo Borzatti von Lowenstern effettuò uno scavo archeologico dietro invito del Sovrintendente alle Antichità della Basilicata, il prof. Dinu Adamesteanu. Si trattava di uno scavo effettuato a seguito di alcune ipotesi su alcuni ipotetici insediamenti umani presenti nella zona limitrofa al riparo. Lo scavo è profondo 4 metri e dovette essere interrotto a causa della presenza di grossi massi la cui rimozione avrebbe causato dei pericolosi cedimenti per il sedimento soprastante e, tra l'altro, senza incontrare la roccia di base. La campagna ha portato alla scoperta di numerosi manufatti in pietra. Il terreno si è presentato con segni di azione da parte dell'acqua di ruscellamento. Qui di seguito la descrizione della stratificazione:

 
Schema della stratificazione del terreno di "Riparo Ranaldi", eseguito dal prof. Edoardo Borzatti von Lowenstern
  • Strato G: sabbie bianche dovute al disfacimento termoclastico dell'arenaria;
  • Strato F: argilla compatta di colore grigio azzurrino o verde, ricca di alterazioni rossastre di natura ferrica (qui l'azione delle acque è evidente);
  • Strato E: sabbia grigia;
  • Strato D: scarso pietrisco di origine termoclastica;
  • Strato C: grossi massi di crollo e immersi in un sedimento chiaro;
  • Strato B: sedimento nero con grossi pietroni;
  • Strato A: terreno polveroso e ricco di pietroni.
     
    Tabella riassuntiva dell'industria litica nella zona limitrofa al Tuppo dei Sassi, del prof. Borzatti von Lowenstern

Nella stessa zona è stato raccolto un molare di "Canis Familaris" senza traccie di fossilizzazione. L'industria litica, invece, basandosi su alcuni dettagli esaminati dal Borzatti von Lowerstern come un'esasperata microlitizzazione, la presenza di geometrici frequenti e l'assenza di ceramica, sembra appartenere al mondo mesolitico.

Come raggiungere

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Centro visite in contrada Carpini

Il sito è posto in coordinate 40.82574 15.78507 ed è preceduto da un centro visite situato in contrada Carpini in coordinate N40.82419° E15.77758° e lo si può raggiungere tramite un sentiero naturalistico.

Bibliografia

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  • Francesco Ranaldi, Riparo sotto roccia con pitture preistoriche al Tuppo dei Sassi o Serra Carpino in agro di Filiano, Imago, 1986.
  • Francesco Ranaldi, Scritti archeologici, Venosa, Appia 2, 1999.
  • Edoardo Borzatti von Lowenstern, Rivista di scienze preistoriche vol. XXVI, fasc. 2, 1971;
  • Edoardo Borzatti von Lowenstern, Ali più grandi del nido, Amministrazione Provinciale di Potenza, 1998, pp. 9-33;
  • Vito Sabia, Le pitture rupestri di Tuppo dei Sassi, Riparo Ranaldi, Filiano, Roma, Press-up, 2015