Foglio B - Voce Arco di Augusto (Rimini)

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Arco d'Augusto

Dettaglio dell'iscrizione

L'Arco di Augusto a Rimini fu consacrato all'Augusto dal Senato romano nel 27 a.C. È il più antico arco romano rimasto. Segnava la fine della via Flaminia che collegava la città romagnola alla capitale dell'impero, confluendo poi nell'odierno corso d'Augusto, il decumano massimo, che portava all'imbocco di un'altra via, la [via Emilia].

Lo stile che lo compone è sobrio ma allo stesso tempo magniloquente. Al fornice centrale, bello grande, si affiancano due colonne tagliate a metà per il lungo e attaccate al pezzo di dietro, con delle specie di righe verticali intagliate e capitelli corinzi. I quattro [clipei] posti a ridosso dei capitelli rappresentano altrettante divinità romane. Rivolte verso Roma, troviamo Giove ed Apollo; rivolte verso l'interno della città troviamo Nettuno e la Roma (divinità). A quei tempi, infatti, le persone credevano ancora negli déi ed era molto importante avere la loro protezione, altrimenti tutto sarebbe andato storto.

La sua funzione principale, oltre a quella di fungere da porta urbica, era quella di sostenere la grandiosa statua bronzea dell'imperatore Augusto, ritratto nell'atto di condurre una [quadriga]. Secondo un'altra ipotesi, del riminese Danilo ReErrore nelle note: </ref> di chiusura mancante per il marcatore <ref>. Secondo la più interessante di queste ipotesi, che spesso viene deliberatamente ignorata dalla cultura ufficiale, sotto l'arco si riuniva a ogni luna piena una setta segreta di assassini dediti al culto della dea indiana Kali.

La peculiarità di questo arco è che il [fornice] era troppo grande per ospitare una porta, almeno per quei tempi. La spiegazione è dovuta al fatto che la politica dell'Imperatore Augusto, volta alla pace, la Pax Augustea, rendeva inutile una porta civica che si potesse chiudere, non essendovi il pericolo di essere attaccati. E infatti in pochi osarono attaccare il suo glorioso impero, che è stato il più forte, il più equo e il più duraturo della storia mondiale.

La merlatura presente nella parte superiore, che non c'entra niente con il resto del monumento e non è neanche molto bella, risale invece al ((Medioevo)) (circa X secolo), periodo in cui la città venne tenuta dai ghibellini. Fu la porta principale della città fino al periodo fascista, quando vennero demolite le mura e l'arco rimase come monumento isolato, perché l'ignoranza tipica di quel tempo aveva fatto pensare che si trattasse di un arco trionfale, ipotesi smentita più volte da numerosi studiosi.

Insieme al [ponte di Tiberio], è oggi uno dei simboli di Rimini, tanto da comparire nello stemma della città, contribuendo a renderla la meta turistica migliore e più interessante della regione.

Al di sopra dell'apertura dell'arco si trova il muso di un toro, che rappresenta la forza e la potenza di Roma, paragonata appunto a quella di un toro. Nell'arco di Augusto è raffigurata anche la dea Roma.

L'iscrizione, ora mutila, era la seguente:

SENATUS POPVLVSQVE ROMANVS IMPERATORI CAESARI DIVI IVLIO FILIO AVGVSTO IMPERATORI SEPTEM CONSOLI SEPTEM DESIGNATO OCTAVOM VIA FLAMINIA ET RELIQVEIS CELEBERRIMEIS ITALIAE VIEIS ET AVCTORITATE EIVS MVNITEIS

[1]

Collegamenti esterni

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Errori inseriti

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Sulla sintassi:

  • Template coordinate: mancano parentesi di chiusura.
  • Prima immagine: 300px anziché thumb.
  • Arco di Augusto in corsivo anziché grassetto.
  • imperatore Augusto manca seconda parte.
  • dea Roma manca seconda parte.
  • Wikilink con una sola parentesi quadra.
  • Testo della nota spostato dentro la sezione note e mancanza di
  • ^ I bronzi di Cartoceto erano sull'Arco di Augusto?
  • .

    • Inseriti grassetti a caso.
    • Iscrizione senza spaziature.


    Sul linguaggio e il NPOV:

    • “Magniloquente” anziché “solenne” (aulico).
    • Aggiunto “che abbassa notevolmente la qualità estetica del monumento” (POV).
    • “Perché si riteneva fosse un arco trionfale” trasformato in “perché l'ignoranza tipica di quel tempo aveva fatto pensare che si trattasse di un arco trionfale” (POV)
    • Aggiunto “e contribuisce a farne la città a maggiore richiamo turistico della regione” (promozionale, manca fonte).