Utente:Daĉjo/sabbionaia14

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193: Durante il XVIII secolo, nella parte meridionale della Valassina, a fianco delle tradizionali attività agricole e pastorali, nacquero o si rafforzarono quelle industriali tessili e, tra queste, quelle seriche, particolarmente redditizie. In questo secolo ad Asso si lavoravano panno, saie e tele; le donne filavano lana, filugello e lino per i mercanti di Bergamo, per la fabbriche di Gandino e Brescia. Oltre al tessile, anche altri settori furono stimolati: ad Asso si eseguono lavori in ferro calamitato.[1]

199: Il 12 febbraio 1729 venne affisso ad Asso l'ordine ducale di visitare e bollare le merci. Il magistrato, dopo proteste, riconobbe il diritto d'esenzione, grazie ad antichi diplomi ed ordinanze. La Descrizione delle entrate Camerali dello Stato di Milano, del XVII secolo (ristampato nel 1720) precisava: «la Vallassina tutta infeudata al sig. Barone Sfondrati con l'imbotato delli dazi sono tutti esenti ed ogni uno può far pane, vendere vino e carne».[2]

231: Sul finire del secolo, ad Asso, una fabbrica con quattordici telai, di Salvatore MOzzana, produce tele di lino e «bambaggia».

All'inizio del XIX secolo in Asso è in attività una fabbrica di filo di cotone, con ottantaquattro operai, non solo uomini, ma anche donne e ragazzi; un lanificio, che annualmente produce quattordicimila braccia di «grossa pannina» per l'ospedale di Milano ed altre mille per il consumo zonale, impiegava cento unità tra uomini, donne e ragazz; alcune tintorie lavravano per conto di terzi, impiegando complessivamente centocinquanta uomini e seicento donne nel comparto serico. Vivo è anche l'impegno nella bachicoltura.[3]

236: Da un'inchiesta statale del 1807 sullo stato della zootecnia in Valassina risulta che ad Asso erano allevati trenta capre e dieci pecore, trenta vacche e otto buoi, dieci tra cavalli, muli ed asini; a Pagnano, due capre e novanta pecore, novantotto vacche e venti buoi; a Scarenna, una capra e ventiquattro pecore, venti vacche ed otto buoi, un equino.[4]

238: Il 3 settembre 1813 il sindaco di Asso precisò in un questionario statistico, inviato alla viceprefettura di Lecco: «I prodotti di questo cantone [...] sono frumento, segale, melgone [granturco], melgoncino [granturco piccolo per bestiame], miglio, fraino [grano saraceno], pomi di terra [patate], castagne, novi e vino». Dopo quasi un secolo e mezzo, nel 1951, si coltivavano solo patate e granturco di qualità maggenga sono residuali frumento e grano saraceno, la coltivazione della vite è residuale. Alla fine del XX secolo, non esistono più produzioni agricole, ma solo coltivazioni marginali in limitatissime aree.[5]

241: L'energia idraulica, fornita dal Lambro, oltre che per i tradizionali lavori di macinatura dei cerali, è indispensabile alla nascita ed allo sviluppo dei primi opifici tessili.

La prima sede della filiale della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde sorse ad Asso negli anni venti del XX secolo.[6]

253: L'11 settembre 1855, un violenta tempesta investì Asso. Il Lambro straripò in due punti, investendo il filatoio Prato e numerose case, trascinando masserizie e bestiame. Il "regio fiume" sarebbe straripato ancora il 17 ottobre del 1863, inducendo la prefettura di Como a promuovere un consorzio in difesa delle sponde, che vedrà ufficialmente la luce, sotto il nome di Consorzio Lambro superiore, il 15 novembre 1865, con competenza sul tratto dall'ex convento di Santa Marta, ad Asso, sino all'entrata della Bova nel Lambro. L'adesione di 105 imprese sottolinea l'industrializzazione della zona e l'importanza che il fiume rivestiva nel fornire energia alle industrie stesse.[7]

255: Il 10 novembre 1861 ad Asso è inaugurata la scuola domenicale per giovani operai ed artigiani, per iniziativa del sindaco Prato e del sopraintendente scolastico Teodoro Romagnoli, al fine di migliorare l'«imperfetta coltura, ricevuta nel passato nelle scuole elementari» per divenire «bravi operaj, onesti mercanti, ed onorati artigiani coscienziosi del decoro cittadino e della patria», come scrive la Gazzetta della Provincia di Como, sotto il titolo: «Scuola domenicale in Asso».[8]

257: Nel 1868 aprì di Asso una filiale della Cassa di Risparmio. Nel 1896 iscriveva un milione e novecento lire su 2.640 libretti.[9]

258: Nel 1870 nacque ad Asso una Società operaia di mutuo soccorso. La sede si trovava nel Palazzo Mazzini, sede del primo municipio.[10]

(La Vallassina nei Binari del Tempo, pagg. 263, 265, 268, 269, 271, 272, 273, 282, 286, 292, 300, 314, 316, 319, 334)

Note modifica

  1. ^ P. Ceruti, op. cit., pag. 193
  2. ^ P. Ceruti, op. cit., pag. 199
  3. ^ P. Ceruti, op. cit., pag. 231
  4. ^ P. Ceruti, op. cit., pag. 236
  5. ^ P. Ceruti, op. cit., pag. 238
  6. ^ P. Ceruti, op. cit., pag. 241
  7. ^ P. Ceruti, op. cit., pag. 253
  8. ^ P. Ceruti, op. cit., pag. 255
  9. ^ P. Ceruti, op. cit., pag. 257
  10. ^ P. Ceruti, op. cit., pag. 258

Bibliografia modifica

  • Paolo Ceruti, La Vallassina nei Binari del Tempo, pubblicazione Centro Ricerche Vallassinesi, Bryan Edizioni, Erba 1999
  • Carlo Mazza, Memorie storiche della Vallassina, trascrizione integrale a cura di Armando Nava, biblioteca comunale di Asso