Utente:Delehaye/Sandbox Luigi Torraca

Luigi Torraca (Vallerano, 17 febbraio 1896Napoli, 23 marzo 1963) è stato un medico, docente e letterato italiano.

Biografia modifica

Luigi Torraca, figlio primogenito del letterato e senatore del regno Francesco Torraca e di Francesca Zelli Iacobuzzi, nacque nella piccola cittadina del viterbese di Vallerano, la sua Famiglia era però di origine lucane.


l Prof. Luigi Torraca, ispiratore e primo Presidente della Società Napoletana di Chirurgia, nacque nel 1885 a Vallerano, piccola cittadina del Viterbese. Il suo paese di origine, modesto centro agricolo posto a mezza uerra al Valor Militareina sui Monti Cimini, affonda le sue radici nella antica civiltà etrusca dell’Alto Lazio e probabilmente ciò contribuì ad improntare taluni aspetti del carattere di Luigi Torraca ed in parte ad orientare il suo appassionato amore per il mondo classico. Tuttavia questa sentita inclinazione gli derivò in particolar modo dall’influenza che non poteva non avere su di lui la figura autorevole e carismatica del padre,Francesco, l’Allievo prediletto di Francesco De Sanctis, cui sarebbe succeduto nella Cattedra dell’Ateneo Napoletano. L’ambiente familiare, dominato dalla forte personalità del genitore, uno dei maggiori storici della Letteratura Italiana, cui si deve tral’altro un indimenticato “Commento” della Divina Commedia, dedicato proprio al figlio Luigi, e le occasioni di incontro con taluni dei più elevati intelletti del mondo umanistico del tempo, in assiduo contatto con il padre -¬‐Benedetto Croce fra questi -¬‐ne plasmarono il gusto, la sensibilità, il rigore metodologico e furono la spinta per l’acquisizione di una solida e vastissima cultura e di una approfondita conoscenza delle lingue classiche.Laureatosi nel 1909 all’Università di Napoli, con il massimo dei voti e la lode, Luigi Torraca visse le prime fasi della sua formazione medica nell’Istituto di Anatomia Umana, sotto la direzione del Prof. Giovanni Antonelli, illustre Maestro che probabilmente ebbe un ruolo nel consentirgli di percepire quella che sarebbe stata poi la sua vera vocazione. Non meno importante fu il periodo, immediatamente successivo, in cui cominciò a frequentare gli Istituti di Fisiologia e di Patologia Generale, diretti rispettivamente dal Prof. Filippo Bottazzi e dal Prof. Gino Galeotti. L’incontro con queste due alte figure condizionò in modo significativo la sua visione della Medicina, cosicché quando, e ciò sarebbe avvenuto molto presto, il giovane Luigi ebbe maturata la consapevolezza della scelta per la Chirurgia, quest’ultima sarebbe stata vissuta senza mai perdere di vista l’impostazione anatomica e, più ancora, fisiopatologica. La sua carriera chirurgica comincia prestissimo da ospedaliero con la nomina, nel 1911, ad Assistente Ordinario negli Ospedali Riuniti di Napoli. Pur continuando a frequentare, fino al 1924, l’Istituto di Patologia Generale, dove conduce ricerche sperimentali di fisiopatologia, patologia generale e microbiologia, già nel 1916, all’età di appena 31 anni, consegue la Libera Docenza in Patologia Chirurgica.Il 1920, dopo la parentesi bellica trascorsa da Ufficiale Medico, durante la quale ebbe modo di distinguersi meritando anche una Croce di Guerra al Valor Militare, lo vede Aiuto Ordinario nella Clinica Chirurgica diretta dal Prof Giovanni Pascale, accademico di altissimo valore e personalità di rilievo anche in campo politico -¬‐fu infatti Senatore del Regno -¬‐con il quale stringerà un appassionato sodalizio, e che si rivelerà determinante nel suo destino professionale.Ternato nel 1927, dopo un breve periodo da incaricato di Patologia Chirurgica a Modena, viene chiamato dall’Università di Sassari a ricoprire la Cattedra nella stessa Disciplina. Vi resterà solo un anno; nel 1928 infatti ottiene il trasferimento presso il prestigioso Ateneo di Padova. Da qui si sposterà nel 1932, per fare rientro a Napoli, chiamato dal suo Maestro, il Prof. Pascale, all’alto onore della Cattedra di Patologia Chirurgica, rimasta vacante per la prematura scomparsa del Prof. Demetrio Roncali. E proprio in questo ritorno sembrapotersi leggere già il significato di evento preparatorio alla successione nella Cattedra di Clinica Chirurgica di Napoli. Infatti, secondo il disegno del Maestro, quando questi nel 1934 avrà raggiunti i limiti di età, sarà proprio Luigi Torraca a sostituirlo, mantenendo la direzione della Prima Clinica Chirurgica napoletana per ben 21 anni, fino al 1955, quando a sua volta, per raggiunti limiti di età, a settanta anni sarà costretto a lasciarla.Il Prof. Torraca ebbe una visione certamente personalissima e sotto alcuni aspetti anche originale della Chirurgia. La sua vigorosa formazione umanistica, che lo aveva portato peraltro ad una perfetta conoscenza della lingua tedesca, oltre che di quella inglese e francese, il suo rigore metodologico, i lunghi anni trascorsi nei laboratori degli Istituti di Fisiologia e di Patologia Generale, la sua passione per la ricerca, che lo condurrà a compiere studi sperimentali anche nel prestigioso Laboratorio sul Monte Rosa diretto dal Prof. Herlitza, sono alla base di una concezione che fa della Chirurgia non una Disciplina esclusivamente tecnica e pragmatica , ma al contrario “un corpo dottrinario nel quale-¬‐come ebbe a rimarcare Ettore Ruggieri nel ricordare il Maestro -¬‐la estrinsecazione tecnica non deve essere se non l’espressione conclusiva di un concatenamento di postulati dottrinari che partono dalla patologia e dalla fisiopatologia e passano attraverso la clinica”. Ecco allora una produzione scientifica vastissima ed eterogenea, ricca di 220 pubblicazioni -fenomeno del tutto singolare per i tempi -che ecletticamente approfondiscono i più svariati temi chirurgici, e non solo. In esse appare evidente il rigore ed il metodo del ricercatore formatosi nella profondità della visione biologica oltre che morfologica. Così vedono la luce, per citarne solo alcuni, i suoi originali studi sulla cicatrizzazione delle ferite, sugli effetti dell’ipotermia, sulla valutazione della resistenza degli operandi, sugli innesti dei tessuti, sulla parotite post-operatoria, sui pericoli dell’appendicite acuta, ma anche sulla pericardite costrittiva, sugli aneurismi artero-venosi nei monconi di amputazione, sulla cura chirurgica della litiasi biliare, sull’asepsi in chirurgia, sulle deiscenze duodenali e gastriche dopo resezione secondo Billroth II.Quando l’interesse speculativo maggiormente sembra risentire della sua poderosa cultura classica sono, però, ancora i temi chirurgici ad offrirsi alle sue riflessioni, affrontati da un angolo visuale del tutto particolare in una sorta di “gioco” intellettuale che fa di Luigi Torraca una personalità affatto eccezionale. Così vedono la luce le pubblicazioni sulla ferita di Giuseppe Garibaldi, guarita dal Palasciano e sul quadro che Dalbono dedica all’episodio, sui medici ed i chirurghi negli Evangeli di Budda e di Cristo, sulla parola “bisturi”, sull’anima del chirurgo, sui barbarismi nella lingua adoperata dai chirurghi. Con Roberto Alessandri, Clinico Chirurgo nomano, dirige il “Trattato di Tecnica Operatoria”, scrivendo, fra gli altri, proprioil capitolo sulla “Introduzione allo Studio della Chirurgia” oltre che quello sulla “Tecnica Chirurgica Generale”.Tutta la sua produzione scientifica è caratterizzata oltre che da un estremo rigore dottrinale, da una particolarissima ricercatezza formalee da un peculiare gusto per un periodare forbito. Del tutto singolare fu la sua approfondita conoscenza della lingua e della letteratura scientifica tedesche, ciò che risalta con grande evidenza in tutti i suoi lavori nei quali, appunto, le citazioni di Autori di Scuola Germanica sono talvolta addirittura preminenti..Carattere particolarmente ruvido, incline alla polemica, diffidente, meticoloso sino alla pedanteria, talvolta scostante, non ebbe facilità di rapporti con i suoi Colleghi. Il Prof. Zannini amava ricordare quanto era difficile affiancare all’illustre Maestro altri Docenti in sessione di esame: sia i Cattedratici più giovani che quelli di maggiore anzianità non amavano, infatti, e quasi temevano, essere in Commissione con lui. Gli esami di Chirurgia con il Prof. Torraca spaziavano quasi in ogni campo del sapere; esigentissimo, pretendeva sempre pronunce corrette, e non solo di nomi e termini stranieri, non riusciva a tollerare un’esposizione che non fosse precisa e, preferibilmente, elegante, sostenuta da un periodare rigoroso, con l’impiego di una assoluta proprietà terminologica. Non era raro che si sconfinasse nei campi della storia, della letteratura, dell’arte, delle lingue straniere con l’inevitabile terrore che si leggeva nello sguardodell’esaminando di turno. Non era raro, quindi, che l’esame potesse avere durata brevissima e persino interrompersi sulle prime battute se solo un verbo fosse stato coniugato scorrettamente o una curiosità del Maestro, anche al di fuori dello stretto temachirurgico, non fosse stata prontamente soddisfatta. Purtroppo l’esaminando non era solo lo studente: puntualmente, infatti, allorché questi non fornisse risposte adeguate -¬‐e ciò si verificava, come è intuibile, di frequente -¬‐erano gli altri Membri della Commissione a doversi fare carico di dare ampia soddisfazione all’esigentissimo Presidente. Si comprende così quale fosse il clima in cui gli esami si svolgevano e l’apprensione degli altri Cattedratici, motivo delle frequenti defezioni. Ma anche al di fuori del colloquio di esame la severità che Luigi Torraca riservava, oltre che a se stesso anche agli altri, emergeva. Così persino in una conversazione amena poteva accadere che l’interlocutore venisse, all’improvviso, sottoposto ad un susseguirsi di domande cui era indispensabile rispondere esaurientemente per poter proseguire. E’ suggestiva in questo senso la rievocazione che il Prof. Alberto Giardiello, che fu tra i suoi Allievi più giovani, traccia del suo primo incontro con l’allora Clinico Chirurgo napoletano, quando gli si presentò per chiedere di essere ammesso a frequentare l’Istituto. Senza preamboli, dopo poche battute, non tardò, puntuale come la cannonata che da Castel Sant’Elmo annunziava il mezzodì, la domanda a bruciapelo: come, il giovane aspirante chirurgo, si sarebbe dovuto regolare di fronte al caso di un paziente giunto di Pronto Soccorso con una ferita sanguinante della coscia. Di fronte al rispettoso tentennamento del giovane Alberto, il Maestro dopo aver rimarcato la per lui inspiegabile esitazione, chiariva che provvedimento indispensabile ed indilazionabile sarebbe dovuto essere l’applicazione di un laccio, serrato alla radice dell’arto, in mancanza del quale una eventuale lesione della arteria femorale avrebbe potuto causare la morte per dissanguamento del malcapitato nell’Atrio stesso della Clinica Chirurgica che lui ambiva a frequentare.Analogamente un altro Chirurgo napoletano che ebbe la fortuna di muovere i primi passi nella sua Scuola, il Prof. Armando Aghina, ricorda l’apprensione dei giovani Interni dell’Istituto allorquando dovevano sottoporre al giudizio del Maestro un loro elaborato; al solito l’attenzione del Prof. Torraca si rivolgeva con pari severità sia al contenuto scientifico che all’aspetto squisitamente formale,non risparmiando aspri e sferzanti rimproveri in presenza di imperfezioni, anche lievi, o di “innocenti ed usuali barbarismi”. Se gli aspetti caratteriali sin qui delineati possono essere visti con occhio non molto benevolo, pure ad essi vanno affiancati altri tratti che illuminano la figura di Luigi Torraca. Intelligenza vivacissima, memoria portentosa, rigore metodologico assoluto, precisione assunta come costume mentale, rettitudine profonda ed intransigente, sono altrettante qualità che vanno sottolineate quando si voglia cogliere appieno lo spessore di quell’ “Uomo dell’Ottocento” come egli stesso, a ben ragione, amava definirsi.Fortissimo fu il legame con il padre dal quale molti dei suoi aspetti caratteriali derivavano; per l’ “Illustre Genitore”, come egli stesso soleva indicarlo parlandone nutriva una sorta di venerazione acuita dalla solitudine familiare che lo accompagnò per tutta la vita. Non ebbe figli, non contrasse matrimonio, contò pochissimi Amici. Chi ebbe modo di conoscerlo da vicino edi lavorare a lungo al suo fianco, quando con il ricordo tenta di formulare una valutazione sulle sue capacità squisitamente tecniche, giunge a suggerire che probabilmente egli non apparteneva a quella ristrettissima categoria di Chirurghi dotati per natura, ma a quella dei Chirurghi che si formano nella dura palestra della Sala Operatoria con impegno e studio costanti. E’ certo però che chi ebbe la fortuna di assistere ai suoi interventi ne serba memoria “per il ritmo preciso-¬‐è ancora il Prof. Aghina che ci soccorre -¬‐codificato, quasi liturgico, dell’atto operatorio, che consentiva a chi lo osservava di comprenderlo e seguirlo con chiarezza in ogni sua fase”.Oltre ad aver dato vita alla Società Napoletana di Chirurgia, della quale fu più volte Presidente, nel biennio 1946-¬‐48 occupò la più prestigiosa carica del mondo chirurgico: la Presidenza della Società Italiana di Chirurgia. Fu inoltre Presidente della Sezione di Medicina della Società Nazionale di Scienze Lettere ed Arti e, nel 1955, successe a Fausto Nicolini nella Presidenza dell’Accademia Pontaniana. Per i meriti nell’Istruzione, nella Cultura e nell’Arte venne insignito della Medaglia d’Oro.Ideatore della “Rivista di Chirurgia”, fondò nel 1945 e diresse il “Giornale Italiano di Chirurgia”. Fu Condirettore de “La Riforma Medica”. Istituì inoltre, fra le prime in Italia, la Scuola di Specializzazione in Anestesiologia nell’Ateneo Napoletano, in collaborazione con il suo Allievo Giovanni D’Errico. Alla sua Scuola si formarono illustri Chirurghi,che hanno onorato ed onorano la Chirurgia Napoletana. Oltre ai già citati D’Errico, Giardiello ed Aghina, vanno ricordati Raffaele Palma, Felice Del Genio, Pietro Lombari, Mario Battiloro, Francesco Paolo Tinozzi, Faust Grieco, Gaetano Balice, Diego Rodinò, Luigi Imperati, Luigi De Gaetano, Giovan Battista Bifulco, Fausto Lippo, Mario Romeo, Donato Mainiero, Matteo Di Maria, Corrado Tangari, Carlo Rendano, Enrico Sanseverino, Armando Nani.Il Prof. Luigi Torraca morì a Napoli la sera 28 marzo del 1963 nella sua casa di Santa Lucia, ove ancora oggi è visibile la lapide fatta apporre dalle Autorità Municipali, in sua memoria. Lasciò questo mondo in quella stessa solitudine in cui era vissuto. Privato anche del bene preziosissimo della vista, ebbe unica amorevole compagnia quella dei suoi ricordi e quella di un congiunto che per lui leggeva e per lui scriveva sotto dettatura non solo lettere o pensieri, ma anche gli ultimi suoi lavori. Trascorse gli ultimi anni gravemente minato nel fisico ma, come ci ricordail Prof. Ettore Ruggieri “Stoicamente sdegnoso della fragilità della carne, continuò a vivere nel suo mondo fatto


Era nato Luigi ( Vallerano , Viterbo 1885 - Napoli 1958 ) , primogenito di Torraca , futuro chirurgo e docente di clinica chirurgica , infine preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell ' Università di Napoli , autore di interessanti opuscoli , in pag 128 https://books.google.it/books?id=vaPzAAAAMAAJ

Onorificenze modifica

«Torraca Luigi, da Vallerano (RM), Tenente Medico della Croce Rossa Italiana: Sotto il fuoco dell'artiglieria nemica, con l'esempio e con l'energia, seppe mantenere la calma fra i propri dipendenti, provvedendo efficacemente alla cura ed allo sgombro dei feriti
— Collaz, 16 luglio 1915
(ai sensi: del Decreto Luogotenenziale del 13 febbraio 1916, pubblicato sul Bollettino Ufficiale del Ministero della Guerra - Dispensa n° 14 del 16 febbraio 1916 a Pag. ?), commutato il 30 marzo 1923 nella seguente
«Torraca Luigi, da Vallerano (RM), Tenente Medico della Croce Rossa Italiana: Sotto il fuoco dell'artiglieria nemica, con l'esempio e con l'energia, seppe mantenere la calma fra i propri dipendenti, provvedendo efficacemente alla cura ed allo sgombro dei feriti
— Collaz, 16 luglio 1915 (30 marzo 1923)
(ai sensi: del Regio Decreto n° 195 del 7 gennaio 1922, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n° 55 del 7 marzo 1922 a Pagg. 489-490; del Regio Decreto 18 marzo 1923, pubblicato sul Bollettino Ufficiale del Ministero della Guerra, Dispensa n° 19 del 30 marzo 1923 a Pag. 913)
«La croce al merito di guerra sarà concessa a coloro che hanno tenuto nello svolgimento delle operazioni belliche, sia terrestri sia marittime od aeree, una condotta militare che li renda degni di pubblico encomio. Potranno, quindi, essere proposti per tale distinzione quanti più lungamente, e, in ogni caso, per non meno di un anno, cumulativamente, siano stati in modo esemplare in trincea o altrimenti a contatto col nemico, o siano stati feriti in combattimento, quando la ferita dia diritto al conferimento dell'apposito distintivo, o abbiano onorevolmente partecipato a più fatti d'armi, di qualche importanza; coloro che si siano abitualmente segnalati per atti di ardimento, senza raggiungere gli estremi per il conferimento di una medaglia al valor militare; coloro che abbiano conseguito una promozione o una nomina per merito di guerra.»
— Prima Guerra Mondiale (1915-1918), 27 settembre 1918
(ai sensi: del Regio Decreto n° 205 del 19 gennaio 1918, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n° 73 del 27 marzo 1918 a Pagg. 883-884; della Determinazione Ministeriale del 5 agosto 1918, pubblicata sul Bollettino Ufficiale del Ministero della Guerra - Dispensa n° 62 del 27 settembre 1918 a Pag. 5030)
«Speciale distintivo, del quale potranno fregiarsi coloro che, appartenendo all'esercito, e alla marina o a corpi militarizzati, abbiano in condizioni di luogo e di tempo sopportano fatiche di guerra nell'attuale campagna.»
— Prima Guerra Mondiale (1915-1918), 4 giugno 1916
(ai sensi: del Regio Decreto n° 641 del 21 maggio 1916, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n° 129 del 2 giugno 1916 a Pagg. 2821-2822), commutato il 3 ottobre 1920 nella seguente
«La medaglia sarà concessa: ai militari, militarizzati ed assimilati e al personale dei corpi e reparti ausiliari (Croce Rossa, Sovrano Ordine di Malta, ecc.) che abbiano acquisito diritto di riconoscimento di uno o più anni di campagna nella guerra 1915-918.»
— Prima Guerra Mondiale (1915-1918), 3 ottobre 1920
(ai sensi: del Regio Decreto n° 1241 del 29 luglio 1920, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n° 222 del 18 settembre 1920 a Pag. 2891)
«La medaglia sarà concessa: ai militari, militarizzati ed assimilati, che ottennero il distintivo delle fatiche di guerra istituito con R. decreto 21 maggio 1916 n. 641, o che abbiano, in ogni caso, prestato servizio per almeno quattro mesi in zona di giurisdizione delle armate stando a disposizione delle autorità mobilitate e collaborando direttamente con l'esercito operante.»
— Prima Guerra Mondiale (1915-1918), 10 febbraio 1921
(ai sensi: del Regio Decreto n° 1918 del 16 dicembre 1920, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n° 21 del 26 gennaio 1921 a Pag. 71)
«L'autorizzazione a fregiarsi della medaglia istituita a ricordo dell'unità d'Italia, con R. decreto 26 aprile 1883, n. 1294, è estesa a tutti i combattenti ai quali è stata o sarà concessa la medaglia commemorativa nazionale della guerra 1915-1918 per il compimento dell'unità d'Italia.»
— Prima Guerra Mondiale (1915-1918), 29 settembre 1922
(ai sensi: del Regio Decreto n° 1229 del 19 gennaio 1922, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n° 217 del 14 settembre 1922 a Pag. 2287)

Note modifica


Bibliografia modifica

  • Note critico-esegetiche all'Alcesti di Euripide

Autore Luigi Torraca Editore Libreria scientifica, 1963 https://books.google.it/books?id=l8EyAQAAIAAJ


Luigi Torraca (1885-1963) Posted by Giuseppe Romagnuolo e Biagio Trojaniello Feb, 06 2014 Tratto da: "La Società Napoletana di Chirurgia" di Giuseppe Romagnuolo e Biagio Trojaniello http://www.collegiostoricidellachirurgia.it/contributi/item/206-luigi-torraca-1885-1963 http://www.collegiostoricidellachirurgia.it/documenti/contributi/Torraca.pdf


Collegamenti esterni modifica