Prova sandbox Progetto Wikipedia Robot Tax

I Paesi con tipologie unilaterali e differenti di Robot tax modifica

La tassazione dell'economia digitale costituisce, da tempo, oggetto di riflessione ed approfondimento, sia in ambito nazionale che sovranazionale. La globalizzazione ha determinato profondi mutamenti nel contesto dei sistemi economico-produttivi, incentivando lo sviluppo di imprese multinazionali. Queste ultime, producono redditi connessi all'utilizzo di algoritmi, codici sorgente e, più in generale, alla compravendita di beni immateriali che, grazie alla loro stessa natura, sfuggono al controllo da parte delle Amministrazioni finanziarie.

A livello internazionale, non si è mai giunti ad un accordo che disciplinasse uniformemente le modalità di tassazione per le compagnie la cui attività comprendesse l'utilizzo di robot o intelligenze artificiali. Tuttavia, la dottrina economica e giurisprudenziale ha elaborato dei modelli teorici in grado di riflettere diversi gradi di incisività nel sistema fiscale. Tali prospetti prendono in considerazione un possibile aumento dell'aliquota Iva, una tassazione sul possesso di strumenti artificiali o sul grado di automazione di un'azienda, arrivando anche a prefigurare astrattamente un salario ipotetico percepito da un robot.

I vari Paesi nel mondo che presentano tale tipologia di tassazione all'interno del proprio ordinamento, hanno adottato delle soluzioni confacenti e coerenti rispetto alla loro situazione economico-culturale.

Ordinamento europeo modifica

A livello europeo, nel 2016 è stata avanzata la prima proposta in merito all'introduzione di un tributo sui robot. Mady Delvaux, allora vicepresidente della Commissione giuridica del Parlamento Europeo, nella Relazione 2015/2103 (INL) del 31 maggio 2016, ha sostenuto la necessità di introdurre obblighi di rendicontazione aziendale in merito all'entità e alla proporzione del contributo della robotica e dell'intelligenza artificiale ai risultati economici di un'impresa ai fini della tassazione e dei contributi previdenziali. Tuttavia, nel 2017 l'Assemblea plenaria ha bocciato la proposta.

Italia modifica

In Italia, nel 2017 un membro della Camera dei Deputati in un progetto di legge aveva suggerito di aumentare la tassazione dell’1% per le aziende la cui produzione fosse basata prevalentemente sui sistemi di intelligenza artificiale e robot. Inoltre, nel caso in cui le compagnie avessero reinvestito lo 0,5% dei profitti in progetti di riqualificazione professionale, la tassa non sarebbe stata applicata. Ciononostante, mancando nell’ordinamento italiano una definizione di intelligenza artificiale e di robot, questa proposta non ha mai potuto essere attuata.[1]

Svizzera modifica

Nel 2017, alcuni membri del Gran Consiglio svizzero hanno prospettato l’introduzione di una robot tax indirizzata in maniera specifica al settore della vendita al dettaglio. Il progetto di legge prevedeva l’introduzione di una tassa di 10,000 franchi svizzeri mensili per ogni cassa automatica installata in un negozio. La proposta definiva cassa automatica «qualunque dispositivo di pagamento che non richiede l'intervento del personale». Il contributo avrebbe da un lato costituito un sussidio per i negozi privi di casse automatiche, mentre dall’altro avrebbe finanziato fondazioni per la formazione professionale. Inoltre, la Svizzera avrebbe potuto essere il primo Paese ad introdurre una sanzione penale in tema di robot tax, prevedendo una reclusione fino a 5 anni in caso di inadempienza. Ad ogni modo, l’ordinamento svizzero non ha mai concretizzato la proposta di legge.[1]

Turchia modifica

In Turchia, uno studio condotto da Ceyda Kukrer Mutlu e Pinar Bengi Kaya sottolinea il ritardo nell’attuazione del processo di robotizzazione delle imprese turche.[2] Lo studio analizza anche come, a seguito dell'introduzione di una tassa sui robot, il Governo turco avrebbe potuto godere degli effetti sul gettito e sull'occupazione. Le principali cause di questo ritardo sono ricondotte alla mancanza di definizione e di successiva introduzione all’interno del sistema fiscale del concetto di persona elettronica. Inoltre, l'indagine rivela come l’unica imposta effettivamente applicabile in Turchia sarebbe l’IVA sulle attività svolte automaticamente dai robot.  

Stati Uniti d'America modifica

Negli Stati Uniti d'America, il processo legislativo di tassazione dei robot ha riguardato uno specifico tipo di automazione: i veicoli autonomi. Le uniche due giurisdizioni ad aver legiferato sono state Nevada e California, specificamente per quanto riguarda il loro utilizzo dalla rete di trasporto delle aziende. Nel 2017, il Nevada ha adottato uno statuto che regolava l’uso dei veicoli autonomi dello Stato, definendo come veicolo autonomo un veicolo equipaggiato di un sistema automatico di guida. Inoltre, ha cercato di imporre una tassa sulle accise per le compagnie di trasporto che utilizzassero veicoli completamente autonomi.[1] In California, è stato approvato l’Assembly Bill n.1184, il quale autorizzava la città di San Francisco ad imporre una tassa sui trasporti che hanno origine dalla città; ciononostante, la città di San Francisco ha proposto una tassa diversa, denominata Traffic Congestion Mitigation Tax, che consisteva in una tassa per ogni corsa fornita dalle compagnie di trasporto. Altri due Stati, Massachusetts e Tennessee, hanno avanzato proposte inerenti ad una tassazione «per miglia» sui veicoli autonomi.

Regno Unito modifica

Nel 2022, il Governo del Regno Unito ha deciso di prevedere una detrazione del 130% per il primo anno sugli investimenti in nuovi impianti e macchinari per le aziende di tutte le dimensioni. Secondo la Tesoreria, per ogni sterlina che la compagnia investe, si otterrebbe un taglio di 25 penny. Lo scopo è quello di incentivare le compagnie ad investire maggiormente così da essere più competitive sul mercato internazionale.[3]

Corea del Sud modifica

La Repubblica della Corea del Sud, ad oggi, risulta essere il Paese più robotizzato al mondo, detenendo il titolo di più alta densità di robot dal 2010, circa 710 robot ogni 10.000 dipendenti, nell'industria manifatturiera[1]. La transizione dall'assoluta povertà all'essere uno dei Paesi più digitalizzati al mondo viene definita «Miracolo Coreano» ed è avvenuta tra il 1965 ed il 1985.

Nel 2008, il governo coreano promulga l'Intelligent Robot Development and Promotion Act[4], in cui viene sancita per legge l'esistenza di questa industria e si imposta una normazione ad hoc. Con il Restriction of Special Taxation Act (RTSA), viene previsto un credito d'imposta per l'automazione, riferito agli investimenti in "strutture di aumento della produttività”. Tale credito d'imposta era pari al 3% dell'importo dell'investimento (7% per le piccole e medie imprese) a fronte dell'imposta sul reddito o dell'imposta sulle società.

Nel 2017, l'amministrazione del Presidente Moon Jae-in ha annunciato l'intenzione di ridurre il credito d'imposta sull'automazione, in risposta alla quale la legislazione è stata emanata dall'Assemblea nazionale all'inizio del 2018. Con la nuova L. 6 agosto 2017, il credito d'imposta sull'automazione è stato ridotto di due punti percentuali e la data di scadenza è stata prorogata dal 31 dicembre 2017, al 31 dicembre 2019.

L'amministrazione, tramite il decreto del Ministero delle strategie e delle finanze, stabilisce un elenco di categorie specifiche di apparecchiature che possono beneficiare del credito d’imposta. Tale elenco, inserito nella cosiddetta lista bianca, indica ogni singola categoria di automi con le loro specificità: per il credito d’imposta ogni contribuente deve dimostrare di aver diritto al beneficio fiscale richiesto.[1]

I Paesi contrari alla Robot tax modifica

Alcuni Paesi, a partire dai primi anni Novanta si sono schierati contro una tassa sulle attività produttive che impiegavano robot e, per esteso, contro quelle sulla digitalizzazione[5]. Per primi alcuni paesi scandinavi e dell'Europa centrale hanno istituito tasse ambientali in risposta al processo di automazione della produzione. Questo processo ha, infatti, importanti conseguenze sul mondo del lavoro, con l'opera dell'uomo sostituita dalle macchine, e sulla società, trasformata dalla crescente disoccupazione. Questi interventi normativi miravano ad ottenere un doppio dividendo dall'ecotassa: da un lato attraverso una diminuzione delle emissioni dannose per l'ambiente, dall'altro utilizzando il gettito prodotto per diminuire i costi del lavoro.

Germania modifica

In Germania la prima riforma a ricercare il doppio dividendo della tassazione ambientale è stata introdotta nel 1999. Questa prevedeva un aumento annuale delle imposte sull'energia (in particolare sui combustibili per produrla, tra cui i più impattati sono stati i carburanti per i trasporti[6]) al fine di abbassare i contributi previdenziali statali[7]. Questa prima riforma non è stata accolta con favore dalla popolazione. Tra le molte riforme successive, l'ultima, la Carbon Tax del 2021, ha destinato i proventi generati dai nuovi tributi ai lavoratori più colpiti dall'aumento del prezzo dei carburanti[8].

Belgio modifica

In Belgio, a cavallo tra gli anni Novanta e 2000, sono state introdotte alcune imposte con tre obiettivi espressi: evitare una tassa sui robot, tutelare l'ambiente e proteggere l'occupazione. Queste miravano ad ottenere un vantaggio sociale prima che economico. In particolare, la Environmental Tax del 1993 mirava a scoraggiare l'utilizzo di specifici prodotti dannosi per l'ambiente e dei combustibili utilizzati per produrre energia elettrica[9]. La singolarità di questa previsione fiscale è il bilancio economico negativo: sommando, infatti, i costi amministrativi a quelli per la raccolta si ottiene un valore superiore rispetto al gettito ottenuto[10]. Nonostante ciò, la riforma è stata considerata in modo positivo dal governo belga, grazie al beneficio ambientale e alla riduzione del consumo dei prodotti indicati come inquinanti[11].

Danimarca modifica

Il parlamento della Danimarca nel 1994, per abbassare i contributi per la disoccupazione, ha varato una riforma tributaria che prevedeva un aumento delle imposte sulle emissioni di CO2 e sui combustibili utilizzati per la produzione di energia elettrica. Questo aumento fiscale, previsto in modo progressivo di anno in anno, è stato accompagnato da accordi, tra il governo e le imprese più dipendenti dai combustibili fossili, per tutelare le società e la loro competitività sui mercati globali[12]. Negli anni successivi, sono state introdotte altre tasse sulle attività produttive più dannose per l'ambiente[13]. Il gettito generato dalle nuove imposte è stato utilizzato in primo luogo per diminuire i contributi da versare sul lavoro e poi per dare dei sussidi alle imprese più colpite. Per questi motivi, il bilancio finale delle riforme è stato definito molto positivo e fondamentale per raggiungere gli obiettivi di emissioni di anidride carbonica, evitando un danno all'economia e alla competitività delle imprese[10].

Finlandia modifica

La Finlandia è stata il primo paese europeo ad introdurre una tassa ambientale. La prima, sull'energia[14], era finalizzata all'abbassamento delle emissioni di CO2 e al supporto delle imprese nella transizione ecologica. In seguito, sono state aggiunte altre riforme fiscali con il doppio obiettivo di scoraggiare l’utilizzo di prodotti ad alto impatto ambientale, come fertilizzanti e confezioni monouso, e di ridurre i contributi ai fini pensionistici sul lavoro[15].

Svezia modifica

La Svezia ha incentrato le proprie riforme tributarie, fin dai primi anni Novanta, sulla generale riduzione delle imposte sul reddito delle persone fisiche e giuridiche e sul controllo delle emissioni nocive. Queste modifiche sono state finanziate da un aumento delle imposte sull'energia[16] (con incrementi diversi a seconda del combustibile utilizzato) e sulla vendita di prodotti dannosi per l'ambiente (ad esempio batterie e pesticidi)[10].

  1. ^ a b c d e (EN) Robert J. Kovacev, A Taxing Dilemma: Robot Taxes and the Challenges of Effective Taxation of AI, in The Contemporary Tax Journal, 13 luglio 2020.
  2. ^ (EN) Ceyda Kukrer Mutlu e Pinar Bengi Kaya, Applicability of a possible robot taxation in Turkey, in International Journal of Research in Business and Social Science, 4 settembre 2020, pp. 269-274.
  3. ^ (EN) John Thornton, UK government launches super-deduction tax-relief incentive, in Robotics & Innovation, 1º aprile 2021.
  4. ^ Intelligent Robot Development and Promotion Act, 2008, su elaw.klri.re.kr.
  5. ^ Domingo Jiménez-Beltràn, Tasse Ambientali: Attuazione ed efficacia per l'ambiente, su eea.europa.eu, Agenzia Europea dell'Ambiente.
  6. ^ (EN) OECD, Supplement to effective carbon rates - 2021 (PDF).
  7. ^ (EN) Anselm Görres, Germany's ecotax reform 1999-2003 - implementation, impact, future development, in Forum Ökologisch-Soziale Marktwirtschaft, Applied Environmental Economics Conference (envecon). London (Great Britain), March 2005, marzo 2005.
  8. ^ (EN) Governo tedesco, Ministro federale delle finanze, Climate action for everyone, su bundesfinanzministerium.de.
  9. ^ (EN) Belgium ecotax rates (PDF), su foes.de.
  10. ^ a b c (EN) Christina K. Harper, Climate change and tax policy, 2021.
  11. ^ (EN) Paul O'Brien, David Carey, Jens Høj, Andreas Woergoetter, Encouraging environmentally sustainable growth in Belgium, in Organisation for Economic Co-operation and Development, Economics Department Working Paper, n. 300, 20 giugno 2001.
  12. ^ (EN) Xose C. Alvarez, Alberto Gago e Xavier Labandeira, Green Tax Reform: Facts and Experiences, in Australian Tax Forum, n. 14, 1998, pp. 370-371.
  13. ^ (EN) Jens Laursen, Denmark's selected charges, in International tax review, vol. 2, n. 1, Novembre 1990, p. 15.
  14. ^ (EN) Xose C. Alvarez, Alberto Gago e Xavier Labandeira, op. ult. cit., p. 373.
  15. ^ (EN) Arto Kukkonen, Finland's new focus, in International tax review, vol. 2, n. 1, novembre 1990, pp. 15-17.
  16. ^ (EN) Daniel Waluszewski, Carbon taxation in Sweden (PDF), su government.se, Ministry of Finance, Tax and Customs Department, gennaio 2021.