Arte dei Fabbri
AttivitàLavorazione del ferro
StemmaTenaglie nere su sfondo bianco
ProtettoreSant'Eligio
Antica sedeChiasso Baroncelli

L'Arte dei Fabbri era una delle Arti Minori delle corporazioni di arti e mestieri di Firenze.


La corporazione modifica

Appartenevano a questa corporazione tutti coloro che lavoravano il ferro: fabbri, maniscalchi, fibbiai, spadai, coltellinai e maestri delle cervelliere.

La corporazione aveva sede insieme ad altre nel Chiasso dei Baroncelli ed il primo statuto a noi pervenuto risale al 1344.

I fabbri e i maniscalchi modifica

 
La ferratura del cavallo

I fabbri producevano molti degli attrezzi di uso quotidiano, impiegati nei campi o nelle botteghe di altri maestri fiorentini: vanghe e vomeri per gli aratri; coltelli e mannaie per i macellai, seghe per i legnaioli; bilance per la pesa per gli speziali e di precisione per gli orafi; martelli per i muratori; catene di ferro, ganci, succhielli, passatoi ed i caratteristici anelli o lumiere che ancora oggi abbelliscono le facciate di molti palazzi fiorentini. Neppure ai maniscalchi si può dire che mancasse il lavoro, visto che l'unico mezzo di trasporto dell'epoca erano proprio i cavalli ed i muli, a cui venivano ferrati a caldo gli zoccoli con ferri e chiodi.

I frenai ed i fibbiai modifica

 
Dettaglio dell'Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano
 
Dettaglio della Cavalcata dei Magi di Benozzo Gozzoli

I frenai fabbricavano i morsi e gli sproni per i cavalli in ferro, ottone o bronzo; a partire dal Trecento comparvero gli sproni a rotella e con il diffondersi dell'uso delle gualdrappe la loro forma divenne più allungata ed elaborata come si vede nel dettaglio di alcuni dipinti o affreschi del tempo. La stessa cosa avvenne con le fibbie e gli ardiglioni da cintura lavorate dai fibbiai, che divennero sempre più eleganti fino a diventare autentici gioielli da applicare alla correggia.

I fibbiai si staccarono temporaneamente dalla corporazione nel 1316 per costituire un'associazione autonoma con i cuffiai, ma il sodalizio ebbe vita breve e già nel 1321 rientrarono a far parte dell'Arte.

I coltellinai modifica

 
La caccia

Questi artigiani producevano tutti i tipi di coltelli, posate, forbici, cesoie e rasoi con i rispettivi manici; oltre a quelli di uso comune esisteva anche una gamma di articoli di lusso destinati al mondo cavalleresco, come i coltelli da caccia, molto praticata fin dal Duecento come passatempo da nobili e magnati. Rientravano in questa categoria anche gli arrotini che affilavano le lame sulla pietra da cote.

Gli spadai ed i maestri delle cervelliere modifica

 
Cavalieri con la spada in un manoscritto del '200

La spada fu l'arma cavalleresca per eccellenza e nel corso dei secoli le forme e le misure subirono una notevole evoluzione; gli esemplari del Duecento ancora esistenti sono molto pochi e si presentano con la lama ed il pomo molto larghi e tozzi, mentre quelli del Trecento e Quattrocento si affinano nella fattura che appare più maneggevole ed elegante. Le spade venivano comunque sempre forgiate in base alla corporatura e all'altezza del suo committente e ne esistevano di vari tipi, in base all'uso che se ne faceva: quelle da arcione erano molto lunghe venivano appese alla sella del cavallo, mentre quelle da combattimento avevano la lama più corta e l'impugnatura più lunga per essere brandite agevolmente dal cavaliere.

Le cervelliere invece, erano delle calotte metalliche provviste di copertura per il naso che i cavalieri usavavano come elmetto a protezione della testa e nel Trecento avevano la forma simile ad una calotta o ad un pentolino.

Membri celebri e curiosità modifica

 
Una delle lanterne del Caparra
  • Una delle famiglie fiorentine che si arricchì notevolemente con la fabbricazione delle spade fu quella dei Martelli, che usavano apporre il loro marchio in oro a forma di martello sulle armi forgiate nelle loro botteghe; la via Nuova degli Spadai, oggi Via Martelli, parte dall'angolo con Piazza del Duomo ed arriva fino all'incrocio su cui sorge il Palazzo Medici Riccardi.
  • Un altro membro appartenente a questa corporazione e rimasto famoso era Niccolò Grosso detto il Caparra, un abile artigiano che aveva l'abitudine di chiedere sempre un acconto sul compenso per ogni lavoro che si apprestava a fare; le lanterne di Palazzo Strozzi vennero fabbricate da lui e pare che il detto versare la caparra derivi proprio da questo curioso personaggio.

Il patrono modifica

 
Sant'Eligio di Nanni di Banco

I fabbri scelsero come protettori sia San Zanobi, uno dei più antichi santi fiorentini, che Sant'Eligio, la cui statua venne commissionata a Nanni di Banco per essere posta nel tabernacolo di Orsanmichele.

Bibliografia modifica

  • M. Giuliani, Le Arti Fiorentine, Firenze, Scramasax, 2006.


Voci correlate modifica

[[Categoria: Storia di Firenze]]