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Matteo Nuti, nato a Fano in data oggi sconosciuta, è uno degli architetti più importanti del '400 italiano.

Biografia modifica

Nel corso della sua carriera, a dimostrazione delle sua abilità lavorative, iniziò a lavorare per la corte dei Malatesta. Egli realizzò alcune delle strutture (civili, religiose e militari) più significative di questa famiglia e di tutto il '400. I primi passi verso il successo, vennero compiuti proprio nella sua città natale: Fano. Qui infatti apportò, su richiesta di Pandolfo Malatesta III, alcune modifiche al Palazzo e alla Rocca Malatestiana (1423). A Fano lo vide impegnato anche la costruzione della Cattedrale (1440) e della Porta San Leonardo (1443). Il suo maggiore livello di fama, venne raggiunto dal Nuti nel 1450, con la costruzione, a Cesena, della Biblioteca Malatestiana che tutt'oggi è considerata il suo maggior capolavoro. Altra impronta venne lasciata nei cantieri di Castel Sismondo e del Tempio Malatestiano a Rimini. Dal 1463 si dedicò ad altre opere, non meno importanti, come la Porta Maggiore di Fano (1444), la Rocca (1466) e le mura (1452) di Cesena ed infine alla Rocca di Ronciglione. Egli, secondo il testamento lasciato dalla figlia, morì nel 1470.[1]

Opere modifica

Palazzo Malatestiano (Fano) modifica

 
Facciata esterna del Palazzo Malatestiano (Fano)

Situato in un isolato, i cui confini sono definiti da via De' Cuppis, via Nolfi, via Montevecchio, via Galeotto e Piazza XX Settembre, la residenza malatestiana venne costruita su ordine di Pandolfo III Malatesta nella prima metà del XV secolo. Il contributo del Nuti ha inizio, secondo alcuni documenti[2], nel 1423 come allievo del maestro Berardo da Camerino con il quale porterà a termine alcuni lavori negli anni successivi. Matteo e Berardo sono ausiliati nei lavori del palazzo da un fabbro, Giovanni dalle Campane. Il Palazzo fanese non decadrà neppure dopo l'edificazione del Castel Sismondo di Rimini, diventato la più importante sede malatestiana, ma continuerà ad essere un punto di riferimento nel vasto sistema delle dimore situate nei centri malatestiani. Fra queste un posto di rilievo possiede la villa-castello delle Caminate, presso Fano, nota già ai tempi di Galeotto. Essa verrà abbattuta nell'anno 1472, poco dopo la morte di Sigismondo, affinchè si potesse ricavare del materiale destinato alla ricostruzione delle mura di Fano.

Sepolcro di Pandolfo III nella chiesa di San Francesco modifica

Considerato come un'altissima testimonianza del Rinascimento in area adriatica ed il più rinascimentale monumento situato a Fano, il Sepolcro di Pandolfo III nella chiesa di San Francesco ha già attirato su di sè le attenzioni di storici e critici d'arte a partire dal XX secolo. La paternità progettuale, viene contesa fra il Nuti, Leon Battista Alberti, Agostino di Duccio e Matteo de' Pasti. Le tombe, situate sotto il portico della chiesa hanno subito negli anni numerose modifiche e ristrutturazioni. Vari documenti trattano il trasporto di "un'arca de marmo petere nela capela de San Francesco che se volle fare per la felice memoria del Signor Misser Pandolfo" o della "sepoltura de la bona memoria del Signor Misser Pandolfo". Altri documenti trattano la collocazione di queste tombe, posizionandole in luoghi differenti a quelli attuali. Pertanto questi documenti hanno creato molti dubbi e perplessità che tutt'oggi rimangono irrisolti.

Mura e la Rocca Malatestiana (Fano) modifica

Da una recente analisi documentaria e archivistica riguardante il circuito murario della città di Fano sono emersi notevoli contributi alla comprensione del sistema difensivo della città. Avendo scansionato il materiale a disposizione, sono stati di facile comprensione i progetti di revisione del tracciato murario. Al contrario, a causa dei troppi interventi e manomissioni che ha subito, non lo sono stati quelli della Rocca.

 
Tratto di Mura Malatestiane

Le mura della città di Fano rappresentano un eccellente apparato difensivo costruito in età medievale su ordine della famiglia Malatesta. Queste sono caratterizzate da una ricca presenza di torri circolari d'arenaria, sul lato della terraferma, e dalla mancanza di queste, sul lato della marina. Ampi tratti del percorso murario sono occupati da mura d'origine romana, facilmente visibili sul lato nord-occidentale della città. Avendo resistito a varie guerre e a numerosi fenomeni naturali, esse hanno difeso la città fino al 1227, anno in cui venne esplicitata l'intenzione di voler ampliare i confini della città. Per realizzare questo progetto, dal 1227 vennero effettuati molteplici interventi. Dal 1329 al 1444 contiamo circa 17 anni di lavoro. Secondo alcuni documenti il contributo del Nuti venne apportato agli interventi risalenti agli anni 1415-16, 1422, 1424, 1425, 1433-35, 1437 e 1442.[3]

 
Rocca Malatestiana (Fano)

La Rocca Malatestiana di Fano è una costruzione militare edificata sul lato est della città stessa in data incerta. Bodo Ebhardt, nella sua opera "Die Burgens Italiens", sostiene che questa risalga al 1415-20 o al 1438. Il Serra[4] riporta invece il 1424. Il Dezzi Bardeschi[5] il 1427. Il Bertozzi[6] il periodo dal 1438-1452. Dal momento che, sono giunti fino a noi dei documenti sulla Rocca risalenti al secolo precedente, le date sovracitate vanno attribuite a delle modifiche e non ad una costruzione da zero. L'aiuto del Nuti accompagnerà i lavori della Rocca dal 1437 al 1448.

Biblioteca Malatestiana modifica

 
Biblioteca Malatestiana vista dall'alto

Situata a Cesena, la Biblioteca Malatestiana rappresenta l'opera più importante di Matteo Nuti. Il 12 maggio del 1445 con una bolla di Papa Eugenio IV i frati minori del convento di San Francesco di Cesena vengono autorizzati ad utilizzare una donazione di beneficenza di un certo Antonio Gazoli al fine di edificare una biblioteca all' interno del loro convento. Al vertice della classifica delle personalità più importanti alla realizzazione di quest' opera sta Malatesta Novello. Il grande cantiere presenta significativi riferimenti ad artisti e maestanze. Dopo avere ottenuto il potere di Cesena, Novello, divise la signoria esercitata col fratello Sigismondo dimostrando fin da subito una forte attrazione per l'arte e per l'architettura. Il progetto prevedeva la realizzazione di un imponente luogo di raccolta, produzione e studio di codici. Come dimostrato dai documenti rinvenuti, Matteo Nuti si trova a Cesena assieme al fratello Giovanni nel gennaio del 1448. Il suo contributo alla realizzazione della biblioteca lo si può evincere dal fatto che egli si trovasse in quello stesso periodo e in quello stesso luogo assieme ad altri due architetti. Un documento risalente al 1452 attesta che egli si trova a Cesena per lavori alle mura e alla porta Cervese, ma solo per un anno. Ciò fa intuire che i tempi del suo soggiorno nonché i tempi di permanenza nella città stessero per terminare. Inoltre alla destra del portale possiamo trovare una lapide celebrativa nei confronti del Nuti, datata 1452, sulla quale vi è incisa la dicitura "MATHEVS NVTIVS FANENSI EX VRBE CREAT DEDAIVS ALTER OPVS TANTV DEDVX AD VNG".

Castel Sismondo modifica

Costruito su ordine del signore di Rimini e Fano (Sigismondo Pandolfo Malatesta), il castello, la cui struttura odierna non rappresenta altro che il nucleo centrale, che era originariamente difeso da un ulteriore giro di mura e da un fossato, costituiva la sua dimora. La presenza del Nuti a Rimini nel 1454 dimostra sia la continuità della sua presenza in zona, sia l'affidabilità e la completa fiducia riposta in lui da Sigismondo; ma ciò prova anche quanto fu complessa la realizzazione di quest'opera, peraltro evidentissima già ad una prima sommaria osservazione della pianta dell' edificio. La partecipazione del Nuti nel 1438 e nel 1454 va quindi vista come fondamentale, e non marginale, nella storia della fortificazione riminese, in quanto estensore e realizzatore delle idee del principe.

Tempio Malatestiano modifica

Il Tempio Malatestiano, usualmente indicato dai cittadini come il Duomo e dal 1809 divenuta cattedrale col titolo di Santa Colomba, è il principale luogo di culto cattolico di Rimini. Leon Battista Alberti e Sigismondo sebbene fossero assenti, perchè impegnati nella campagna di Toscana contro il Conte di Pitiliano, tuttavia non rimasero estranei ai lavori, infatti Alberti controllava il procedere dei lavori con vari sopralluoghi. Il Nuti si allineò con la soluzione tecnica proposta da Alvixe, in perfetta sintonia con l'impostazione albertiana che prevede lo scarico del peso sulla muratura esterna e consigliò avvedutamente di evitare quelle soluzioni tecniche, che, con la pioggia, a lungo andare avrebbero potuto danneggiare il metallo di copertura. In seguito dalla lettera del Nuti emerge anche la sua partecipazione all'approntamento della struttura e del montaggio dell'apparato decorativo della cosiddetta Cappella dei Martiri o della Madonna dell'acqua. Il Nuti manifestò una profonda conoscenza dei temi trattati dovuti alla lunga esperienza acquisita in tanti lavori. La sua partecipazione va dunque vista come contributo di notevole importanza in quella che è certamente la più prestigiosa e rappresentativa architettura malatestiana e del '400 italiano

Note modifica

  1. ^ Gianni Volpe, Matteo Nuti architetto dei Malatesta, Venezia, Marsilio Editori, 1989.
  2. ^ Lo attesterebbero alcuni ritrovamenti archeologici (frammenti di pavimentazione a mosaico).
  3. ^ C. Selvelli, Le mura di Fano in Rassegna Marchigiana, 1926-27, p.353.
  4. ^ L. Serra, Architettura militare del Rinascimento nelle Marche in Rassegna Marchigiana, 1933, p.438.
  5. ^ M. Dezzi Bardeschi, L'architettura militare del '400 nelle Marche con particolare riguardo all'opera di FRancesco di Giorgio in Studi Maceratesi, 1975, p.142.
  6. ^ R. Bertozzi, Il gotico-cortese, p.126.

Bibliografia modifica

  • Gianni Volpe, Matteo Nuti architetto dei Malatesta, Venezia, Marsiliio Editori, 1989.
  • Giuseppe Castellani, Matteo Nuti, Fano, Premiata società tip. cooperativa, 1895.
  • L. Mercando, I mosaici romani di Fano, Fano, 1970, p. 22.
  • F. Battistelli, D. Diotallevi, Il Palazzo Malatestiano in Fano, Urbino, 1982, p. 10.

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