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La podesteria di Mestre era, sotto la Repubblica di Venezia, un reggimento avente per capoluogo Mestre e compreso nel territorio trevigiano.

Storia modifica

Mestre, importante centro fortificato da sempre sotto il controllo trevigiano, fu la prima delle città dell'entroterra a cadere nell'orbita veneziana nell'ambito della sua politica di espansione, iniziata nella prima metà del Trecento; all'epoca, la Marca era sotto il controllo degli Scaligeri.

I Veneziani la sottomisero il 29 settembre 1337; la conquista del Trevigiano si concluse l'anno successivo e il 20 gennaio 1339 fu sancita una pace che rendeva la situazione definitiva. Poco dopo, il doge Francesco Dandolo emise una lettera ducale con la quale venivano ufficialmente istituite le podesterie di Asolo, Castelfranco, Mestre e Oderzo, sottoposte al controllo della più importante podesteria di Treviso. Un'organizzazione definitiva si ebbe però con la fine della guerra di Chioggia, nel 1381.

Organizzazione modifica

Al vertice dell'istituzione stava il "podestà e capitano", eletto dal Maggior Consiglio tra i patrizi veneti. Aveva poteri amministrativi, esecutivi, giudiziari e militari, restava in carica sedici mesi e risiedeva nel palazzo pubblico (l'ex biblioteca, in via Palazzo).

Il podestà presiedeva il Consiglio Civico, organo amministrativo composto da trenta oriundi mestrini. Si riuniva il 26 dicembre (Santo Stefano) per definire gli incarichi per il nuovo anno e il 24 giugno (San Giovanni Battista) per assegnare le cariche di minore importanza. In particolare, nella riunione di Santo Stefano erano eletti i tre provveditori (analoghi agli odierni assessori) con funzione amministrativa.

La giustizia spettava al podestà, affiancato da due deputati esperti di diritto.

Tra le altre cariche esecutive elette dal Consiglio, si ricordano un cancelliere, due provveditori alla sanità, un cancelliere alla sanità, un cavaliere di comun, un avvocato alle prigioni, due soprapiovegani (addetti alla manutenzione delle strade) e un medico.

A ciò si aggiungeva una vera e propria corte personale del podestà, composta da segretari e cancellieri, ma anche da medici, musici, cerimonieri e ballerini.

Il potere locale era affidato ai merighi. Questi ultimi sono comparabili ai moderni sindaci, essendo a capo dei singoli villaggi (comuni). I merighi venivano sorteggiati assieme agli uomini di comun (degli assistenti) durante le vicinia (le assemblee dei capifamiglia) che si tenevano l'11 novembre (San Martino).