Utente:Frassionsistematiche/Dialetto

Fonologia modifica

Vocali e consonanti modifica

Il veneziano è costituito da ventiquattro foni, cioè sette vocali e diciassette consonanti.

Il vocalismo è molto semplice, analogo a quello della lingua italiana, sebbene esistano differenze molto marcate a livello della distribuzione dei foni[1]. Si articola nelle due serie (anteriore e posteriore, con il suono /a/ in posizione intermedia) e in quattro gradi di apertura (/a/ basso, /ɛ/ e /ɔ/ medio-basso, /e/ e /o/ medio-alto, /i/ e /u/ alto).

La distinzione delle vocali medie è fondamentale in coppie di parole come mègio e mégio ("meglio" e "miglio"), pèso e péso ("peggio" e "peso"), pòsso e pósso ("posso" e "pozzo"), sòto e sóto ("zoppo" e "sotto").

Non esistono, come del resto in tutti i dialetti veneti, vocali anteriori arrotondate (/ø/ e /œ/), centralizzate (/ə/) o fenomeni di lunghezza vocalica. Il veneziano manca inoltre dei fenomeni di metafonesi riscontrabili, per esempio, nel gruppo veneto centrale.

Anche il sistema consonantico non è molto complesso, anzi, è addirittura più semplice rispetto a quelli di altre varietà venete. Si compone di sei classi articolatorie per cinque luoghi di articolazione.

Particolarità fonologiche modifica

La consonante vibrante è perlopiù monovibrante (/ɾ/), mentre in italiano è plurivibrante (/r/); spesso risulta anche approssimante (/ɹ/) e somiglia alla "erre muta" della lingua inglese.

La laterale /l/ va incontro a lenizione, trasformandosi, in posizione intervocalica e spesso anche iniziale, in /ɰ/ (simile a /j/): gondoła /'gondoɰa/ "gondola", coła /'cɔɰa/ "colla", łate /'ɰate/ "latte". Se è vicina a una vocale palatale viene completamente annullata: fiła /'fia/ "fila", łéngua /'engua/ "lingua", łimón /i'moɳ/ "limone" (ma viene conservata, per praticità, in un limón "un limone"). Questa caratteristica è tipica di Venezia centro ed è stata esportata anche in terraferma, specialmente nei dialetti di città; manca, d'altro canto, in alcune varietà lagunari.

Le parole latine costituite da /k/ o /g/ seguite da vocali /e/ o /i/ sono rese con /s/ o /z/ (mentre il toscano, ovvero l'italiano, le ha risolte con /ʧ/ e /ʤ/): sénto /'sento/ "cento", zenòcio /ze'nɔʧio/ "ginocchio". Altri dialetti veneti utilizzano i suoni interdentali che in veneziano non esistono (/'θento/), mentre la sibilante forte /ʦ/, un tempo in uso, è stata sostituita di /s/ sin dai primi dell'Ottocento (/'ʦento/).

Spesso le occlusive intervocaliche vengono annullate: saón "sapone", monèa "moneta" (in altre varianti venete savón, monéda); un'eccezione è savér "sapere".

Il gruppo /vr/ è molto debole e si risolve solitamente inserendo una /a/: càvara "capra", łàvaro "labbro", lièvore "lepre".

Gli antichi dittonghi con vocale aperta sono in parte mantenuti, soprattutto quelli contenenti ĕ (mièl "miele"), meno spesso quelli con ŏ (cuòr "cuore", ma nóvo "nuovo, łógo "luogo", fógo "fuoco"). Si noti come, talvolta, /uɔ/ si sia evoluto in /iɔ/ (siòła "suola" e il suffisso -iòl in ninsiòl "lenzuolo").

Per quanto riguarda le vocali finali, il veneziano (diversamente dal veneto settentrionale) è abbastanza conservatore, ma solo /a/ è regolarmente conservata. /e/ cade negli infiniti dei verbi (andàr "andare", crédar "credere", dormìr "dormire") e, normalmente, dopo /r/, /l/ e /n/ in parole originariamente piane: cuòr "cuore", canàl "canale", tién "tiene", par "pare" (ma pare "padre", mare "madre", zóvane "giovane"); se i suoni erano originariamente doppi, la caduta non avviene: cae "calle", core "corre", sołène "solenne"; lo stesso vale quando /e/ ha funzione morfologica, per esempio nella formazione del femminile plurale (séra "sera, véne "vene"). /o/ cade dopo /n/ (san "sano", man "mano"), a meno che in origine non fosse doppio (ano "anno"); la caduta avviene anche dopo /r/ e /l/ nei suffissi del tipo -èr (dal latino -ārius, cfr. całeghèr "calzolaio"), -ór (dal latino -ōrium, cfr. versór "aratro"), -iòl (dal latino -ĕŏlus, cfr. ninsiòl "lenzuolo"); un'eccezione è -èo (dal latino -ĕllus, cfr. fradèo "fratello"). Le parole tronche non terminano quasi mai con una vocale tonica chiusa (/e/ e /o/), fatti salvi alcuni monosillabi ( "sete") e le forme verbali della seconda persona plurale (savé "sapete", magnaré "mangerete).

Comuni agli altri dialetti veneti sono invece la resa delle nasali /m/ e /n/, che in posizione finale e in chiusura di sillaba diventano /ɳ/ (conpràr /coɳ'prar/ "comprare", parón /pa'roɳ/ "padrone") e la mancanza delle doppie, riscontrabile spesso anche nell'italiano parlato dai veneziani.

Particolarità morfosintattiche modifica

Nomi e aggettivi modifica

Il plurale è reso quasi sempre come in italiano, con sostituzione o aggiunta di /i/ nei maschili (fógo e fóghi, parón e paróni) e di /e/ nei femminili. Si riscontrano alcune eccezioni

Verbi modifica

Le coniugazioni sono quattro, come in italiano.

Il paradigma del presente indicativo mostra le forme -o, -i, -e (-a per i verbi in -àr: el magna "mangia"); -émo (-ìmo per i verbi in -ìr: dormìmo "dormiamo"), -é (-ì per i verbi in -ir: dormì "dormite), -e (-a per i verbi in -àr: i magna "mangiano"). Si noti come la terza persona singolare e la terza persona plurale non si distinguono: el canta "canta" e i canta "cantano".

Peculiari sono anche il futuro, con la seconda persona singolare in -à (ti cantarà "canterai"), la prima persona dell'indicativo in -a (mi credeva "credevo", ormai desueto) e il condizionale in -ìa (credarìa "crederei") che ha rimpiazzato l'antica forma in -ave (crederave).

Analogamente alle altre parlate venete (e a diversi idiomi del Norditalia), il veneziano presenta una coniugazione interrogativa con l'inversione del pronome atono alla fine del verbo:

  • gògio?, gòjo? - "ho (io)?" (si veda inoltre sògio? "sono (io)?" ma anche "so (io)?")
  • gastu? - "hai (tu)?"
  • gało? - "ha (egli)?"
  • gavémo? - "abbiamo (noi)?" (in questo caso la forma gevémio? con il pronome enclitico, è obsoleta)
  • gavéo - "avete (voi)?" (la desinenza -o deriva dall'antico pronome vo(s))
  • gałi? - "hanno (essi)?"


  1. ^ Un esempio fra tutti: "venti" (fenomeno atmosferico), si pronuncia /vɛnti/ in italiano e /venti/ in veneziano; viceversa "venti" (numero) è /venti/ in italiano e /vɛnti/ nell'italiano di Venezia (vìnti in veneziano).