Il tratto sudorientale delle mura dell'Acropoli

L'Acropoli di Alatri, detta anche Civita, è una vasta area sopraelevata di 19.000 mq, di forma trapezoidale, posta al centro dell'abitato cittadino. È circondata da una cinta muraria costituita da diversi strati di megaliti polimorfici, provenienti dalla stessa collina e fatti combaciare perfettamente ad incastro senza l'ausilio di calce o cementi (opera poligonale); in alcuni punti si arriva anche a 14 strati ("Pizzo Pizzale", vedi oltre).

La datazione della costruzione dell'acropoli è controversa: alcuni studiosi le collocano al VI secolo a.C., altri ben quattro secoli prima.

Una vista dall'alto del complesso ha portato a supporre che tale fortificazione sia una straordinaria opera di archeoastronomia, in quanto il suo perimetro ripercorrerebbe quello disegnato nel cielo dalla costellazione dei Gemelli al solstizio d'estate. È verosimile in realtà che il particolare perimetro della cinta muraria sia un adattamento alla naturale conformazione del colle. La supposta orientazione archeoastronomica delle mura è stata funzionale per dimostrare, in quanto assetto riscontrabile in molte città dell'antica Grecia e dell'Asia Minore, la tesi di un'origine mediorientale della città.

La portata e l'ottima conservazione del recinto murario suscitarono grande ammirazione nello scrittore tedesco Ferdinand Gregorovius:

Ferdinand Gregorovius

«Allorquando mi trovai dinanzi a quella nera costruzione titanica, conservata in ottimo stato, quasi non contasse secoli e secoli ma soltanto anni, provai un'ammirazione assai maggiore di quella che mi aveva ispirato la vista del Colosseo... Qui vediamo dinanzi a noi mura colossali di cui ogni pietra non è un grosso pezzo quadrato, ma un vero macigno di forma irregolare, e se ci domandiamo meravigliati con quali mezzi si siano potuti collocare tali massi gli uni sugli altri, si arriva ancor meno a comprendere come sia stato possibile incastrarli gli uni negli altri, in modo da non lasciare il minimo interstizio, producendo l'effetto di un gigantesco mosaico lavorato con la massiccia precisione. La tradizione attribuisce questo genere di costruzione degli antichissimi templi latini, ai templi di Saturno, e li sbalza addirittura fuori dal periodo della civiltà storica... La loro vista sola basta a convincerci che una razza che poté costruire tali mura, doveva già possedere un'importante cultura e leggi ordinate»

L'area dell'Acropoli venne restaurata nel 1843, soltanto pochi anni prima della visita di Gregorovius: i cittadini di Alatri in occasione della visita di papa Gregorio XVI avevano lavorato per dieci giorni consecutivi per ripulire le mura e costruire un accesso alla parte superiore della città antica, realizzando la strada che ne percorre il perimetro, e che in onore del papa fu chiamata Via Gregoriana.

Oltre alla rampa di accesso realizzata nel XIX secolo, l'Acropoli presenta due porte d'ingresso. Le due porte hanno un'importante proprietà matematica: il rapporto altezza/base è coincidente, con buona approssimazione, alla sezione aurea.

L'Acropoli conserva al suo interno le vestigia del primitivo nucleo della città: le abitazioni vi rimasero fino alla sua occupazione da parte di Francesco de Ceccano (1324-1326). Su di essa sorge attualmente la Cattedrale dedicata a san Paolo.

Porta Maggiore modifica

 
La Porta Maggiore

La Porta Maggiore o Porta dell'Aeropago, sita sul lato meridionale delle mura, è alta 4,5 metri e larga 2,68 e presenta un architrave monolitico di sorprendenti dimensioni (4,0x5,13x1,3 m, peso stimato in 27 tonnellate), secondo in Europa soltanto alla Porta dei Leoni di Micene.

Fu costruita contestualmente alle mura come accesso alla città. Era chiusa da un cancello o da travi, cosa testimoniata dai fori ancora presenti nella parte sottostante l'architrave, e immette in una galleria a dolmen lunga quasi 11 metri.

Porta Minore modifica

 
Architrave della Porta Minore

La Porta Minore o Porta dei Falli, collocata sul lato settentrionale è molto più piccola (m 2,12x1,16) ed immette in un angusto corridoio ascendente, perfettamente conservato, coperto con monoliti in progressivo aggetto: un sistema di copertura che trova riscontro solo nell'interno della piramide di Menfi.

Il nome di Porta dei Falli è legato alle incisioni che sovrastano la porta stessa: tre falli, ormai deteriorati dal tempo, che stanno a simboleggiare la fertilità. Nell'antichità, infatti, si ritiene che tale passaggio sia servito per i riti pagani, e il simbolo, comune ai tempi degli antichi romani, era di buon augurio per chiunque percorresse la scalinata della porta senza mai fermarsi. In alto a sinistra è possibile notare alcune iscrizioni in lingua osca.

Le nicchie modifica

Nei pressi della Porta sono le tre nicchie che, secondo gli studiosi, contenevano le statue degli dèi protettori della città.

Il Pizzale modifica

Dopo la porta, la strada antemurale scende e si eleva il cosiddetto "Pizzale", un alto sperone costituito da quindici grandi blocchi, rastremati verso l'alto che formano l'angolo sud-orientale delle mura. La pietra angolare di base reca un bassorilievo che è stato interpretato come un globo solare, in omaggio al Sole che sorge da questo lato.

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Categoria:Siti archeologici nel Lazio