Santa Rita è un quartiere di Torino situato nella zona sud-ovest della città. Prende il nome dal santuario omonimo costruito dal 1928 al 1933. Insieme a Mirafiori Nord fa parte della Circoscrizione 2. Al suo interno sono presenti lo Stadio Olimpico, il Palasport Olimpico e due parchi: Piazza d'Armi e Parco Rignon, con la villa Amoretti.

Cenni storici

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Le origini agricole

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L'attuale territorio di Santa Rita era diviso in grandi tenute agricole che subirono un frazionamento a partire dal XV secolo, periodo in cui vennero costruite numerose cascine. Gli edifici rurali, circondati da campi coltivati e dalle bealere, i canali di irrigazione, erano collegati con la città da due assi stradali: lo stradone di Stupinigi (attuale corso Unione Sovietica) e la strada di Orbassano (attuale corso Orbassano)[1]. La definitiva fisionomia agricola dell'area si stabilizzò nel XVII secolo: a quest'epoca risalgono le cascine ancora presenti come il Giaione, attuale sede della circoscrizione 2, la villa Amoretti e la Grangia. Quest'ultima, il cui nucleo originale risaliva al medioevo, risultò attiva fino agli anni '80[2] prima di essere demolita nel 2001[3].

Assedio del 1706

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Durante l'assedio di Torino la zona era compresa tra le due linee di controvallazione e circonvallazione dell'esercito francese. L'area fu scelta dal duca de la Feuillade come centro di comando. La cascina Olivero (in parte ancora visibile in corso Siracusa angolo via Arbe) ospitava il quartier generale vero e proprio del duca; la già citata Grangia, all'epoca ancora munita delle mura medievali, fu destinata a fureria mentre la Martiniana (sul cui sito sorge la Centrale del latte di via Filadelfia) fu trasformata in forno per il pane. Tutti gli edifici furono uniti con opere di fortificazione (mura e valli) e collegate con un sistema di trincee.[4]

Il Novecento

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Il tradizionale impianto agricolo rimase pressoché intatto fino ai primi del Novecento, quando furono costruiti i primi edifici al di fuori della cinta daziaria: lo sviluppo urbano venne fissato intorno alle barriere doganali di Orbassano e Stupinigi e alle relative direttrici stradali, secondo i piani regolatori del 1887, del 1901 e del 1908[5]. Le case popolari di via Tripoli 71-75 sorsero tra il 1908 e il 1912[6], mentre nel 1913 sorse nelle vicinanze la scuola elementare Mazzini, in stile liberty[7]. Negli stessi anni si era sviluppato il nuovo polo militare attorno alla nuova piazza d'Armi, ceduta dal comune all'esercito nel 1906. Il 5 luglio 1914 venne inaugurato il nuovo ospedale militare Alessando Riberi, terminato nell'autunno del 1913 dopo oltre sette anni di lavori. Occupava un'area di 85000 m2 e fu considerato uno dei migliori esempi di edilizia ospedaliera del tempo[8] e un "prodigio di modernità"[9]

Il Santuario

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Nel 1916 il giovane don Giovanni Baloire, militare nel corpo di Sanità, si trovava aquartierato nella scuola elementare Mazzini, presso il nuovo ospedale militare, ed ebbe modo di osservare il nuovo quartiere in espansione. Finita la guerra, fu nominato nel 1919 vice-parroco nella parrocchia di San Secondo a Torino, dove era già presente un culto di Santa Rita da Cascia, santificata da papa Leone XII meno di un ventennio prima. Baloire insistette per titolarle un santuario presso questa area, perché le allora chiese di Crocetta e di Lingotto erano troppo lontane per gli abitanti delle poche case e delle cascine della zona[10]. Con l'appoggio di monsignor Pinardi, parroco di S. Secondo, il sostegno e il sostanzioso aiuto dei devoti della Compagnia di Santa Rita, il progetto venne approvato dal vescovo nel 1925. Il comune di Torino concedette un'area prima di 5000 e poi di 10000 m2 prospiciente la piazza che con delibera dell'11 aprile 1928 sarà ufficialmente intitolata a Santa Rita da Cascia. I lavori cominciarono il 19 maggio 1927 e terminarano nel 1933 con la costruzione del campanile[11]. L'intera chiesa, completa degli arredi interni e dell'organo, sarà ufficialmente consacrata solo l'11 maggio 1957[12]. L'autore del progetto, in stile neo-gotico francese, era l'architetto salesiano Giulio Valotti, già celebre per la progettazione della chiesa di Gesù Adolescente in Torino, il santuario del Selvaggio a Giaveno, numerosi istituti salesiani in Italia, e l'ampliamento della basilica di Maria Ausiliatrice e dell'Oratorio Valdocco di Torino.

Il boom edilizio e demografico (1958-1985)

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A partire dal dopoguerra la popolazione cominciò a crescere rapidamente per l'immigrazione dalle campagne, dal sud Italia ma anche dalle zone centrali della città. Nel 1961 si registrò un aumento del 223% rispetto ai dieci anni precedenti: gli abitanti passarono da 23.000 a 74.000[13]. Il ritmo costruttivo si accentuò ancora di più negli anni seguenti, anche in conseguenza della legge sulle case popolari n. 167 del 1962. Tra il 1963 e il 1968 il quartiere crebbe disordinatamente, evidenziando carenze di servizi per l'enorme popolazione residente. Nel 1970 si toccarono i 104.191 residenti, con soli tre mercati e nessun ospedale; anche scuole, servizi sociali e sanitari, aree verdi erano insufficienti[14][15][16]. Nel 1972 sorse il primo comitato di quartiere, con funzioni consultive.[17]. Ancora nel 1985, quando Santa Rita fu unito a Mirafiori Nord per formare la circoscrizione amministrativa 2, nel quartiere c'erano ancora 80.000 abitanti.[18]

Ogni sera del 22 maggio, ricorrenza della Santa, si svolge la tradizionale processione per le vie del quartiere. La piazza del Santuario domina una zona ricca di negozi e il mercato rionale di Corso Sebastopoli.

Monumenti e luoghi di interesse

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Cascina Giaione

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Di origine seicentesca, ospita attualmente la sede della circoscrizione 2, alcuni servizi comunali decentrati, un ufficio postale e una biblioteca civica. L'aspetto attuale deriva da un rifacimento del 1780. Le tre maniche originarie ospitavano gli alloggi padronali e per i fittavoli, i fienili e le stalle. La particolare torretta, perfettamente conservata, era l'antica colombaia. Nel sottuosuolo era presente invece la ghiacciaia [19]. L'architetto Amedeo Grossi, la definì "uno dei singolari edificj, che vi sono sul territorio di Torino, che gareggia co' migliori di que' contorni: comode sono le abitazioni pegli affittajuoli, e bovari, grandiose le stalle tutto a volto, ed i granaj (...)"[20].

Villa Amoretti e Parco Rignon

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Costruita nel 1760, fu acquistata dal comune il 20 ottobre 1970 insieme al parco che la circondava e trasformata in biblioteca civica. Nel 2004 è stato aggiunto un nuovo padiglione sul retro della villa per ospitare la nuova sede della biblioteca. Nel 1650 era ancora una semplice cascina, quando l'acquistò Giambattista Amoretti, giovane prete ligure divenuto poi elemosiniere e diplomatico presso la corte ducale di Carlo Emanuele II. La villa attuale fu edificata dal nipote Giambattista di Osasio. Carlo, ultimo marchese di Osasio, ebbe una sola figlia, che morì nel 1807 lasciando la villa in eredità ai Guasco di Castelletto, famiglia della madre. Pochi anni dopo la villa fu acquistata dai conti Rignon. Il conte Vittorio Rignon, proprietario unico nel 1899, la fece ritrutturare: abbattè i rustici a lato della villa, fece ingrandire il parco e costruire l'arancera.[21].

  Lo stesso argomento in dettaglio: Parco Rignon.

Parco Cavalieri di Vittorio Veneto

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Il parco, popolarmente noto come Piazza d'Armi, fu effettivamente utilizzato a tale scopo dall'esercito dal 1906 fino alla fine degli anni '60. Ospitò, dal 1959 al 1971, anche l'eliporto "Aldo Cavallo"[22]. Il comune acquistò due terzi del vasto terreno compreso tra corso IV novembre, corso Sebastopoli, corso Galileo Ferraris e corso Lepanto per farne un grande parco pubblico di circa 220000 m2. Fu inaugurato nel 1973[23]. Lo spezzone centrale rimase di proprietà del demanio e attualmente ospita strutture sportive dell'esercito. La parte sud è stata radicalmente trasformata in occasione delle Olimpiadi del 2006, con la creazione di una piazza pedonale di 20000 m2 al posto del viale alberato di corso Sebastopoli e di uno specchio d'acqua in asse con la Torre Maratona. È presente anche un'oasi naturalistica con laghetto e canneto, dove nidificano varie specie di uccelli.

Impianti sportivi

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  1. ^ Santa Rita, p. 41
  2. ^ Ottantamila abitanti. Santa Rita è quasi una città, «Stampa Sera» 17 ottobre 1984, 17
  3. ^ cfr. delibera del 13 dicembre 1999 http://www.comune.torino.it/delibere/1999/1999_09480.html
  4. ^ Santa Rita, p. 35
  5. ^ Giovanni Maria Lupo, Le barriere e la cinta daziaria, in (a cura di Umberto Levra) Storia di Torino 7 - Da capitale politica a capitale industriale (1864-1915), Torino, Giulio Einaudi editore, 2001, pp. 310-315, ISBN 88-06-15771-X
  6. ^ Santa Rita, p. 24
  7. ^ Santa Rita, p. 106
  8. ^ Santarita, pp. 100-101
  9. ^ Come è sorto e come funziona il nuovo grande Ospedale Militare «La Stampa», 10 luglio 1914, 5
  10. ^ Santa Rita, pp. 67-68
  11. ^ Santa Rita, pp. 68-71
  12. ^ Santa Rita, p. 72
  13. ^ "Boom" edilizio a Torino quartiere per quartiere «La Stampa», 12 maggio 1962, 2
  14. ^ Santa Rita: case e ancora case «Stampa Sera», 15 dicembre 1970, 7
  15. ^ Nel quartiere di Santa Rita centomila abitanti in 50 anni «Stampa Sera», 17 gennaio 1974, 6
  16. ^ I centomila di Santa Rita «Stampa Sera» 13 gennaio 1977, 10
  17. ^ Nascono i consigli di quartiere per i molti problemi della città «la Stampa» 12 gennaio 1972, 5
  18. ^ Santa Rita ora "esplode" Mirafiori è ottimista «Stampa Sera», 25 maggio 1985, 17
  19. ^ Santa Rita, pp. 48-49
  20. ^ Amedeo Grossi, Guida alle cascine e vigne del territorio di Torino e suoi contorni, Torino, 1790, p. 73
  21. ^ Santa Rita, pp. 53-56
  22. ^ Finalmente si fa l'eliporto a Torino «Stampa Sera», 16 luglio 1958, 2
  23. ^ Così sarà il grande parco di piazza d'Armi su cui potranno correre i bambini «la Stampa», 23 giugno 1973, 5

Bibliografia

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  • Bonasso Enrico, Maria Clotilde Fagnola; Giancarlo Libert; Bartolomeo Paolino, Santa Rita. Un santuario e un quartiere torinese, 2008, Torino, Associazione Nostre Origini.
  • Grossi Amedeo, Guida alle vigne e cascine del territorio di Torino e suoi contorni, 1790, Torino.

Istituto di Riposo per la Vecchiaia Il grande edificio, conosciuto anche come i Poveri Vecchi, fu progettato da Crescentino Caselli, allievo di Alessandro Antonelli, e costruito tra il 1881 e il 1887. Era destinato ad ospitare poveri e malati dell'Ospizio Generalissimo di Carità (ribattezzato nel 1942 Regio Istituto di Riposo per la Vecchiaia) dall'ormai inadeguata sede di Palazzo degli Stemmi. È costituito da un corpo centrale e quattro padiglioni: la struttura è di muratura e tiranti metallici a volte, con una copertura di laterizi incombustibili. La facciata misura 351,5 m e l'intera struttura occupa un'area di 25000 m2. Inizialmente poteva ospitare fino a 1800 assistiti. Attualmente la parte sud dell'edificio ospita una residenza per anziani, mentre le due maniche nord sono la sede di parte della Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Torino e del Centro di Calcolo C.S.I.[1]

Cascina Olivero Citata per la prima volta in un atto di compravendita del 1607, fu acquistata dagli Olivero nel 1632 che la dotarono di villa. Fu oggetto di particolari cure da parte di Silvestro Olivero, commendatore dell'Ordine Mauriziano e accentratore generale delle gabelle, che acquisì numerosi terreni agricoli circostanti. L'Olivero nel 1699 donò un terreno (ora posto in Borgo S. Paolo) ai Gesuiti perché vi costruissero la "Fabbrica degli Esercizi Spirituali". Durante l'assedio del 1706 la villa fu adibita a quartier generale del comandante francese de la Feuillade, mentre l'edificio degli "Esercizi" funse da ospedale da campo. In epoca recente cambiò diverse volte di proprietà: nell'Ottocento passò ai Missionari di San Vincenzo, poi occupato dai francesi e acquistato all'asta dalla famiglia Racca. Riscattato dall'arcivescovo di Torino Giacinto della Torre nel 1811, fu espropriata dal demanio nel 1866 a causa delle leggi sull'asse ecclesiastico e adibita a polveriera. L'avvocato Marcellino Racca, lontano discendente degli Olivero, lascia ai gesuiti le proprietà dell'Olivero, che riavviarono gli esercizi spirituali e demolirono la villa nel 1975 per costruirvi l'attuale Istituto Sociale.Errore nelle note: </ref> di chiusura mancante per il marcatore <ref>

Cappella della cascina Anselmetti Piccolo edificio religioso del XVIII secolo, in stile barocco piemontese. Faceva parte della tenuta agricola acquistata nel 1785 dal banchiere Carlo Vincenzo Anselmetti, che fa ricostruire la preestente cascina e aggiunge una villa signorile con cappella. Nell'Ottocento è un altro banchiere, Paolo Nigra, a rilevare la proprietà. Il terreno agricolo circostante diminuirono con il tempo, fino a sole 50 giornate nel 1957 Errore nelle note: </ref> di chiusura mancante per il marcatore <ref>

Gesù Redentore Chiesa inaugurata nel 1957 come centro della nuova parrocchia creata dal cardinal Maurilio Fossati il 16 maggio 1955, su progetto degli architetti Nicola e Leonardo Mossso. Il piano regolatore del 1954 prevedeva tre piazze porticate, progetto realizzato per due terzi.[2]. Le uniche due piazze ad essere realizzate sono quelle intitolate a papa Giovanni XXIII (di fronte alla chiesa) e al partigiano Dante Livio Bianco. Aperte al traffico veicolare, diventano isole pedonali a partire dal dicembre 1977 su impulso dei comitati spontanei di quartiere. L'area sarà riqualificata nel 2002 nell'ambito del progetto europeo "Urban 2" con l'aggiunta di fontane, giochi per i bambini e un anfiteatro all'aperto Errore nelle note: </ref> di chiusura mancante per il marcatore <ref>. La prima urbanizzazione Dopo lo spostamento della capitale d'Italia da Torino a Firenze nel 1865, l'amministrazione comunale scelse una politica di industrializzazione, a causa della crisi del settore terziario dovuta alla perdita del ruolo di capitale[3]. Inizia la costruzione dei borghi lungo le direttrici cittadine e le barriere della nuova cinta daziaria del 1912. Nel 1923 comincia la costruzione, secondo il piano regolatore del 1908, di un primo lotto di villette tra via Paolo Sarpi e l'attuale corso Agnelli (allora corso Vinzaglio). L'iniziativa era stata caldeggiata dalla Fiat, a causa della forte richiesta di alloggi da parte della Commissione Interna Operaia Sezione Automobili. Si costituirà quindi la "Cooperativa case economiche dipendenti Fiat" che acquisterà dalla casa madre i terreni già in costruzione ad un prezzo simbolico. Il primo lotto è di dodici villette plurifamiliari di due piani. Nel 1927 saranno costruite altre 15 case, arricchite con decorazioni art déco e vetrate colorate[4].


La crisi degli alloggi degli anni '20 è il catalizzatore per una complessa e continua collaborazione tra Fiat e comune di Torino, che pianifica la costruzione di 1300 alloggi distribuiti in otto isolati. Nel 1926 l'azienda automobilistica cede oltre 118000 m2 di terreno all'amministrazione municipale destinati alla costruzione di case popolari in cambio della realizzazione di infrastrutture stradali (sottopassaggio del Lingotto) e ferroviarie per i propri stabilimenti del Lingotto. Su quel lotto verrà costruito dall'Istituto Autonomo Case Popolari il quartiere M2, strutturato con isolati a corte chiusa circondata da palazzine a tre o quattro piani. Queste abitazioni verranno poi assegnate soprattutto alle maestranze Fiat, secondo specifici accordiZanlungo, pp. 30-31.

Il rione operaio di "Borgo Cina" Con la nascita dello stabilimento di Fiat Mirafiori nel 1939, il quartiere acquisirà carattere spiccatamente operaio. Nuovi isolati saranno costruiti tra il 1939 e il 1945 a nord di via Giacomo Dina: è il quartiere "Costanzo Ciano", ricalcando la stessa soluzione con corte interna della zona M2. Nel 1950 il quartiere viene completato con la costruzione del grande palazzo di corso Agnelli 148, inaugurando la stagione dei palazzi da sette e dieci piani, assai comuni con il boom edilizio e demografico degli anni '60Zanlungo, pp. 30-35. Intanto nascevano nel 1941 la chiesa e l'oratorio salesiano "Don Bosco" e il complesso scolastico e professionale dell'Istituto Internazionale "Edoardo Agnelli".

Gli anni dell'immigrazione (1950-1980) A partire dagli anni '50 un enorme flusso di immigrati si riversa su Torino, e in particolare nella zona di Mirafiori: in soli vent'anni, dal 1951 al 1971, si passa da 18700 a 141000 abitanti. Nel 1954 viene inaugurata la scuola elementare "Giovanni Vidari", che sostituisce le precedenti sistemazioni di fortuna in barriera di Orbassano Zanlungo, p. 70, mentre nel 1957 si inaugura la nuova parrocchia del Redentore. Tra il 1956 e il 1957 la Fiat raddoppia lo stabilimento di Mirafiori, e la Fiat partecipa al piano Ina-casa costruendo 1550 alloggi da assegnare ai dipendenti. Grazie alla legge n. 167 del 1962 sull'edilizia convenzionata verranno favorite le acquisizioni di terreno destinate a zone commerciali e ai servizi, ma la carenza dei servizi essenziali è un problema di gravi proporzioni Zanlungo, p. 54, così come la speculazione edilizia che acuisce la crisi degli alloggi: il 27 gennaio 1972 cinquanta famiglie occupano un palazzo di via De Canal, appena costruito dalla GescalZanlungo, pp. 84-85. Sui terreni ancora liberi verrà costruito, tra il 1968 e il 1971 ad ovest di corso Orbassano, il cosiddetto "Centro Europa": gli alloggi ricavati, edificati su un terreno destinato all'edilizia popolare, saranno poi venduti a prezzo di libero mercatoZanlungo, p. 124. La zona è composta di undici case a torre di dieci piani, con vialetti pedonali, una piazzetta commerciale e spazi verdi.

Stadio del ghiaccio Noto anche come Palaghiaccio Tazzoli, è stato costruito in occasione delle Olimpiadi del 2006 al posto dell'impianto preesistente. È dotata di due piste regolamentari che hanno ospitato gli allenamenti di hockey su ghiaccio e short track e di una tribuna da 3000 posti. Zanlungo, p. 50

Istituto Internazionale "Edoardo Agnelli" Costruito tra il 1938 e il 1941 su disegno dell'architetto salesiano Giulio Valotti, comprende il tipico oratorio, il cinema-teatro, e le scuole di arti e mestieri, caposaldo della dottrina salesiana: l'insegnamento di una professione è un'opera di carità che permette ai giovani di vivere onestamente e li distoglie dal peccato. Si svilupparono in seguito delle scuole professionali vere e proprie, su impulso della Fiat che vedeva nell'opera dell'Istituto un valido mezzo per formare operai qualificati. Dopo la guerra e i bombardamenti (che danneggiarono gli edifici[5]) i corsi ripresero nel 1946 con l'aggiunta della scuola elementare e di una officina per le esercitazioni di 4800 m2. Nello stesso anno nasce anche l'istituto "Virginia Agnelli" dedicato all'educazione femminile, gestito dalle suore di Maria Ausiliatrice: ospitato prima in baracche di fortuna, viene ampliato a più riprese fino al 1967 con asilo infantile, scuola materna e scuole professionali per le ragazze. Oggi l'istituto Agnelli ospita la scuola media, il liceo scientifico, l'istituto tecnico industriale e un corso professionale per periti meccanici.Zanlungo, pp. 14-17, 26-27

Chiesa di San Giovanni Bosco Costruita dall'architetto Giulio Valotti, fu inaugurata il 19 aprile 1941 come parte del complesso dell'Istituto Agnelli. Il suo stile fonde linee dell'architettura razionalista dell'epoca con alcuni elementi tradizionali: i contrafforti, le arcate, i soffitti a rosoni e un mosaico sulla facciata. Diviene parrocchia il 20 novembre 1957[6]


Bibliografia

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  • Laura Zanlungo, Diego Robotti, Da Miraflores alla Roccafranca. Turismo urbano a Mirafiori Nord, Torino, Hapax, 2008. Testo "ISBN 978-88-88000-35-1 " ignorato (aiuto)
  1. ^ Santa Rita op. cit. pp. 98-99
  2. ^ Santa Rita op. cit. pp. 76-77
  3. ^ Giovanni Maria Lupo, Le barriere e la cinta daziaria, in (a cura di Umberto Levra) Storia di Torino 7 - Da capitale politica a capitale industriale (1864-1915), Torino, Giulio Einaudi editore, 2001, pp. 309-310, ISBN 88-06-15771-X
  4. ^ Zanlungo, pp. 10-12
  5. ^ Nuove incursioni nemiche nel cielo torinese, «la Stampa», 26 novembre 1943, 2
  6. ^ Zanlungo, p. 22-23